Viaggio nell’ex manicomio di Bergamo: l’odore che resta addosso, bimbi di 8 anni, gente dimenticata
L’odore. Quell’odore che ti resta addosso, ti impregna anche il cuore, non lascia respirare l’anima. L’odore. Già. Se chiedi a qualcuno che è stato in manicomio, a viverci o a trovare qualcuno, qual è il primo ricordo, ti guarda e ti risponde “l’odore, quello ti resta addosso per sempre”. Quell’odore che non assomiglia a niente di quello che hai sentito prima, un odore misto di chimica, piscio, chiuso, polvere bagnata, medicine. Odore di chi chiede spazio al sole, ad altro. Odore. Sono passati 40 anni dalla Legge Basaglia, la legge che, sulla carta, ha fatto chiudere i manicomi: poi nella realtà ci hanno messo molti anni di più, a Bergamo la chiusura del manicomio c’è stata 20 anni dopo, nel 1998.
Dentro le mura del manicomio c’era un’altra città, un altro mondo, un’altra vita, così come in tutti i manicomi d’Italia, città fantasma. Bergamo aveva uno stanzone gigantesco, un grande tavolo, non c’erano sedie, potevano essere un pericolo, di notte ognuno rinchiuso nella propria stanza. Molti pazienti entravano che avevano appena 7-8 anni e non uscivano più fino a quando qualcuno veniva a prenderli o non li prendevano mai più. Nessuna possibilità di cura, nessuna possibilità di guarire, niente di niente.
Bimbi che venivano portati lì per un ritardo mentale che non sarebbe più guarito, lì si peggiora e basta. Oppure bastava un episodio di epilessia per entrare e non uscire più. Un comportamento strano, bastava anche solo una voglia infinita di ribellione. Negli ultimi anni di apertura sono stati molti i tossicodipendenti ricoverati. Ma alla casella “guariti”, di numeri non ce ne sono mai stati. ..
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