Aristea Canini
Sentire il corpo incazzarsi, andare da solo nel mondo e riempirmi di febbre. Lo ignoro. Sbatto contro l’invisibile per arraffare un po’ di cielo. Volare del resto non è poi così difficile. A volte basta fare questo: chiudere gli occhi e pensare a te.
Da piccola qualcuno mi diceva sempre ‘Impara sempre le poesie a memoria. Devono diventare il midollo delle tue ossa. Come il fluoro nell’acqua, renderanno la tua anima inattaccabile dal lento sfacelo del mondo’. Sorrido e sei qui. Io credo a quello che vedo e se ho gli occhi chiusi, ci credo un po’ di più.
Silenzio. Guardo fuori. Un lampione nel tremolio delle sue nenie, si culla, s’acquieta, si spegne. Lascio che carezze vaghino per il mio corpo inerme. Smarrita cerco di dare forma a una primavera che tarda, che mi respinge, ma io mi ci infilo dentro e mi ostino a cercare meraviglia. Parcheggio il mio cuore nel tuo e lo metto al sicuro. Ho pensieri ribelli, anche se provo a dargli una sistemata, uno scappa sempre… E io lo seguo. E ti porto con me.