I Bergamaschi invasero la Sicilia. I Siciliani invadono la Bergamasca

    0
    1008

    MAFIA

    I Mille di Garibaldi, Bergamo “città dei Mille” che invadono la Sicilia. Ma in questi anni succede il contrario. E non è precisamente una “liberazione”. Ecco un piccolo viaggio nelle Mafe in bergamasca, nuova terra fertile per ‘impiantarsi’ e radicarsi per la nuova, nemmeno tanto, criminalità. Il coordinamento provinciale di Libera ha condotto un’accurata indagine che raccoglie quanto emerso da articoli giornalistici, dossier, libri, atti parlamentari, ordinanze di custodia cautelare e sentenze di tribunali. Partendo dai dati Araberara cerca di fare un quadro della presenza delle varie mafe in bergamasca. E molte delle nostre zone la fanno da protagonista. Ma il primo assaggio risale addirittura al… 1237. Da Bergamo a Corleone Nel 1237 alcuni gruppi di coloni ghibellini lombardi ripopolarono parti del territorio siciliano dopo l’esilio delle popolazioni arabe. Fonti storiche raccontano che i corleonesi presenti ai Vespri siciliani nel 1282 parlavano un dialetto di origine bresciana e bergamasca. Poi un salto di secoli. Genco Russo a Lovere Si comincia a Lovere negli anni ’60, dove venne inviato il primo mafoso in soggiorno obbligato, il boss siciliano Genco Russo, detto il patriarca di Mussomeli (di lui a Lovere abbiamo parlato già su Araberara). Tra il 1961 e il 1971 attraverso l’istituto del soggiorno obbligato in Lombardia arrivarono 372 persone sottoposte a sorveglianza speciale, soprattutto per indagini di mafa: in provincia di Bergamo furono ‘confnati’ 61 persone. Il primo sequestro di persona Il 18 dicembre 1972 a Vigevano venne rapito l’industriale Pietro Torielli, che verrà rilasciato ad Opera dopo il pagamento di un riscatto. Fu il primo sequestro di persona in Lombardia. Tra i condannati con sentenza defnitiva ci fu Luciano Liggio, arrestato il 16 maggio 1974 a Milano. In seguito il giudice Turone riuscì ad individuare la prigione in cui fu tenuto prigioniero Torielli: un cascinale a Treviglio. E Treviglio rimane sugli… scudi. Il 14 novembre 1973 a Torino venne sequestrato Luigi Rossi di Montelera, che verrà liberato dalla Guardia di Finanza il 14 marzo 1974 in una cascina di Treviglio. I sequestri di persona in Lombardia sono stati 158 in venti anni. Boss arrestato a Rossino e a Valleve Nei primi anni ’80 a Rossino di Calolziocorte, venne arrestato Gerlando Alberti, capomafa del quartiere di Porta Nuova a Palermo. Il boss operava da anni nel territorio calolziese, dove aveva trovato rifugio. Nel 1988 Antonino Carollo, residente ad Albairate (MI) era a capo di una struttura criminale dedita al traffco di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. Il ricavato veniva reimpiegato in attività edilizie mediante 30 società fnanziarie e immobiliari. Nel 1990 fnì sotto processo anche un tecnico del Comune di Valleve, dove era stato realizzato un insediamento turistico. La più importante raffneria di eroina del Nord è a Rota Imagna Il 21 maggio 1990 a Rota Imagna venne scoperta la più importante raffneria di eroina del Nord Italia. Tra gli arrestati Saverio Morabito, poi diventato collaboratore di giustizia, che dichiarò: “La morfna base fu scaricata da un camion nella prima area di servizio dell’autostrada Milano-Venezia. Ogni chilo di eroina bianca sarebbe stata scambiata in America con 25 chili di cocaina”. Tra pizze e pistole arriva il primo omicidio di mafa Antonio Schettini, camorrista legato alla famiglia Ascione di Portici, faceva parte del gruppo di fuoco della “santa alleanza” tra mafa, camorra e ‘ndrangheta. Nel 1990 uccise a Tradate (VA) Roberto Cutolo, fglio del famoso boss Raffaele Cutolo. Arrestato il 5 giugno 1992, Schettini abitava a Merate (Lecco) ed era titolare di un bar pizzeria vicino a Bergamo. Il 10 giugno 1992 Fedele Cugliari, latitante, venne ucciso a revolverate lungo la strada che da Capriate porta a Boltiere. Condannato all’ergastolo per la sparatoria di Sant’Onofrio (Epifania del ‘91) nel Vibonese, Cugliari si era stabilito a Zingonia. Pensava di sottrarsi alla giustizia dello Stato e alla vendetta della ‘ndrangheta. Venne scovato dai killer prima che dalle forze dell’ordine. La cocaina tra ananas e… Taleggio L’11 giugno 1992 in una villetta di Olda di Taleggio, grazie ad un carabiniere infltrato nel clan mafoso del boss Gaetano Fidanzati, venne scoperta una raffneria di cocaina. La pasta di cocaina da raffnare arrivava dalla Colombia in barattoli di succo d’ananas. Da Catanzaro a Bergamo Il 19 marzo del 1993 a Romano di Lombardia e a Zingonia, vennero arrestati i calabresi Giuseppe Romano e Gaetano Cacopardo, mandante ed esecutore dell’attentato dinamitardo che il 4 febbraio 1993 ha distrutto il municipio di Briatico (Catanzaro). Bergamo: ‘seconda casa della mafa’ Il 27 marzo 1993 venne arrestato il latitante Carmelo Collodoro, luogotenente di Giuseppe Madonia, a Cepino di S. Omobono Imagna, dove si era stabilito con la famiglia. Nascondeva le partite di eroina, interrandole in buche scavate nei boschi vicini al santuario della Madonna della Cornabusa. Il Corriere della Sera uscì con questo titolo: “Bergamo, seconda casa della mafa”. Le valli orobiche: una zona “sicura” “La provincia di Bergamo è ritenuta, dagli esponenti della criminalità, una zona di transito piuttosto sicura, che offre ampie possibilità di mimetizzazione. In particolare, le valli sono molto frequentate soltanto nel periodo delle vacanze ed e agevole affttare delle abitazioni dove trattare affari o impiantare raffnerie di droga”. Commissione parlamentare antimafa – 1994. Tra pizze, droga e killer Il 25 aprile 1994 nel quartiere di Redona a Bergamo venne ucciso da alcuni sicari con 5 colpi di pistola Eduardo Canzano, coinvolto in un traffco di droga. Canzano, ex titolare della pizzeria “La Conchiglia” di via XXIV Maggio in zona Ospedali Riuniti, da due anni era proprietario di una ditta di importexport. Abitava in un appartamento del condominio Albatros in via Goisis a Bergamo. In un garage di Dalmine Nel settembre del 2001 la squadra mobile di Bergamo ha sequestrato un carico di cocaina proveniente dalla Spagna e un laboratorio attrezzatissimo per la raffnazione della droga. Le indagini hanno evidenziato anche il collegamento con un’attività di spaccio dello stupefacente fno alla Sicilia: arrestate 6 persone e altre 18 denunciate a piede libero. Pasta di cocaina a Telgate. L’arresto di Signorelli di Castelli Calepio Il 22 gennaio 2004 le forze dell’ordine sequestrano un carico di pasta di coca destinato al trattamento presso una raffneria impiantata in una serra a Telgate. Finiscono in manette Leone Signorelli, bergamasco di Castelli Calepio, due calabresi e tre colombiani. L’operazione «Nduja» Il 6 ottobre 2005 con l’operazione “Nduja” vengono arrestate 42 persone. L’inchiesta ha riguardato quasi 200 persone attive da anni fra la bergamasca e il bresciano. Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafoso fnalizzata al traffco di armi e stupefacenti, estorsioni, rapine e usura. Due cosche nella bergamasca: a Romano e a Grumello Secondo gli investigatori in provincia di Bergamo sono state costituite almeno due cosche affliate alla ’ndrangheta: 1) quella dei Romano, facente capo a Pino Romano, calabrese trapiantato a Romano di Lombardia; 2) quella dei Bellocco, sempre calabresi, operanti a Grumello del Monte. L’usura dentro una scuola Nell’estate del 2007 in un sotterraneo di una scuola milanese si e tenuto un incontro tra alcuni latitanti della ‘ndrangheta e due imprenditori. Oggetto della riunione: la restituzione di un prestito di 700 mila euro accordato dai clan agli imprenditori, uno dei quali “aveva un forte accento bergamasco o bresciano”. Lo spaccio nel bar dei Manno Il 27 febbraio 2008 l’autovettura guidata da Mario Niglia, residente ad Antegnate, viene fermata dai carabinieri nel paese di Mozzanica. A bordo ci sono oltre mezzo kg di cocaina. Lo stupefacente fu consegnato a Niglia nel bar di Pioltello gestito dalla famiglia Manno.

    incontro tra alcuni latitanti della ‘ndrangheta e due imprenditori. Oggetto della riunione: la restituzione di un prestito di 700 mila euro accordato dai clan agli imprenditori, uno dei quali “aveva un forte accento bergamasco o bresciano”. Lo spaccio nel bar dei Manno Il 27 febbraio 2008 l’autovettura guidata da Mario Niglia, residente ad Antegnate, viene fermata dai carabinieri nel paese di Mozzanica. A bordo ci sono oltre mezzo kg di cocaina. Lo stupefacente fu consegnato a Niglia nel bar di Pioltello gestito dalla famiglia Manno. Il summit al matrimonio ‘Da Vittorio’ L’8 giugno 2008 a Brusaporto presso il rinomato ristorante “Da Vittorio” si festeggia un matrimonio. Lo sposo si chiama Giuseppe Manno ed e il nipote di Alessandro Manno, capo della “locale” ‘ndrina di Pioltello. Al matrimonio sono presenti i principali esponenti della ‘ndrangheta lombarda. Usare le vittime per altre estorsioni Nell’anno 2008 Luigi Bonanno, luogotenente dei Lo Piccolo in Lombardia, manda a chiedere un ‘obolo’ da un milione e mezzo di euro a un industriale della bergamasca, Giancarlo Ongis. A fare da tramite sono due imprenditori: uno e un fornitore di metalli, l´altro un costruttore che opera tra Zingonia e Sesto San Giovanni. Per convincere Ongis parlano degli incendi e delle minacce che essi stessi hanno già subito. Nella bergamasca centinaia di mafosi Nel luglio 2008 nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova (zona di competenza della DDA con sede a Brescia) erano pendenti 171 procedimenti penali nei confronti di 2.663 indagati per reati collegati alle attività di stampo mafoso. Quindi, soltanto per la provincia di Bergamo si tratta di centinaia di persone. La ristrutturazione delle case Aler in Via Carnovali a Bergamo Alla fne di luglio del 2008 i muratori che stavano ristrutturando le case Aler in via Carnovali a Bergamo hanno abbandonato il cantiere, perché la Emini Costruzioni, con sede ad Aversa, non riusciva più a pagare gli stipendi. Francesco Emini, proprietario dell’impresa, dal 1999 al 2006 ha versato ogni mese 25mila euro al clan dei casalesi come “assicurazione” per continuare a lavorare senza subire ritorsioni. Desio, discarica orobica Nel settembre 2008 vengono sequestrati, tra Desio, Seregno e Briosco, 65.000 mq di terreno dov’erano stati disseminati 178.000 metri cubi di rifuti tossici e nocivi provenienti soprattutto dalla zona di Bergamo. Venti gli indagati, tra cui imprenditori e industriali che si sono affdati alla ‘ndrangheta per lo smaltimento dei rifuti. Alcuni rifuti speciali sono stati smaltiti illegalmente nella Cava dell’Isola di Medolago. O l’usura o la vita Il 4 novembre 2008 Nicodemo Filippelli, affliato alla ‘ndrangheta lombarda, riceve un SMS da Vincenzo Copia, titolare della società “Tempo & Affari” di Bergamo: “Ciao, me ne servono mille, te li posso rendere settimana prossima”. In totale Copia ha ricevuto 20.000 mila euro e ne ha restituiti circa 40.000 il mese successivo, a seguito delle minacce di Filippelli: “Non farmi venire lì se no ti disfo la vita”. Tra aeroporti e boschi Nel 2008 Giancarlo Tarquini, magistrato, ha dichiarato che il territorio tra Milano e Verona, dove ci sono quattro aeroporti internazionali (tra cui Bergamo Orio al Serio), “è un crocevia del traffco di droga”. Inoltre, dal bresciano le mafe ricevono pistole, fucili, mitragliatori e kalashnikov. Da una intercettazione telefonica risulta che la ‘ndrangheta prova le armi nei boschi tra Brescia e Bergamo.

    Alla conquista delle imprese: la Bergamo Scavi in Val Calepio Da un’intercettazione ambientale del 2 gennaio 2009 apprendiamo che gli Oppedisano della locale ‘ndrina di Erba miravano a “prendersi” la Bergamo Scavi, ditta di movimento terra della Valle Calepio, che dichiarerà fallimento un anno dopo. La ‘ndrangheta di terza generazione Nel 2009 il magistrato Manlio Minale ha parlato di “terza generazione” della ‘ndrangheta in Lombardia: la prima si sarebbe occupata di droga ed estorsioni, la seconda avrebbe assunto il ruolo di socio occulto in alcune aziende, mentre oggi sarebbe il tempo di una nuova generazione che, superata la fase di intermediazione parassitaria, agisce in proprio sul mercato. La quarta corsia dell’A4 MI-BG: Locatelli di Grumello nei guai Nel 2009 la ditta di movimento terra P&P, controllata dal clan calabrese dei Paparo, è accusata di aver ottenuto subappalti nella costruzione della quarta corsia dell’autostrada A4 Milano-Bergamo e nei cantieri lombardi dell’Alta velocità ferroviaria, aggirando la normativa antimafa. A procurare il lavoro alla ‘ndrangheta – secondo i carabinieri – è stata la ditta Locatelli di Grumello del Monte. Dalle intercettazioni telefoniche emerge che un dirigente della Locatelli suggerisce a Romuoldo Paparo come ingannare eventuali controlli di polizia ai suoi camion nei cantieri: “Schiaffaci due targhette Locatelli, no?”. Nelle conversazioni si parla di documenti contraffatti per aggirare la legge antimafa. Nel cantiere dei Paparo e stato trovato un lanciarazzi anticarro in dotazione alla Nato. Da Bergamo a Trapani Il 7 maggio 2009 Michele De Gregorio viene arrestato a Trapani dalla Guardia di Finanza in fagranza di reato: il possesso di oltre mezzo Kg di cocaina. Cinque giorni prima in un’intercettazione telefonica De Gregorio aveva detto: “Io arrivo alle 8 a Bergamo… però poi devo andare via subito”. ‘Nonni’ da accompagnare Da un’intercettazione telefonica abbiamo saputo che il 5 giugno 2009 Pasquale Varca e Aurelio Petrocca della locale ‘ndrina di Erba hanno accompagnato “i nonni” ad un casello autostradale di Tortona, affdandoli a Carmine Verterame, e poi si sono diretti a Bergamo. “I nonni” in realtà erano due latitanti: Paolo Lentini e Antonio Morelli, arrestati la sera stessa. Giovanni Di Muro, da vent’anni a Bg crivellato a colpi di pistola Il 5 novembre 2009 Giovanni Di Muro, imprenditore edile che da una ventina di anni viveva nella bergamasca, e stato ucciso con quattro colpi di pistola davanti allo stadio di San Siro a Milano in pieno giorno. Già indagato e interrogato dai magistrati dalla DDA nel dicembre 2008, Giovanni Di Muro aveva contribuito a delineare il quadro della presenza dell’ndrangheta in Lombardia. Nei cantieri delle grandi opere: Treviglio a rischio infltrazioni mafose Il 13 novembre 2009 in un’intervista al Corriere della Sera Gianfranco Bonacina, presidente della Cassa Rurale di Treviglio, riferendosi alle Grandi Opere (Brebemi, Pedemontana e Alta Velocita), afferma che Treviglio rischia ‘di esporsi al rischio di infltrazioni mafose. Bisogna che ogni cittadino diventi sentinella del territorio in cui vive. Se la malavita dovesse avere il sopravvento sarebbe un disastro’. Quando il capo è bergamasco Il 22 febbraio 2010 la Guardia di Finanza ha smantellato un clan mafoso lombardo, specializzato nell’estorsione, nell’usura e nel trasferimento illecito di capitali all’estero. A capo dell’organizzazione c’era Giovanni Marchetti, residente a Calvenzano, che e stato arrestato insieme a Claudio Ricci, residente a Romano di Lombardia, che faceva da prestanome nel settore dell’edilizia Gli ambulanti in bocca ai Pesce Il 28 aprile 2010 Alberto Petulla, abitante a Seriate, e stato arrestato perché collegato alla ‘ndrangheta, in particolare alla cosca dei Pesce, in relazione al commercio ambulante di prodotti alimentari in Lombardia. Pellegrini stupefacenti Il 12 maggio 2010 ad Almenno San Bartolomeo e stata sequestrata una casa, in cui veniva raffnata la droga smerciata nel Nord Italia. Il personaggio chiave dell’inchiesta e un sudamericano che, lavorando come portinaio in un convento di suore di Milano, in realtà organizzava i viaggi di corrieri della droga dalla Colombia, mascherandoli come pellegrini in Italia per un periodo di preghiera. Arresti per droga e mafa Nel maggio del 2010 in via Borgo Palazzo a Bergamo è stato arrestato un cittadino albanese nell’ambito dell’inchiesta sul traffco internazionale di stupefacenti dalla Colombia. Nel giugno 2010 a Caravaggio è stato arrestato un appartenente alla ‘ndrangheta, con l’accusa di associazione mafosa ed estorsione. Centinaia di affliati Il 13 luglio 2010 scatta l’operazione “Infnito”: sono stati emessi 160 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di 160 persone residenti in Lombardia. Il Procuratore di Milano Ilda Boccassini ha dichiarato che ognuno dei “locali” e dei “mandamenti” di ‘ndrangheta, colpiti al nord, poteva contare su centinaia di affliazioni. Dove sono i soldi delle mafe? Nei primi giorni di ottobre del 2010 nella sede di Desio di un istituto di credito bergamasco vengono sequestrati circa 500.000 euro sul conto corrente intestato a Annunziato Moscato, capo della ‘locale’ di Desio, che verrà condannato a 11 anni di carcere per associazione mafosa nella sentenza di primo grado del processo “Infnito”. Stabilmente colonizzati ‘La ‘ndrangheta si e diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di “colonizzazione”, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffci illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafoso’ (Relazione DNA sulla Lombardia – 2010). L’allarme di Mario Draghi L’11 marzo 2011 Mario Draghi a proposito delle disposizioni antiriciclaggio ha dichiarato: “il sistema fnanziario italiano si sta gradualmente conformando alla disciplina: siamo passati da 12.500 segnalazioni nel 2007 a 37.000 nel 2010. Professionisti e altri operatori sono meno solerti: i potenziali segnalanti avvocati, notai, commercialisti, sarebbero diverse centinaia di migliaia, ma nel 2010 sono pervenute solo 223 segnalazioni”. Inoltre, Mario Draghi ha segnalato che tra il 2004 e il 2009 le denunce per associazione mafosa al nord sono concentrate per 4/5 nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Le diottrie di Ettore Pirovano Il Presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano, parlamentare della Lega Nord, interpellato a proposito delle parole di Mario Draghi ha dichiarato: “La mafa a Bergamo? Io in provincia non ho mai visto una coppola”. La mafa dei subappalti A meta marzo del 2011 si e tenuto un incontro tra il prefetto di Bergamo Camillo Andreana e i rappresentanti dei sindacati confederali. A chiedere il confronto con in Prefettura sono state le organizzazioni dei lavoratori dopo la conferma del Ministero degli Interni dell’allontanamento, per sospetti legami con associazioni malavitose, di 13 imprese che erano entrate nella catena dei subappalti dei cantieri di Brebemi e Pedemontana. Di fronte alla carovana antimafe L’1 aprile 2011 la Carovana antimafe fa tappa a Bergamo e viene ricevuta dal presidente del Consiglio Comunale, il leghista Guglielmo Redondi, che dice: “La legalità e nella nostra cultura di bergamaschi”. In seguito la carovana si sposta a Treviglio, dove Sabino Del Balzo, direttore del Consorzio BBM, dichiara: “Nei cantieri Brebemi l’infltrazione mafosa e completamente assente”. L’Eco di Bergamo sceglie queste frasi virgolettate come titoli degli articoli sulla Carovana antimafe.