CHI è BEN YOUSSEF
E’ nato in Marocco, dove ha ancora fratelli e parenti. Ha studiato all’università francese di Aix en Provence. Nel 1990 è venuto in Italia sfruttando la cosiddetta “Legge Martelli”, bastava avere un lavoro. Youssef El Amrani nonostante gli studi fatti ha ricominciato da operaio in uno stabilimento tessile di Ardesio (Radici), poi ha fatto il muratore, ha frequentato una Scuola Professionale a Bergamo dove ha conseguito il titolo di Perito meccanico. Ha lavorato in una grossa ditta di Sovere (Zambetti-Lumina) per 7 anni. Ha poi frequentato a Lovere corsi specifci di formazione come “mediatore culturale”. Si è sposato (in Italia) con una connazionale nel 1997. Poi si è dedicato ai problemi sociali dei connazionali e attualmente è impiegato presso la CGIL Vallecamonica-Sebino,presidente dell’associazione AL GESR “IL PONTE” e portavoce dell’Associazione An-Nur (“Illuminazione”) fondata nel 2000.
“Sarà la quarta Moschea d’Italia”. Youssef El Amrani lo dice quasi con un sorriso. Poi precisa: “In realtà noi non avevamo chiesto di costituire una Moschea, ma un Centro Culturale, come tanti altri già presenti sul territorio, un posto dignitoso dove incontrarci, non solo per la preghiera. Infatti pensiamo a una biblioteca e anche a uno sportello informativo. E’ il Tar che, nella sua sentenza, ci ha concesso la costruzione di una Moschea. Ce ne sono solo tre in Italia, una a Roma, una a Milano e una ad Ancona. Questa di Rogno sarebbe la quarta Moschea”. E’ una storia di ordinaria follia burocratica, quella del lungo (tre anni) iter tormentato di una concessione edilizia con cambio di destinazione d’uso, convenzione ancora da sottoscrivere, ricorsi e sentenze e un sindaco, quello appunto di Rogno, che dovrebbe sottoscrivere la convenzione proposta dallo stesso Comune, accettata dall’Associazione AnNur, adesso solo in attesa della firma: se non fosse per il piccolo particolare che il sindaco Dario Colossi, da almeno un mese “non si fa trovare”. E tra gli intoppi burocratici, cui va aggiunta la componente di “resistenza” all’insediamento sul territorio di una struttura religiosa, c’è stata anche la “scala delle donne”. LA “SCALA DELLE DONNE” Youssef non gradisce la defnizione: in sostanza si tratta di una richiesta di costruire una scala esterna alla struttura di Bessimo (comune di Rogno), la futura Moschea. Perché le donne possano pregare al piano superiore senza passare dal piano terra. Discriminazione? Youssef capisce che deve smontare faticosamente i pregiudizi. La sua risposta è articolata: “Le donne possono pregare anche nella stessa sala, purché siano dietro gli uomini. E la ragione è semplice: se lei mette le donne davanti agli uomini, questi sono inevitabilmente distratti dalla preghiera…”. E qui bisogna ricordare ai cattolici, prima che si straccino inutilmente le vesti che poi costa ricomprarle, che fno agli anni sessanta nelle nostre chiese le donne, oltre ad avere la loro porta d’ingresso in chiesa, avevano i banchi che separavano il settore maschile da quello femminile, rigorosamente dietro gli uomini. Ancora adesso in molte chiese è possibile riconoscere i due banchi di separazione, che tra l’altro, andando indietro di un secolo, c’era addirittura su quei banchi una tendina separatoria, in modo che le donne fossero completamente nascoste alle tentazioni oculari maschili. GLI AEREI SCARICAVANO SASSI Nella diatriba edilizia per la nuova moschea, se ne accennava prima, c’è ovviamente una componente di ostilità che oggi nel calcio chiamerebbero “discriminazione territoriale”, quella che fa chiudere le curve degli ultras negli stadi. Insomma subentra la paura.
“Sarà la quarta Moschea d’Italia”. Youssef El Amrani lo dice quasi con un sorriso. Poi precisa: “In realtà noi non avevamo chiesto di costituire una Moschea, ma un Centro Culturale, come tanti altri già presenti sul territorio, un posto dignitoso dove incontrarci, non solo per la preghiera. Infatti pensiamo a una biblioteca e anche a uno sportello informativo. E’ il Tar che, nella sua sentenza, ci ha concesso la costruzione di una Moschea. Ce ne sono solo tre in Italia, una a Roma, una a Milano e una ad Ancona. Questa di Rogno sarebbe la quarta Moschea”. E’ una storia di ordinaria follia burocratica, quella del lungo (tre anni) iter tormentato di una concessione edilizia con cambio di destinazione d’uso, convenzione ancora da sottoscrivere, ricorsi e sentenze e un sindaco, quello appunto di Rogno, che dovrebbe sottoscrivere la convenzione proposta dallo stesso Comune, accettata dall’Associazione AnNur, adesso solo in attesa della firma: se non fosse per il piccolo particolare che il sindaco Dario Colossi, da almeno un mese “non si fa trovare”. E tra gli intoppi burocratici, cui va aggiunta la componente di “resistenza” all’insediamento sul territorio di una struttura religiosa, c’è stata anche la “scala delle donne”. LA “SCALA DELLE DONNE” Youssef non gradisce la definizione: in sostanza si tratta di una richiesta di costruire una scala esterna alla struttura di Bessimo (comune di Rogno), la futura Moschea. Perché le donne possano pregare al piano superiore senza passare dal piano terra. Discriminazione? Youssef capisce che deve smontare faticosamente i pregiudizi. La sua risposta è articolata: “Le donne possono pregare anche nella stessa sala, purché siano dietro gli uomini. E la ragione è semplice: se lei mette le donne davanti agli uomini, questi sono inevitabilmente distratti dalla preghiera…”. E qui bisogna ricordare ai cattolici, prima che si straccino inutilmente le vesti che poi costa ricomprarle, che fino agli anni sessanta nelle nostre chiese le donne, oltre ad avere la loro porta d’ingresso in chiesa, avevano i banchi che separavano il settore maschile da quello femminile, rigorosamente dietro gli uomini. Ancora adesso in molte chiese è possibile riconoscere i due banchi di separazione, che tra l’altro, andando indietro di un secolo, c’era addirittura su quei banchi una tendina separatoria, in modo che le donne fossero completamente nascoste alle tentazioni oculari maschili. GLI AEREI SCARICAVANO SASSI Nella diatriba edilizia per la nuova moschea, se ne accennava prima, c’è ovviamente una componente di ostilità che oggi nel calcio chiamerebbero “discriminazione territoriale”, quella che fa chiudere le curve degli ultras negli stadi. Insomma subentra la paura.
la domenica per i cristiani. E, riferendomi alle polemiche che furono sollevate da un politico (Gianfranco Fini – n.d.r.) che chiedeva che quel discorso fosse pronunciato in italiano, bene, noi a Costa Volpino da sei anni abbiamo un traduttore simultaneo che appunto traduce in italiano quanto viene detto dall’Imam”. I BAMBINI PARLANO ITALIANO Per superare la paura gli italiani chiedono che vi integriate nella società in cui venite a risiedere. “Da anni collaboriamo con le istituzioni locali, Comune, Comunità Montana, Provincia e Prefettura. La nostra Associazione si occupa di religione, è aperta alla società, al territorio e lavora per l’integrazione”. Poi però succede come a Corti di Costa Volpino, una classe tutta di iscritti vostri… “Quella della scuola di Corti è una vicenda che è stata gestita male dalla scuola, non da noi. Noi abbiamo riunito i genitori che logicamente avrebbero preferito restare a Corti, problemi di trasporto e di costo della mensa. Abbiamo accettato la soluzione del Sindaco di trasferirci alla scuola del Piano anche se speriamo che vengano rimborsate le spese per il trasporto e la mensa… Ci dispiace che i genitori dei ragazzi italiani abbiano ritirato i loro figli, si sono creati problemi per l’integrazione”. La soluzione non sarà semplice, ci vorrà almeno una generazione ancora… “Certo, saranno i nostri figli, forse i nostri nipoti. I bambini si integrano, parlano italiano, al punto che abbiamo organizzato dei corsi di arabo, perché siano in qualche modo legati alla storia dei loro genitori, dei loro nonni, della terra di origine. E questo è già un segnale che i bambini nati in Italia crescono con la lingua e la mentalità italiana, sono perfettamente integrati. I problemi li creano gli adulti”. Con i parroci della zona che rapporti avete, se mai li avete… “Facciamo delle iniziative insieme, usufruiamo a volte degli spazi che ci concedono. Il Vescovo di Bergamo ci manda gli auguri all’inizio e alla fine del Ramadan”. Invece i sindaci hanno paura di perdere le elezioni se vi concedono spazi. (Youssef sorride): “Veramente anche a Rogno non è che il sindaco precedente che non ci aveva concesso il cambio di destinazione d’uso dell’edificio dove adesso si farà la Moschea, abbia poi vinto, con i suoi, le elezioni…”. Tanto per chiarire che Colossi, sindaco di Rogno, non si giocherà la rielezione sulla Moschea. I CLANDESTINI E I RIFUGIATI Lei è cittadino italiano. Com’è la legislazione per la concessione della cittadinanza italiana? “Le faccio un esempio. Abbiamo una ragazza di origine marocchina NADIA SBITRI che è campionessa di pattinaggio su ghiaccio. Ma non può far parte della nazionale italiana perché non ha ancora la cittadinanza che aspetta da quattro anni. Gli adulti lo diventano dopo 10 anni di residenza continuativa in Italia, chi è nato in Italia diventa cittadino italiano dopo… 18 anni. Per cambiare questa situazione sono state presentate molte proposte di legge, ma sono rimaste tutte sulla carta”. E poi c’è la questione dell’immigrazione clandestina. Gli sbarchi, le tragedie. “Bisogna saper distinguere: ci sono gli immigrati clandestini, ci sono i rifugiati e ci sono i regolari. Cominciamo dai clandestini. C’è un dato che chiarisce le cose: il 96% dei clandestini non arriva dal sud, via mare, ma via terra, dall’est europeo, magari con un permesso di soggiorno turistico, poi scompare. La gran parte di chi arriva sui barconi è composta di rifugiati, che scappano dalle guerre, dalle dittature, Etiopia, Somalia, Siria, Tunisia, Libia, Egitto… L’Italia ha avuto negli ultimi tre anni 600 milioni di euro dall’Onu e dalla Comunità Europea, che è l’80% di quanto speso per accogliere questi rifugiati”. Quindi il ministro Alfano quando si è lamentato che l’Europa non aiuta dice il falso. Youssef non commenta. Ma c’è una soluzione? “Abolire i Centri di Identifcazione ed Espulsione che costano una marea di soldi…”. Ma così si favorisce l’immigrazione clandestina. “No se si rilasciano regolari permessi di soggiorno per ricerca lavoro. Sono a tempo ma permetterebbero di A) identifcare tutte le persone che fanno la richiesta. B) risparmiare o spendere meglio i soldi dei Centri di Identifcazione. C) favorire una vita dignitosa alle persone”. LE DIVISIONI TRA SUNNITI E SCIITI Lei ne ha già accennato, voi non avete un… Papa, non c’è uno che vi possa rappresentare, lei stesso rappresenta sul territorio un’Associazione, che ha carattere locale. Insomma, un po’ come i cristiani che sono divisi, anche voi non scherzate, Sunniti e Sciiti. Ci spiega la differenza? “La Religione musulmana si basa su alcuni pilastri: A) il Corano e su questo tutti i musulmani si trovano concordi. B) la Sunna che è la storia del Profeta C) la Sciaria che è l’interpretazione. Gli Sciiti interpretano in modo diverso dai Sunniti la Sunna. Seguono l’insegnamento del cugino di Maometto, Alì e dei suoi fgli (ebbe 4 fgli). Questo per semplifcare. Le faccio un esempio: oggi è il 13 novembre ma per noi è il 10 giorno dopo il capodanno (noi abbiamo un calendario lunare). Noi Sunniti abbiamo festeggiato questo giorno ricordando il passaggio di Mosè nel Mar Rosso, gli Sciiti piangono invece i figli di Alì, Assan e Hossain”. Mi faccia capire, voi festeggiate il ricordo di un ebreo… “Il Corano ci impone di credere al Profeta Maometto e a tutti i Profeti che ci sono stati prima di lui”. E Gesù? “Non solo crediamo a quanto detto da Gesù ma anche a Maria sua madre”. Ma non siete in confitto con i cristiani? Lo dico per tutte le guerre che si sono combattute… “Noi non ce l’abbiamo proprio con i cristiani, è il contrario. Basti dire che nel Corano c’è un versetto in cui si dice che gli ebrei saranno molto duri con noi musulmani e saranno i cristiani che ci accetteranno. Ho un ricordo di un prete cattolico che si è messo a piangere leggendo il Corano. Semmai il problema è nelle traduzioni del Corano, ma credo che lo stesso accada per le traduzioni della Bibbia”. LA MOSCHEA DI BESSIMO Torniamo alla Moschea. L’edificio non ha le caratteristiche di quelle moschee che vediamo in foto in oriente e nemmeno la dignità architettonica di una nostra chiesa. E lo spazio mi sembra piuttosto modesto. “Abbiamo 2 mila mq di terreno all’esterno più 130 mq di edificio. E’ situato in posizione defilata, non disturba nessuno. Il venerdì arrivano musulmani da tutti i paesi, è vero, ma non diamo fastidio a nessuno. Abbiamo installato una tenda mobile di 160 mq che viene usata un’ora alla settimana, a mezzogiorno del venerdì, per la preghiera e poi un mese all’anno, il mese del Ramadan”. Ma adesso che passaggio c’è da aspettare perché la struttura sia usufruibile come moschea? “Semplicemente la firma, da parte del sindaco di Rogno, della convenzione da lui stesso fatta preparare. Ma dal 3 ottobre non si fa trovare”. E intanto? “Intanto la preghiera la facciamo lo stesso, all’esterno. Ma se le cose non si sbloccano non escludiamo una protesta collettiva”. Non è che voi, con i vostri digiuni e la vostra preghiera, siete una sorta di schiaffo alla nostra fede traballante, che la paura nasconda solo un nostro disagio? “Il nostro digiuno non è solo quello del cibo, ma anche quello dalle parolacce, dalla maldicenza, l’attenzione al dolore altrui…”. Sembrerebbe un messaggio molto… cristiano. “Le difficoltà di rapporto sono di noi adulti che ci portiamo dietro le incomprensioni e la nostra storia. Le cose cambieranno con le nuove generazioni, lasciamo che la natura porti il vento”.