Le valli della bergamasca e della Valtellina, tradizionalmente ricche di devozione e di fede cristiana, sono disseminate di santuari, a testimonianza del sentimento religioso che da sempre ispirano le cime delle Alpi. Col suo campanile di marmo che svetta tra le montagne, il Santuario di Ardesio somiglia piuttosto ad una piccola cattedrale. E’ infatti il più celebre, grande e monumentale della Val Seriana. Compie quest’anno 400 anni e mantiene vivo nella memoria storica e nel cuore della gente, l’eco di un avvenimento che ha reso questo paese il luogo sacro per eccellenza delle prealpi orobiche. Era un tardo pomeriggio del 23 giugno dell’anno 1607, quando in una casa di Ardesio, dove oggi sorge il santuario, la Madonna in trono apparve a due bambine raccolte in preghiera durante un furioso temporale. Da quattro secoli, la ricorrenza de La Parisiù viene celebrata ad Ardesio con una solenne cerimonia, iniziando dalla vigilia. L’anno scorso, l’evento dell’Apparizione ha richiamato una folla eccezionale, a rinnovare quel debito di fede e di riconoscenza che perpetua la memoria e mantiene vivo il senso di identità di ogni cittadino di Ardesio. Gli ex voto Centinaia di ex voto, alcuni immediatamente successivi al miracolo, raccontano la difficile storia di queste valli: guerre, valanghe, epidemie, incendi, tragedie familiari, ma anche una grande speranza sorretta dalla fede, che proprio nella certezza dell’apparizione della Madonna trovava sicuro fondamento. Nel 1724, la peste infuriava in Valcamonica. Un quadro racconta del pellegrinaggio ad Ardesio compiuto dagli abitanti di Darfo per invocare l’intercessione della Madonna e la fi ne della calamità. Già cent’anni prima, nel 1609, un altro ex voto, oggi perduto, ricordava una vicenda analoga legata allo stesso flagello. Le ciclopiche valanghe che a intervalli di un secolo hanno colpito il paese di Ludrigno, senza mai far vittime, hanno offerto altri temi forti all’iconografi a e all’immaginazione popolare. Così come la caduta di fulmini, gli incendi, le frane di fango, gli straripamenti dei torrenti, raccontati nello stile semplice e diretto tipicamente naif. Lo stesso fiume di Ardesio, il torrente Rino, può diventare occasionalmente una minaccia per il paese. Lo ricorda eloquentemente un altro ex voto, che ora si trova nella sacrestia, datato 6 luglio 1861. Molti dipinti, specie i più antichi, sono andati purtroppo perduti. Alcuni rubati, come venne rubata nella notte tra il 10 e l’11 luglio del 1978, la pregiata corona donata dal Papa nel 1872 e posta sulla testa della Madonna nell’affresco centrale del santuario. Un furto sacrilego che ancora oggi desta indignazione tra la gente di Ardesio. La stessa Madonna in bronzo con il bimbo in braccio, la prima rappresentazione del gruppo dell’apparizione, è fi nita sopra una tomba ad Albino, delle due bimbe non si sa nulla. Pellegrini dalle valli La fama del santuario della Madonna delle Grazie è ancora ben viva in tutte le valli circostanti. Come in Valtellina ed è li che sono state raccolte molte testimonianze di fede e devozione verso la Madonna di Ardesio e come a Borno, in Valcamonica, dove 50 anni fa il giovane sacerdote Giovanni Battista Re, oggi uno dei primi cinque cardinali del Vaticano, si apprestava a compiere un suo personale pellegrinaggio di ringraziamento ad Ardesio. Lui stesso racconta: ”Io sono devoto perché tutta la mia famiglia era devota, i miei nonni sono venuti a piedi tante volte, mia mamma e mio padre anche… io una volta sola purtroppo anche se ho frequentato questo santuario. 50 anni fa, ero un novello sacerdote sono partito da Borno alle 3.00 del mattino, sono arrivato ad Ardesio alle 10 e 15 ed il cappellano mi ha permesso di celebrare subito la messa. Ho attraversato il fiume Dezzo, la Presolana, la Cantoniera e Clusone. E’ un santuario a cui io e la mia famiglia siamo molto legati. Ogni volta che vengo a Borno per le vacanze, sempre passo al Santuario della Madonna di Ardesio per chiedere la sua protezione”. Le “grazie ricevute” Ma le “grazie ricevute” avvengono ancora oggi. Appena tre anni fa, lungo la mulattiera di Ave, saliva una jeep con tre ragazzi a bordo. Il mezzo cadde rotolando in un burrone, con loro c’era anche Carlo Banfi , professore all’università di Brescia e nella sua intervista racconta che si salvarono da quel grave incidente per grazia ricevuta. Alcuni anni fa, nella Cava della Madonna, gli operai addetti all’estrazione del marmo erano assenti per la sosta domenicale. Un gigantesco blocco di roccia si staccò dalla parete piombando nel luogo dove normalmente lavoravano. Uno degli operai, Pietro Pasini testimonia l’accaduto dicendo: ”Quel blocco era veramente pericoloso, eravamo obbligati a lavorare in quella condizione, noi pregavamo la Madonna che non cadesse mentre lavoravamo… e lei ci ha ascoltato, cadde di domenica, giorno di riposo”. L’anno scorso, Pietro Fornoni, mentre stava facendo dei lavori nella segheria di Villa d’Ogna, rimase sepolto in una buca di terra. Si salvò. Un altro miracoloso caso di sopravvivenza. Un altro ex voto, ricorda invece una tragedia nazionale. Nello scoppio della bomba che il 12 dicembre del 1969 devastò la sede milanese della Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana, c’erano anche due abitanti della Val Seriana. Entrambi si salvarono. Ma la raccolta di ex voto sulle pareti dello scurolo del Santuario di Ardesio, così come su tante abitazioni private in tutto il circondario, ricorda centinaia di altre storie a lieto fi ne. L’affresco Un grande affresco, opera di un artista di Clusone, Giovanni Busca, venne realizzato nel 1449 per decorare la parete di una abitazione nel centro di Ardesio. Mostra il Cristo crocifisso affi ancato da sua madre Maria e dalla Maddalena, tra Giovanni Battista, San Giorgio che uccide il drago, patrono di Ardesio, Sant’Agostino e gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. Due secoli dopo, la “stanza delle immagini” era l’orgoglio di Marco Salera, che vi abitava con la famiglia. E fu proprio qui che sua moglie Maddalena, in quel pomeriggio di lampi, tuoni e “torbide nubi strette tra i monti che pendevano minacciose sopra il paese”, come ricorda una cronaca del tempo, mandò a pregare le fi glie Maria e Caterina, di 11 e 7 anni, mentre lei correva a chiudere le imposte e raccogliere i panni. Nel buio della stanza, le due bambine vedono all’improvviso irradiarsi una “insolita luce”. E “tra lo splendore fi ammeggiante a guisa di sole, ravvisano assisa sopra una sedia d’oro folgoreggiante la Vergine Madre col bambino Gesù tra le braccia in atto di assicurarle della sua protezione”. I documenti dell’epoca certificano l’apparizione con le conferme di numerosi testimoni e gli eventi straordinari legati alla visione di luci, fiamme, colombe in volo si ripetono nei tre mesi successivi, richiamando attorno alla casa delle apparizioni frotte di pellegrini e curiosi. Le autorità della Chiesa accertarono i fatti, ordinarono di chiudere la stanza e cominciarono poi ad esaminare i casi sempre più frequenti di guarigioni attribuite alla Madonna. Già nel novembre di quell’anno, sull’onda dell’emozione popolare, il Vicario generale concesse la costruzione, in quello stesso luogo, di un santuario dedicato alla Madonna delle Grazie. In piena epoca di Controriforma, le apparizioni avvenute, proprio in quegli anni, a Tirano e ad Ardesio, davano un aiuto potente all’opera della Chiesa tesa a contrastare l’avanzata dell’eresia protestante, che dalla vicina Svizzera poteva infiltrarsi pericolosamente in Valtellina e nella bergamasca.
po perduti. Alcuni rubati, come venne rubata nella notte tra il 10 e l’11 luglio del 1978, la pregiata corona donata dal Papa nel 1872 e posta sulla testa della Madonna nell’affresco centrale del santuario. Un furto sacrilego che ancora oggi desta indignazione tra la gente di Ardesio. La stessa Madonna in bronzo con il bimbo in braccio, la prima rappresentazione del gruppo dell’apparizione, è finita sopra una tomba ad Albino, delle due bimbe non si sa nulla. Pellegrini dalle valli La fama del santuario della Madonna delle Grazie è ancora ben viva in tutte le valli circostanti. Come in Valtellina ed è li che sono state raccolte molte testimonianze di fede e devozione verso la Madonna di Ardesio e come a Borno, in Valcamonica, dove 50 anni fa il giovane sacerdote Giovanni Battista Re, oggi uno dei primi cinque cardinali del Vaticano, si apprestava a compiere un suo personale pellegrinaggio di ringraziamento ad Ardesio. Lui stesso racconta: ”Io sono devoto perché tutta la mia famiglia era devota, i miei nonni sono venuti a piedi tante volte, mia mamma e mio padre anche… io una volta sola purtroppo anche se ho frequentato questo santuario. 50 anni fa, ero un novello sacerdote sono partito da Borno alle 3.00 del mattino, sono arrivato ad Ardesio alle 10 e 15 ed il cappellano mi ha permesso di celebrare subito la messa. Ho attraversato il fi ume Dezzo, la Presolana, la Cantoniera e Clusone. E’ un santuario a cui io e la mia famiglia siamo molto legati. Ogni volta che vengo a Borno per le vacanze, sempre passo al Santuario della Madonna di Ardesio per chiedere la sua protezione”. Le “grazie ricevute” Ma le “grazie ricevute” avvengono ancora oggi. Appena tre anni fa, lungo la mulattiera di Ave, saliva una jeep con tre ragazzi a bordo. Il mezzo cadde rotolando in un burrone, con loro c’era anche Carlo Banfi , professore all’università di Brescia e nella sua intervista racconta che si salvarono da quel grave incidente per grazia ricevuta. Alcuni anni fa, nella Cava della Madonna, gli operai addetti all’estrazione del marmo erano assenti per la sosta domenicale. Un gigantesco blocco di roccia si staccò dalla parete piombando nel luogo dove normalmente lavoravano. Uno degli operai, Pietro Pasini testimonia l’accaduto dicendo: ”Quel blocco era veramente pericoloso, eravamo obbligati a lavorare in quella condizione, noi pregavamo la Madonna che non cadesse mentre lavoravamo… e lei ci ha ascoltato, cadde di domenica, giorno di riposo”. L’anno scorso, Pietro Fornoni, mentre stava facendo dei lavori nella segheria di Villa d’Ogna, rimase sepolto in una buca di terra. Si salvò. Un altro miracoloso caso di sopravvivenza. Un altro ex voto, ricorda invece una tragedia nazionale. Nello scoppio della bomba che il 12 dicembre del 1969 devastò la sede milanese della Banca dell’Agricoltura a piazza Fontana, c’erano anche due abitanti della Val Seriana. Entrambi si salvarono. Ma la raccolta di ex voto sulle pareti dello scurolo del Santuario di Ardesio, così come su tante abitazioni private in tutto il circondario, ricorda centinaia di altre storie a lieto fi ne. L’affresco Un grande affresco, opera di un artista di Clusone, Giovanni Busca, venne realizzato nel 1449 per decorare la parete di una abitazione nel centro di Ardesio. Mostra il Cristo crocifi sso affiancato da sua madre Maria e dalla Maddalena, tra Giovanni Battista, San Giorgio che uccide il drago, patrono di Ardesio, Sant’Agostino e gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. Due secoli dopo, la “stanza delle immagini” era l’orgoglio di Marco Salera, che vi abitava con la famiglia. E fu proprio qui che sua moglie Maddalena, in quel pomeriggio di lampi, tuoni e “torbide nubi strette tra i monti che pendevano minacciose sopra il paese”, come ricorda una cronaca del tempo, mandò a pregare le fi glie Maria e Caterina, di 11 e 7 anni, mentre lei correva a chiudere le imposte e raccogliere i panni. Nel buio della stanza, le due bambine vedono all’improvviso irradiarsi una “insolita luce”. E “tra lo splendore fiammeggiante a guisa di sole, ravvisano assisa sopra una sedia d’oro folgoreggiante la Vergine Madre col bambino Gesù tra le braccia in atto di assicurarle della sua protezione”. I documenti dell’epoca certificano l’apparizione con le conferme di numerosi testimoni e gli eventi straordinari legati alla visione di luci, fiamme, colombe in volo si ripetono nei tre mesi successivi, richiamando attorno alla casa delle apparizioni frotte di pellegrini e curiosi. Le autorità della Chiesa accertarono i fatti, ordinarono di chiudere la stanza e cominciarono poi ad esaminare i casi sempre più frequenti di guarigioni attribuite alla Madonna. Già nel novembre di quell’anno, sull’onda dell’emozione popolare, il Vicario generale concesse la costruzione, in quello stesso luogo, di un santuario dedicato alla Madonna delle Grazie. In piena epoca di Controriforma, le apparizioni avvenute, proprio in quegli anni, a Tirano e ad Ardesio, davano un aiuto potente all’opera della Chiesa tesa a contrastare l’avanzata dell’eresia protestante, che dalla vicina Svizzera poteva infiltrarsi pericolosamente in Valtellina e nella bergamasca.