E così la “prima volta” dell’On. Giovanni Sanga si è bloccata nemmeno a metà. E si sono rimescolate le carte al punto che oggi potrebbe avere un rimpianto, non aver aspettato qualche mese. L’allusione è alla “Rosa bianca”, insomma la Dc che rinasce a primavera. E’ così? “Assolutamente no, non sono per niente attratto dalla Rosa Bianca. Ho condiviso un percorso che ci ha portato al Partito Democratico, una forte capacità di programma e proposta…”. La premessa e la domanda erano maliziose: qualcuno ha avanzato l’ipotesi che Valerio Bettoni sia vicino alla Rosa Bianca. Tu sei amico di Bettoni, per la proprietà transitiva… “Vi assicuro che Valerio è tutto proiettato sul governo della Provincia…”. Una frase quasi sibillina, nel senso della Sibilla cumana, le cui profezie-sentenze andavano interpretate. Stiamo in tema, per il momento. In Val Cavallina, la tua valle, la Lega dice che non farà mai alleanze con Forza Italia perché troppo… bettoniana, insomma troppo vicina a voi del centrosinistra. “Le amministrazioni devono basarsi su contenuti, progetti, persone che vanno al di là degli schieramenti politici. Smettiamola di politicizzare realtà di mille abitanti che esprimono bisogni cui bisogna dare solo risposte concrete”. Benissimo. Solo che a “politicizzare” non sono certo i giornali, quella di piantare bandierine mi sembra uno sport cui si sono dedicati i partiti di tutti gli schieramenti. E a proposito di partiti e schieramenti, sarai ricandidato. Ma tutto dipenderà dalla posizione nella lista. Come sei messo? “Le liste sono in corso di definizione e saranno pronte ai primi di marzo”. Già, perché non ci sono le preferenze e qui torna in ballo la legge elettorale. “Non credo proprio che il sistema elettorale attuale sia il più appropriato. Comunque bisogna prendere atto che le preferenze non ci sono. Quindi il Partito Democratico fissa dei criteri tenendo conto delle indicazioni del territorio, del numero delle legislature che un candidato ha già fatto, nel senso che abbiamo convenuto che un deputato non debba fare più di tre legislature”. E tu in base a questi criteri in che posizione sarai? “Non è questione del numero preciso, ma del numero degli eleggibili. Due anni fa la nostra circoscrizione (che comprende le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese – n.d.r.) elesse 13 deputati ma in realtà si arrivò al 15° in lista, con la scelta di due candidati di essere eletti altrove. Grosso modo quindi essere nei primi 13 vorrebbe dire rientrare tra gli eleggibili”. Ma allora la coalizione era maggiore e i sondaggi… “La lista era quella dell’Ulivo che comprendeva Margherita e Ds. Solo che oggi il Partito Democratico ha più consenso dell’Ulivo di allora, e il consenso sta crescendo, proprio come dicono i sondaggi”. Non essendo cambiata la legge il capolista sarà Veltroni, che magari si presenta in tutte le circoscrizioni? “Non necessariamente. L’ultima volta il capolista era il mio amico Dario Franceschini e penso lo sarà ancora”. E’ il numero due del PD, quindi sei in una botte di ferro… (ride). “Lavoriamo per questo. Vediamo”. Ma è vero quello che dicono, che Veltroni è un “duetto”, decide davvero lui su tutto? “No, guarda, Veltroni è uno che sta facendo un grande lavoro per far capire che il PD è davvero un partito moderno, sa parlare, che è fuori dalle vecchie liturgie che invece vedo ancora nell’altro schieramento, nonostante la rottura con Casini. Insomma Prodi ha abbandonato, Berlusconi è ancora lì, c’era bisogno di un cambiamento anche dall’altra parte per arrivare a un bipartitismo mite, con toni più civili e più costruttivi”. Per arrivare più facilmente a un accordo postelettorale? “Assolutamente no alla grande coalizione, ma sì al confronto sulle riforme, cominciando da quella del sistema elettorale: penso a circoscrizioni su base provinciale, come succede con la Regione, con preferenze. Un’altra è quella della riforma del bicameralismo imperfetto, nel senso che una sola Camera deve fare le leggi, il Senato diventa l’assemblea delle Regioni e delle autonomie. E ancora: bisogna cambiare i regolamenti parlamentari per impedire veti e ostruzionismi che rallentano le soluzioni. Occorre semplifi care”. Da qui alla definizione delle liste qual è il percorso? “C’è l’assemblea nazionale, la direzione nazionale fi ssa i criteri di scelta dei candidati, poi c’è la direzione regionale che su quei criteri fa le scelte”. In bergamasca alle ultime elezioni, alla Camera, oltre a Giovanni Sanga e Antonio Misiani per l’Ulivo, era stato eletto Ezio Locatelli per Rifondazione. L’altra parte della barricata aveva eletto (sempre per la Camera) Giacomo Stucchi e Carolina Lussana per la Lega, Giorgio Jannone e Gregorio Fontana per Forza Italia, Mirko Tremaglia per An. Giorgio Jannone non è preoccupato più di tanto, il suo nome sarà nella lista degli eleggibili, ai primissimi posti. Ha tre legislature alle spalle, è stato eletto per la prima volta nel 1994, quando era il “bello della direttissima”, nel senso che fu catapultato in politica da un giorno all’altro. E’ amico di Tremonti… “E anche di Berlusconi…”. Va beh, dicono tutti così… “Diranno tutti così, ma io ho dei rapporti personali molto forti. Con Tremonti, che è il vicepresidente di Forza Italia, insomma il n°2 ho feeling per via della comune passione per l’economia, abbiamo messo il nostro nome insieme su tutte le leggi del settore”. Ma adesso si ricomincia. “Il quadro politico si va semplificando, va verso un bipolarismo di tipo anglo sassone. E’ un cambiamento importante. Così come siamo strutturati adesso non è possibile mantenere impegni precisi, i regolamenti parlamentari vanno cambiati, come si devono mantenere i gruppi parlamentari eletti…”. Siete già d’accordo che farete le riforme col Pd, dopo le elezioni, comunque vada. Si è tirato in ballo il patto Molotov-Ribbentrop (Stalin-Hitler) del 1939 sulla spartizione della Polonia. “Non c’entra proprio niente. Ogni partito ha le sue idee e il suo programma e li conserva dopo le elezioni. Invece sulle riforme di struttura, sui regolamenti si possono fare cose condivide”. Insomma è come succede nello sport: due squadre si affrontano per vincere, ma le regole sono accettate e rispettate da ambedue le parti e se vanno cambiate ci vuole un accordo. Nel centrodestra Casini vi ha abbandonato: “Sia chiaro, la posizione dell’Udc è legittima, ma così non coglie l’occasione di semplificare il quadro politico, Forza Italia e An hanno scelto di rinunciare al proprio simbolo”. Beh, a rinunciare è solo An, perché Forza Italia si è cambiato il nome per conto suo. “E’ cambiato tutto perché è iniziato un percorso per arrivare gradualmente a un partito unico. L’Udc resta fuori da questo percorso”. Casini voleva essere il portabandiera dei cattolici e non si sarebbe trovato a suo agio in un partito liberale. “Già in Forza Italia c’era una fortissima corrente cattolica ed era totalmente libera di fare le sue battaglie. Il cattolicesimo non è un’esclusiva di Casini”. Infatti è nata anche la Rosa bianca: “Credo sarà un partito che avrà qualche punto percentuale e basta. E’ comunque una scelta che rispetto anche se obiettivamente credo non abbia alcuna possibilità di svolgere un ruolo attivo in Parlamento”. Ma voi senza l’Udc vi siete fortemente indeboliti… “Non abbiamo alcun timore, meglio essere tutti compatti. Credo che sia Casini e non noi ad aver fatto un grosso errore strategico”. E andrete a votare con una legge elettorale che eravate disposti a cambiare e quindi non va bene. “Ha certamente dei limiti, soprattutto nel meccanismo del Senato in quanto non garantisce una sufficiente sicurezza di governabilità. Ma non è la causa di tutti i mali. Dopo le elezioni comunque troveremo un accordo, anche perché entrambi i partiti maggiori puntano a una riforma del bicameralismo perfetto, in modo da evitare il doppione di Camera e Senato con gli stessi poteri e relative lungaggini”. Va bene: la lista adesso. Valgono molto le posizioni in cui si è messi, visto che non ci sono preferenze e vengono eletti i candidati in ordine di posizione: se un partito ha diritto in quella circoscrizione ad eleggere 3 parlamentari, sono i primi tre della lista ad andare a Roma. Chi stabilisce la lista? “Entro il 13 marzo si saprà tutto, ci sono i passaggi obbligati negli organi statutari. C’è il coordinamento regionale che decide sui criteri fissati a livello nazionale. Nell’ultima tornata ero al 7° posto ma sono stato eletto”. Ma l’aspirazione a questo punto non è tanto l’elezione, data all’esterno per scontata, quanto qualcosa in più, tipo un ministero. “Non aspiro a un ministero, assolutamente”. Non sarebbe un’aspirazione proibita. “Sono il deputato che secondo un servizio de L’Eco di Bergamo ha lavorato di più in Parlamento. Devo anche dire che la pattuglia dei deputati bergamaschi ha lavorato in sintonia e per questo ha ottenuto grandi risultati, soprattutto per le strade”. Forza Italia in bergamasca a livello locale ha un’alta conflittualità e il congresso non è stato propriamente pacifico: “Lo so perché l’ho presieduto io. I congressi sono così ma alla fi ne tutti devono adeguarsi ai risultati. A livello locale è vero che ha un’alta conflittualità ma nonostante questo ha anche un alto volume di consensi. E allora ben vengano anche le divergenze, vuol dire che il nostro è un partito vivo”.
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