Cresce il numero dei morti sulle strade provinciali della Bergamasca: 63 nel 2007 contro i 50 del 2006, con un tasso di mortalità medio del 2007 di 0,12 che si traduce in una media di 1 morto ogni 8 incidenti. È quanto emerge dal Censimento Sinistri 2004- 2005-2006-2007 elaborato dal Settore Progettazione Viabilità e Trasporti della Provincia di Bergamo mediante una raccolta giornaliera di tutti gli incidenti stradali che si sono verificati sull’intera rete provinciale. L’aumento ha interessato anche il numero di incidenti, cresciuto di circa il 30% e passato dai 232 del 2004 (con 189 feriti e 44 morti) ai 412 del 2006 (con 481 feriti e 50 morti) e ai 535 dei 2007 (con 497 feriti e 63 morti). Complessivamente, sulle strade provinciali, dal 2004 al 2007, si sono verificati 1454 incidenti, con 194 morti e 1462 feriti. L’aumento del numero dei sinistri e feriti rilevati nel 2006, rispetto agli anni precedenti, si spiega anche con un nuovo metodo di raccolta dei dati. Analizzando i dati presenti nel rapporto emerge che il 67% dei mezzi coinvolti negli incidenti è rappresentato da autoveicoli, il 16% da moto, l’11% da mezzi pesanti, il 3% biciclette e 3% pedoni. Nei 369 incidenti con moto coinvolte hanno perso la vita 80 persone, determinando un tasso di mortalità dello 0,21 (un morto ogni 5 incidenti), decisamente più elevata della media generale, pari allo 0,14 (un morto ogni 8 incidenti). “Questi dati raccolti dal Settore – spiega Valter Milesi, assessore alla Viabilità e Protezione Civile della Provincia di Bergamo -, ci servono per individuare i punti e i tratti della rete stradale più critici, analizzandone le cause per poi intervenire di conseguenza. Il rapporto 2004-2007 mette in evidenza un aumento degli incidenti e dei morti; lo stato delle strade è una componente importante e fondamentale per la sicurezza stradale ma sono convinto che una buona fetta di responsabilità per questo incremento debba andare al lento esaurirsi dell’effetto patente a punti, all’eccessiva velocità e a comportamenti alla guida non adeguati”. Il grado di incidentalità (sinistri/km) è in continua crescita ed è passato da una media di 0,18 nel 2004, 0,22 nel 2005, 0,32 nel 2006 a 0,42 nel 2007 pari a 1 incidente ogni 2,4 km, mentre cala il tasso di lesività (feriti/sinistro) sceso da 1,17 del 2006 a 1,08 nel 2007. Per quanto riguarda le strade interessate dal maggior numero di incidenti dal 2004 al 2007, il primato va alla Ex SS 671 della Valle Seriana con 148 incidenti (14 morti e 171 feriti), seguita dalla Ex SS470 Valle Brembana con 95 incidenti (17 morti e 72 feriti) e dall’Asse Interurbano con 71 incidenti (3 morti e 57 feriti). È invece la strada provinciale della Valle Brembana a contare il più alto numero di morti: 17 dal 2004 al 2007. Seguono la Ex SS671 della Valle Seriana con 14 morti a la SP 122 Francesca con 12 morti. Analizzando la media tra numero di morti e lunghezza delle strade (grado di mortalità), risulta essere la Rivoltana la strada con la media più alta pari a 0,21, con 9 morti dal 2004 al 2007 lungo i circa 11 km di strada. Segue la SP 157, Ambivere-Bonate Sotto con 3 morti lungo 3,7 km di strada. Il maggior numero di incidenti, si è verificato dalle ore 6 alle ore 20 e precisamente 1086, di cui 132 mortali. I restanti 368, di cui 62 mortali si sono verificati nelle ore notturne. Oltre agli incidenti censiti sulle strade provinciali, dal 2004 al 2007, si sono verificati sinistri che hanno visto coinvolta la fauna selvatica e rilevati dal settore Agricoltura, Caccia e Pesca. Complessivamente sono stati segnalati 41 incidenti, senza conseguenze mortali tra gli automobilisti e motociclisti. “Da anni stiamo lavorando per la messa in sicurezza dell’intera rete stradale con costruzione di rotatorie, guardrail e lavori di sistemazione delle curve più pericolose – prosegue l’assessore Milesi -. Laddove abbiamo realizzato rotatorie e tolto i semafori e gli incroci pericolosi, gli incidenti sono diminuiti. Stiamo proseguendo su questa strada. Inoltre, come Provincia, stiamo autorizzando il posizionamento di semafori intelligenti (scatta il rosso in caso di velocità elevata) in prossimità dei centri abitati, in particolare nella Bassa”.
Gli incidenti danno i numeri. Nel senso che fanno statistica, fanno indagini, fanno inchieste. Gli incidenti si ripetono, cambiano bersagli e poi rinchiudono nelle case mucchi di lacrime e rabbia, quella non fa rumore, non fa statistica, non fa indagine, non fa inchiesta ma quelle lacrime e quella rabbia sono il vero incidente. L’incidente che dura in eterno, che dalle case non se ne va più, che si infila nell’intonaco dei muri e nelle cornici delle foto che racchiudono le facce di chi nell’incidente ci è rimasto. Di genitori che hanno perso fi gli in incidenti ce ne sono un sacco, non fanno più rumore, il rumore rimane dentro e i riflettori si spostano su altri genitori, altri incidenti, sempre più freschi, flash veloci di storie che vanno e vengono. Le valli sono piene di genitori che aspettano l’alba o il tramonto per infilarsi nel cimitero del paese e buttare un occhio sul figlio che riposa lì e che da lì sembra non volersi più muovere, albe o tramonti rubate a sguardi indiscreti di gente che sembra infastidirli o al lavoro che improvvisamente diventa inutile. Di genitori così ce ne sono dappertutto e sono anime e cuori che mantengono in vita, su questa vita, ancora i loro fi gli, che la vita la stanno proseguendo da un’altra parte. Ne raccontiamo uno a caso, potrebbe essere un altro o un altro ancora, perché sono sempre di più. Andrea Taboni aveva gli occhi veloci, di quelli che si infilano dappertutto, ansioso di conoscere più roba possibile, la passione per l’ambiente e per tutto quello che poteva essere vita. Una laurea in tasca, 24 anni appena compiuti e il lavoro preso al volo proprio nel settore ambientale. Andrea l’entusiasmo ce lo metteva davvero dappertutto, perfino qui in redazione ogni tanto mandava articoli sull’ambiente, eppure non lo avevamo mai visto, giusto perché quando c’era qualcosa di nuovo lui voleva farlo sapere. Quella mattina l’autunno era appena cominciato, che io non lo so ma ottobre sembra fatto apposta per ingoiare tutto e tutti, luce del giorno e chi quel giorno lo fa diventare luce, come faceva Andrea. Quella mattina del 18 ottobre di un anno e mezzo fa noi stavamo chiudendo il numero del giornale, era un martedì mattina, Andrea stava andando al lavoro a Trescore, non ci è mai arrivato, suona il telefono, un incidente all’altezza di Sovere, statale 42, c’è un morto. Il morto era Andrea, nella sua piccola auto rossa. Lui che se ne stava nella sua corsia e che se ne andava felice a fare quello che gli piaceva. Il resto è rumore, il rumore che fanno gli incidenti, che lasciano gli incidenti. Amici, folla, pianti e frasi. Poi il rumore finisce e lascia posto al silenzio. E in quel silenzio il rumore lo fanno i genitori dentro, col cuore che batte a mille e che non lascia riposare i pensieri. Perché gli incidenti sono così. Prima il rumore delle lamiere che si piegano, poi il rumore sordo del dolore che arriva quando tutti tornano a casa ma che fa più male delle lamiere. A casa di Andrea a Lovere è rimasto il papà Lorenzo, la mamma Loretta e il fratello Matteo, ognuno con la propria vita che continua a scorrere, ognuno con il rumore nel cuore che Andrea dal cielo ascolta e fa diventare musica, perché gli incidenti sono così, rumorosi qui e morbidi da un’altra parte, in attesa di fare rumore tutti assieme.