INTERVISTA ALL’ARCIPRETE MONS. BORLINI: “Cosa manca a Clusone?

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Cosa manca a Clusone? Quello che non gli so dare io”. Parto dal mezzo o dalla fine o non so da dove. Parto da Mons. Giuliano Borlini. Che risponde così a una domanda dove solitamente tutti o quasi si mettono ad elencare opere pubbliche o a puntare il dito contro la mancanza di amore e rispetto reciproco. Parole che fanno volume. O poco altro. Lui no. Risponde così. Mattina di inizio agosto. Il caldo ha deciso di riposare e la pioggia innaffia le strade e i cuori, pochi per la verità, che camminano per il centro storico di Clusone. Manca poco a mezzogiorno, Don Giuliano è di ritorno dalle confessioni. Sorride. Tre anni a Clusone. Come sta andando? Era come se l’aspettava? “Non ci si deve aspettare nulla, ci si deve avvicinare con una certa capacità di cogliere positività ma anche negatività senza che però nulla condizioni la propria visione. Più si invecchia, è il mio caso, e più credo si riesca ad andare oltre gli aspetti negativi senza farsi condizionare più di tanto, senza ingigantirli o dargli troppo peso. Le cose non importanti scivolano via da sole se non gli si dà peso. Clusone è una città vivace, viva, sotto tutti i punti di vista”.

La gente cosa le chiede di più? “Di essere ascoltata. Cercano qualcuno con cui condividere i propri problemi, che da soli sono pesanti. Ascoltare è un po’ come dividere i problemi, alleggerirli. Non si risolvono ma si condividono. E questo ascoltare a volte mi manca, perché le varie attività sono molteplici e vorrei avere più tempo per gli ammalati, per chi ha bisogno di essere ascoltato, insomma per la parte umana che ognuno di noi ha bisogno di far uscire….

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