8 aprile 1926: quel giorno in cui il corpo di Bartolomea Capitanio doveva essere portato a Milano. Tre giorni di sommossa popolare e la salma restò a Lovere

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di Aristea Canini

Sono passati un mucchio di anni ma l’8 aprile del 1926 resta una data storica per Lovere, anche se probabilmente moltissimi loveresi di quella data non sanno nulla. Già, perché quel giorno le reliquie di Bartolomea Capitanio stavano per essere portate a Milano. Tutto deciso. Tutto fatto. E poi che succede? Una vera e propria sommossa popolare bloccò tutto, la gente del paese piantonò la porta, minacciò e urlò. Una sommossa che durò tre giorni e tre notti e alla fine il corpo di Bartolomea rimase a Lovere. Quei giorni sono raccontati in un documento del febbraio del 1952 fornitoci dallo storico Giuliano Fiorani che qui sotto proponiamo, un tuffo storico e sociale che fa commuovere, che fa pensare, che fa emozionare.
“Il 7 gennaio lunedì dopo l’Epifania, Suor Domenica Marchesan che fu per trent’anni Superiora al Conventino, lasciava Lovere, nelle prime ore del mattino, per recarsi alla casa generalizia di Milano, donde non sarebbe ritornata più. L’ordine era giunto a Lei in via riservata tre giorni prima e felicissima alla consegna, partì senza dir nulla. I Loveresi possono subito farsi un’idea dei sacrifici che deve chiedere la vita religiosa e della formazione spirituale che essa sa dare. Trent’anni. Si fa presto a dirlo, ma sono la mezza vita d’una persona, e trent’anni quali furono quelli trascorsi da suor Domenica a Lovere, ripieni di avvenimenti di grazie importanza per l’Istituto e per il Conventino in particolare ripieni di attività, di preoccupazioni per Lei che fu l’anima di tante opere. Chi scrive non vuole abbandonarsi a facili lodi, perché sa che le lodi facili non fan bene né a chi le fa, n’è a chi le riceve. Chi poi le ascolta o le legge, aguzza il senso critico ed è facilmente portato a mancare alla carità e spesso anche alla giustizia. S’impone tuttavia un riconoscimento.
Loveresi. Siamo sinceri e oggettivi, perché le opere parlano e valgono assai più delle parole. Suor Domenica Marchesan entrò in Religione a 18 anni: a 26 anni era già Superiora di una casa di nuova fondazione a Passirano; a 30 Superiora d’una casa più grande a Cremona, dove s’acquistò la stima dell’Eccellentissimo Arcivescovo Monsignor Cazzani, e dopo 16 anni, veniva trasferita al Conventino di Lovere, e certamente in vista dei grandi avvenimenti che si preparavano: gli onori degli altari per le nostre Sante. Era il 19 aprile 1922. La nuova Superiora si mostrò subito all’altezza del suo compito per lo spirito religioso, per l’intelligenza pronta, per prudenza e buon gusto artistico. Per disposizione dei Superiori l’8 aprile del 1926 stavano per essere trasportate a Milano le venerate reliquie di Bartolomea Capitanio. La Superiora Marchesan ne soffriva certamente ma la sua condizione di religiosa e di Superiora non le permise di tradire il segreto. Fu per l’intervento del Curato di allora don Antonio Bonomelli che il popolo di Lovere si riversò nei pressi del Conventino e ne piantonò la porta, minacciando tempesta contro chiunque avesse osato trasportare quelle venerate reliquie. Voce comune dei dimostranti: “La Capitanio è nostra, guai a chi la tocca”. Alla Superiora del Conventino non dovette spiacere del tutto quella sommossa popolare, e Lei contribuì certamente a persuadere i Superiori di mutare consiglio: “Sapientis est consilium mutare”, dicevano gli antichi, e volete che i Superioni non siano sapienti? Dopo tre giorni e tre notti di guardia al Conventino, i Loveresi poterono tornar tranquilli alle loro case, sicuri del fatto loro…Il 30 maggio dello stesso anno 1926 fu beatificata Bartolomea Capitanio e in agosto si celebrarono grandi feste a Lovere, con l’intervento di vari Vescovi e del Cardinal Tosi, Arcivescovo di Milano.
Grande movimento al Conventino. Poco dopo, con la fondata speranza che presto sarebbe stata beatificata la Ven Vincenza Gerosa, sì incominciò a pensare al tempio nuovo che avrebbe dovuto accogliere le venerate spoglie delle due Beate. Pareri sopra pareri, perché il mondo è fatto cos’: “Tot capita, tot sententia” come dicevano gli antichi. Spesso anche i meno competenti, i meno informati hanno pareri e giudizi da dare. Fra tanti pareri e tante proposte la Superiora del Conventino ebbe la sua. Il nuovo tempio in onore delle Beate per Lei andava bene attiguo alla casa che fu culla dell’Istituto sia per le esigenze della Comunità religiosa, sia per legarlo ai cari ricordi delle due Beate. Nonostante le gravi difficoltà soprattutto per creare l’area capace, prevalse l’idea della Superiora che studiò poi coi tecnici le varie possibilità perché il Santuario rispondesse non solamente alle esigenze estetiche ma anche a quelle pratiche di una Comunità religiosa.
Chi ben ricorda come si presentava allora l’appendice montana che occupava l’area su cui sorge ora il Santuario, non sa se ammirare di più l’audacia di chi decise la costruzione in quel posto o la valentia degli stessi che condussero a felice compimento l’ardua impresa. Tra questi è certamente la Superiora Marchesan. Scavi furono praticati in profondità e in altre direzioni, così che furono portati nel lago 8000 metri quadri di materiale.
Il 10 luglio del 1931 Sua Ecc. Mons. Gaggia delegava il suo Vicario Mons. Pedretti a benedire la prima pietra dell’erigendo tempio. I lavori durarono per ben 7 anni. La Superiora Marchiesan fu vicina all’Architetto Mons. Chiapetta per suggerire modifiche, aggiunte al progetto primitivo, onde rendere l’opera insigne meglio rispondente alle esigenze dell’arte della Comunità religiosa e del pubblico a cui doveva servire di edificazione e di elevazione. Visto che per forza maggiore il Santuario doveva contenersi in dimensioni più ristrette di quelle che erano nel desiderio di tutti, la Superiora suggerì di studiare i matronei, che ben riusciti offrono al Santuario una capienza quasi doppia provvidenziale nelle circostanze di maggior concorso. Suggerì pure la creazione di una chiesa-cripta, sotto il Santuario dimostratasi questa tanto utile per l’Oratorio femminile per Ritiri ed Esercizi, per conferenze a gruppi particolari di A.C. ecc.
E nella cripta, pure per interessamento della Superiora, furono composti in un’apposita tomba i resti del venerando Prevosto Bosio, giustamente chiamato ‘pietra angolare del nascente Istituto’, ed i resti dei suoi familiari, pur tanto benemeriti.
Il 10 ottobre del 1938 Sua Ecc. Mons. Tredici, Vescovo di Brescia. consacrava con solennità di rito e gran concorso di autorità e di popolo il nuovo tempio in onore delle Beate.
La Superiora Marchesan poteva ben rallegrarsi di vedere la sua nobile fatica coronata da buon successo. Dire qui i pregi del Santuario non è nostra intenzione. Tutti sanno che è tra i Santuari più ammirati e più visitati dell’alta Italia. L’edificio s’accorda mirabilmente col vecchio Conventino, con l’antica cappella ove pregò per 14 anni Santa Vincenza Gerosa, e presenta una rispondenza perfetta alle esigenze dei visitatori e della Comunità. E merito principalissimo della Superiora Marchesan. Mentre fervevano i lavori per la costruzione del Santuario il 7 maggio 1933 fu beatificata anche Suor Vicenza Gerosa. Feste, viaggi, corrispondenze, ricognizioni di reliquie, sistemazioni nuove, aumento di pellegrini trovarono la Superiora del Conventino assidua, intelligente, fedele esecutrice degli ordini dei suoi Superiori e comprensiva verso quanti ricorrevano a Lei”.

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