Aristea Canini
Urla scomposte. Braccia alzate verso non so dove. Slogan fastidiosi come un goal subito al novantesimo in fuorigioco. Mi salva il cielo, che nonostante questa orda di populisti incazzati a salve rimane lo stesso e aspetta come si aspettano le albe dopo tempeste e burrasche, che quando sei in mezzo pensi non finiscano più. Poi ci pensa sempre il tempo. Ma a volte il tempo sembra farsi da parte, allungarsi o accorciarsi, in ogni caso cambiare. Alla fine la salvezza è imparare a ingannare le attese, mai le voglie. Bevo un caffè e guardo una mamma accompagnare a scuola due bimbi, cammina piano e gli racconta storie, già, beati i timidi perché abitano la terra in modo delicato. Questa è la stagione in cui non sai mai cosa metterti. Io oggi ho deciso di mettermi l’anima in pace. Mentre scrivo Mattia mi manda il video della ricetta di una torta che non riuscirò mai a fare, si pesa tutto, anche l’acqua, io non sono capace. Sorrido. L’unica cosa che andrebbe pesata è l’anima. La ricetta finisce e torno a sentire gente che urla slogan e vuole liberarsi da non so che. Va beh. Se proprio dovete farvela dare a bere, scegliete qualcuno che vi ubriachi solo di belle realtà, che di false illusioni siamo già sbronzi. Perché poi finisce come stamattina. Le mie aspettative si sono alzate. E sono andate via.