Piero Bonicelli
Riprendiamo il nostro racconto sulla storia del Santuario di Sovere, il più antico della bergamasca. Torniamo ai lavori per costruire pressoché ex novo la chiesa, trasformata in Santuario. Dunque fino al 1575, al tempo della visita di San Carlo Borromeo, esisteva una chiesa “Lunga braccia 36 e larga 38, a tre navate ornata di quadri e officiata dal coadiutore ‘pré Bernardino de Grismondis’ che è poi il prete (pré) che decide di ricostruire la chiesa” trasformandola in santuario. “In una cronistoria parrocchiale del tempo risulta che fin dal 1577 si era già incominciato a lavorare, forse a riattare il presbiterio e si fece festa solenne nella quale vennero a cantare e suonare musicanti di Gandino. Allì 25 di Aprile del 1586 un Ingegnere di Brescia venne a prendere il disegno per ingrandire il coro. Nel 1589 i Soveresi determinarono di innalzare sull’antica Chiesa un santuario senza riguardo a spesa. I capitali non dovevano fare difetto, se nell’anno 1595 al 1° Luglio i Deputati della fabbrica di S. Maria della Torre fecero un prestito al Comune di lire imperiali 749 e 12 soldi”. Insomma già allora i soveresi per la loro Madonna non lesinavano le offerte, mentre per il Comune erano di braccino corto…
Parentesi: che differenza c’è tra “chiesa” e “santuario”? La prima è il luogo di culto generico e generale, il luogo in cui si raduna il popolo in assemblea orante (Ecclesia deriva dal greco e significava appunto assemblea popolare). Il secondo è tale in quanto luogo in cui si ricordano eventi miracolosi o il culto di reliquie o immagini legate a eventi straordinari. Quindi il passaggio da chiesa a santuario della Madonna della Torre era il riconoscimento ufficiale di tali eventi miracolosi.
Il 4 febbraio 1603 la Curia di Bergamo, “veneranda” per definizione, firma il decreto che autorizza la fabbrica del santuario “a tre navate”. “Il legname venne tolto dai boschi di Polanc, parte da quelli di Bossico e di Ardesio: i mattoni e la calce da Lovere, le tegole da Leffe. Bernardino Legrenzi, ramaio da Clusone, Francesco Marinoni, fabbro di Lovere, Bartolomeo facchino detto il Perolino, vetraio di Songavazzo, Giuseppe Gualeno, falegname di Solto, un certo Bovani, muratore col concorso del popolo che vi lavorava senza alcun compenso, nel volgere di pochi anni condussero a termine la fabbrica (…) Gli stucchi cominciati nel 1607, lavoro di Lorenzo Porta di Bergamo, vennero indorati tra il 1610 e il 1620 da Battista Agazzi pure di Bergamo. I quadri della magnifica volta sopra il presbiterio ed altri che adornano la navata della Chiesa per la massima parte sono attribuiti al Carpinoni di Clusone (…) è detto che nell’anno 1620 Domenico pittore di Clusone aveva dato l’ultima mano ad otto quadri dell’abside e stava ritraendo le Sibille. La tela che rappresenta l’Annunciazione dell’Angelo a Maria V. titolare della Chiesa, è opera del Cavagna”.
Domenico Carpinoni (1566-1658, clusonese), allievo a Venezia di Palma il Giovane (una sua pala era nella chiesa del Convento dei Cappuccini di Sovere, non si sa che fine abbia fatto). Oltre alle Sibille suoi sono i quadri della Visitazione (1613) e Adorazione dei pastori (1620) sempre a Sovere.
Gian Paolo Cavagna (1556-1627) allievo di Cristoforo Baschenis ma ispiratosi al Tiziano nel suo soggiorno veneziano e poi influenzato dal Tintoretto e del Moroni (sua la tela dell’Assunzione nella chiesa di S. Martino). E’ l’autore della pala dell’altar maggiore nel Santuario.
Il 9 luglio 1913 si decise di costruire una Cappella da dedicare al Crocifisso e secondo il resoconto del citato “Numero Unico” del 1919 “trasformata con ogni probabilità nell’attuale Calvario che sta dirimpetto alla Chiesa”.
Man mano che si trovano i soldi il Santuario si arricchisce di altre opere. I due altari laterali sono citati come “le cappelle di S. Gottardo e di S. Lucia indorate da Giov. Battista Ghirardi” nel 1662.
Su questi due altari è più precisa Suor Giacinta Zanutti: “Gli altari laterali sono pure in marmo intarsiato (…) le due cappelle ai fianchi dell’altar maggiore dedicate l’una alla Maternità della Vergine e a S. Gottardo e l’altra alla Vergine e Martiri S. Lucia, Sant’Agata e Sant’Apollonia furono eseguite e dorate nel 1662”.
Una curiosità: tra gli affreschi scoperti sulla parete laterale di destra negli anni del 2005-2006, prevosto era Don Carlo Lazzarini (prevosto a Sovere dal 1996 al 2008), tra le figure rovinate (quando, probabilmente per una delle ricorrenti pestilenze, le pareti venivano ricoperte di calce e per farla aderire si picchettavano le pareti), si vede benissimo quella di Sant’Apollonia. Don Carlo è anche il parroco che, oltre al grande restauro interno del Santuario, ha dato il via alla ristrutturazione del complesso che attualmente ospita il ristorante e gli ambienti destinati a cancelleria e sala riunioni, lavori proseguiti poi con il prevosto Don Fiorenzo Rossi (a Sovere dal 2008 al 2013) e conclusi con l’attuale prevosto don Angelo Passera.
Il Coro viene realizzato nel 1680, opera di Alessandro Armanno di Vertova e Gian Maria Ongaro di Gandino. Opere fantoniane (non necessariamente da Andrea Fantoni, ma comunque della sua “bottega” rovettese) sono l’altare maggiore in marmo che ha un piccolo gioiello, il medaglione che sta nella parte bassa dell’altare, raffigurante la Visitazione. E’ sempre della bottega del Fantoni la “cantoria”, tutta in legno, con intarsi e bassorilievi mentre la “facciata” dell’organo, quindi la parte superiore è opera di Giacomo Angelini (detto il “Cristina”) sempre di Rovetta, che faceva parte della bottega Fantoni. L’organo è un Serassi, la famiglia comasca dei grandi organari storici che operarono dal 1720 al 1895 in tutta l’alta Italia (Lombardia, Piemonte, Liguria ma anche Emilia Romagna. E’ datato 1862, quindi si può precisare che della grande famiglia di organari, questa sia opera di Giacomo Serassi (1790-1877). Non c’è più e non si sa che fine abbia fatto il confessionale citato più volte come un capolavoro “che l’occhio non si sazia di ammirare” sostituito dall’attuale confessionale non certo di pari valore.
Della scuola della bottega Fantoni è anche il gruppo della “Deposizione” nella cripta sottostante il santuario che riecheggia opere simili, tra cui quella di Rovetta. Suor Giacinta avanza un’ipotesi in proposito: “Sotto l’altar maggiore è un antico scurolo: si dice fosse quello del 1° tempietto, e forse lì avvenne una prodigiosa apparizione, ma non si ha notizie certe. Esso è convertito in devoto sepolcro con sei statue di grandezza naturale in contemplazione di Gesù deposto dalla Croce; lo scurolo è chiuso da una vecchia cancellata in ferro battuto”.
Il 21 novembre 1712 il prevosto don Giovan Battista Marziale (di Bergamo, prevosto di Sovere dal 1690 al 1737) benedice la prima pietra del campanile. In due anni è finito ma per le campane bisogna aspettare, secondo la documentazione, ben 111 anni, il “concerto” delle 5 campane infatti viene installato sul campanile solo nel 1825. Ma una nota fa osservare che almeno una campana ci fosse già nell’antica chiesa e nell’antico campaniletto, probabilmente poi trasferita provvisoriamente nel nuovo campanile, perché “Giacomo Aline (ma il cognome viene dato con beneficio di inventario – n.d.r.) sagrestano dal 1565 al 1585 aveva l’obbligo di suonar l’Ave Maria tutte le feste e di accendere la lampada colla paga annua di £ 7”. Il “concerto” non fu toccato nemmeno quando, durante l’ultima guerra furono requisite un po’ in tutti i paesi le campane per farne… cannoni (“Campane a terra, persa la guerra” predissero le nostre donne quando nei paesi le campane furono requisite).
Successivi interventi nel santuario sugli stucchi e le indorature furono fatti nel 1887, nel 1910 e nel 2005, quando furono restaurati stucchi e indorature e furono scoperti gli affreschi sulla parete destra. La scoperta fu quasi casuale, come ricordo Don Carlo: “La parete a destra era piena di umidità. Nel fare i lavori per eliminare l’umidità si scrostò il muro e apparvero dei colori. Andando avanti ne apparvero altri e scoprimmo che riguardavano tutta la parete. Intervenne la Sovrintendenza che provvide al restauro e recupero degli affreschi”.
Torniamo alla storia e arriviamo all’Incoronazione. Padre Liberato Maria, Cappuccino di Sellere, la racconta così: “Abbiamo già ricordato che il Santuario di Sovere è il primo in Diocesi per l’antichità, per l’arte, la venerazione. Per tali ragioni, fino dal 1908, si cominciò a coltivare l’idea di incoronare l’Immagine Miracolosa del Santuario (…) Il Prevosto Don Giulio Calvi, fabbriceria, autorità comunali e capi famiglia esaminarono, approvarono l’iniziativa (…) Mons. Radini Tedeschi inoltrò la domanda a Roma ed il 13 novembre 1913 concesse l’autorizzazione”. Don Giulio Calvi, originario di Lenna, fu prevosto di Sovere dal 1896 al 1921. Mons. Radini Tedeschi, piacentino fu Vescovo di Bergamo dal 1905 al 1914 (suo segretario fu l’allora don Angelo Roncalli poi Papa Giovanni XXIII).
“Allora si ricominciò la raccolta dei fondi necessari per l’acquisto della corona d’oro e per i festeggiamenti fissati per il maggio 1915 (…) ogni famiglia contribuisse con la quota di £ 2 al mese”. Ma scoppia la guerra e si rimanda il tutto. Dopo la guerra si riprende. Incaricato è l’orefice Bellosio di Milano per “una magnifica corona d’oro con pietre preziose per il valore di £ 2.200. Se ne fece anche una seconda d’argento dorato che servisse per tutto l’anno, escluse le solennità. Per l’occasione furono restaurate le Cappelle dell’Annunciazione, dei Morti e sistemata la strada del Santuario (…) le feste solenni durarono tre giorni, 6, 7 e 8 settembre. Case, porte, finestre, strade, piazze erano sontuosamente parate con fiori, piante, drappi, archi trionfali. Prestarono servizio tre Corpi musicali, quelli di Clusone, Gandino, Castello di Rogno (…) tre Vescovi: quello di Bergamo, Mons. Marelli (Luigi Maria Marelli, milanese, Vescovo di Bergamo dal 1915 al 1936 n.d.r.), il Vicario Apostolico della Eritrea Mons. Camillo Carrara di Albino, Cappuccino, e Mons. Guarneri di Cremona. Aveva accettato anche il Cardinale Ferrari di Milano, ma proprio in quei giorni aveva subito una grave occupazione”. Andrea Carlo Ferrari (1850-1921) fu cardinale di Milano dal 1894 al 1921. E’ stato proclamato Beato da Giovanni Paolo II nel 1987. Mons. Camillo Giuseppe Carrara era nato ad Albino nel 1871 ed è morto a Cheren (Eritrea) nel 1924.
Un cenno alla Cappella dell’Angelone. Suor Giacinta Zanutti scrive che “l’Angelo, opera del distinto scultore Facaroli di Milano e la Vergine di G. Battista Benzoni da Songavazzo”. Nella nota specifica che “Il Facaroli assunse il lavoro ma lo eseguì Giuseppe Benzoni (fratello di Enrico) ch’era suo allievo, me lo testimonia la nipote Pierina”.
Le feste: “Anticamente la solennità principale si celebrava il 25 di marzo ma poiché tale festa, cadendo bene spesso nella settimana di Passione o delle Palme, non si poteva celebrare colla dovuta pompa, fu trasportata alla seconda dopo Pasqua fino all’anno 1915, in cui fu definitivamente fissata nella prima Domenica di maggio consacrato a Maria. Lungo la settimana e specialmente nel giovedì, continuo è l’accorrere di devoti al Santuario”. Ma il 25 marzo si “apre” ufficialmente con una celebrazione il Santuario: è la festa dell’Annunciazione cui è dedicato il Santuario, al punto che non solo la pala dietro l’altar maggiore, ma la stessa immagine venerata sull’altare è una parte di un affresco in cui è riportata solo Maria a mani giunte che riceve l’annuncio dell’angelo. Altra ricorrenza che si celebra al santuario è quella della Natività di Maria, l’8 settembre che è anche il ricordo dell’Incoronazione.
(3 – fine)
I precedenti articoli sono stati pubblicati su Araberara del 21 aprile e del 5 maggio)