Quattro mesi al voto (la data del primo turno è fissata per il 26 maggio), tre mesi al deposito delle liste (con tanto di firme certificate), ancor meno alla pianificazione della campagna elettorale, tanto più necessaria tanto meno conosciuto sarà il nome del candidato sindaco di centrodestra.
La prima notizia è che la coalizione di centrodestra, nonostante le divisioni romane (Lega al governo, Forza Italia e Fratelli d’Italia all’opposizione) resta salda in vista delle prossime elezioni amministrative.
Di sicuro Matteo Salvini, dopo due passaggi non facili per il Governo Conte (legge di Bilancio e varo di quota100 e Reddito di cittadinanza), certo che l’accordo con il Movimento Cinque Stelle durerà almeno fino alle prossime elezioni, un pensierino ad estendere l’alleanza gialloverde anche al rinnovo dei consigli comunali lo ha fatto. Perché con un consenso che ancora adesso veleggia (per i due al governo) oltre il 50%, in tante realtà significherebbe fare cappotto al primo turno.
Ma due sono gli ostacoli che lo hanno fatto indietreggiare. Un ribaltamento del tavolo porterebbe alla crisi di importanti giunte regionali (Venete e Lombardia per esempio) in cui i governatori leghisti sono appoggiati dai berlusconiani. E poi lo stop di Beppe Grillo, già molto preoccupato perché prima o poi l’evidente inesperienza di tanti sindaci (Virginia Raggi e Chiara Appendino per citare i più importanti) e ministri (le gaffes di Toninelli ormai sono un classico) rischiano di far erodere ulteriore consenso al movimento, che del rifiuto ad ogni alleanza ha sempre fatto una bandiera.
Quindi avanti con una campagna elettorale a doppio binario…
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