IL PERSONAGGIO IVAN CATTANEO: 40 anni da “atipico”

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Suonavo nella trattoria dei miei genitori a Pianico per le operaie dell’Evan… Ho stracciato il contratto con la casa discografica di Caterina Caselli per essere libero, dipingo e scrivo. Sono rimasto solo 27 ore all’Isola dei Famosi, volevano spettacolarizzare il dolore. Chi crea talent dovrebbe andare in galera, creano illusioni e cantano tutti allo stesso modo. Spero che il Papa aiuti i gay ad avere diritti. Credo in Dio, pensare che non c’è nulla dopo la morte mi crea terrore. Senza gay le Chiese sarebbero spoglie, Leonardo, Raffaello, Michelangelo hanno dipinto tutti i capolavori. Non ho fatto i soldi perché ho scelto la libertà”

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Ivan Cattaneoè nel suo cascinale, vicino ad Alessandria, ultimo domicilio conosciuto (per dirla con una canzone, non sua), nella pianura padana vicino al fiume PO. Dove vive e crea arte, quell’arte che lo affascina e lo accompagna da quando era alto poco più di un metro. Lui che festeggia in questi giorni i 40 anni di carriera con un doppio disco Un tipo atipico’e con il Comune di Pianico che il 27 ottobre in Municipio gli consegnerà un premio alla carriera.

Perché Ivan Cattaneo è di Pianico e Pianico se lo è tenuto nel cuore: “Ho frequentato le scuole elementari a Pianico, e poi a Sovere le scuole medie. E dopo le medie il Liceo Artistico”.Con una… parentesi alle scuole medie a Bergamo, il primo anno, in… Seminario: No, non era proprio il Seminario. Ero alla Sacra Famiglia, diciamo una succursale del seminario, in fondo a Borgo Canale. E mi facevo ogni giorno 12 km a piedi , sotto neve e sole, avanti e indietro per andare a scuola, sino al Sarpi”. Ivan Cattaneo viene bocciato e i tre anni di scuola Media li fa a Sovere, a un tiro di schioppo da Pianico. Mamma e papà avevano una trattoria a Pianico: Che era anche il bar del paese, l’unico bar, era bellissimo, le trattorie di una volta. Si vendevano anche le bombole del gas, c’era la fermata delle corriere, la chiamata del telefono e io andavo a portare sia le bombole sul portapacchi di una bici sgangherata che i messaggi telefonici perché era l’unico telefono del paese.E lì c’era anche l’unica televisione del paese e ci si ritrovava tutti a vedere Lascia e Raddoppia. Ho ricordi bellissimi”.(…)

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E qui comincia il suo lungo racconto di precursore della multimedialità, di quando era l’idolo dei giovani e le copertine delle riviste (pubblichiamo quella del Monello, giornale diffusissimo ai tempi), il successo, il suo silenzio riconvertito all’arte (dipinti e mostre), la sua allergia per il “normale”, le trasgressioni che all’epoca erano eclatanti, le sue prese di posizione contro le trasmissioni dei “talent”, i suoi giudizi sugli scandali recenti in Vaticano (“ma senza i gay non ci sarebbe la Cappella Sistina”), la “vergogna” delle leggi italiane in proposito, la politica e l’omaggio per i suoi primi 40 di carriera. E poi le radici di Pianico.

SU ARABERARA IN EDICOLA PAGG. 2-3

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