DIOCESI – IL RETROSCENA – La Lettera dei preti non è più anonima: “Trasferite il Vescovo! E’ inadeguato” Ma i veri bersagli sono mons. Dellavite e mons. Nozza.

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Questa è una storia di “frondisti” (il riferimento è ai frondisti francesi contro il Card. Mazzarino). La lettera non firmata (ma a questo punto abbiamo precisi punti di riferimento e possiamo pubblicarla) del “gruppo di sacerdoti della Diocesi di Bergamo” che chiedono il trasferimento del Vescovo, è indirizzata al Vicario Generale, ai Vicari Episcopali, ai Preti del Seminario e ai Parroci (ai parroci in realtà non è arrivata). Ma poi si punta in alto e la lettera, “per conoscenza”, è stata inviata allo stesso Vescovo Mons. Francesco Beschi, al Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano, al Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI (la Congregazione dei Vescovi italiani), e al Card. Giovanni Battista Re (che non ha più alcun incarico ufficiale).

L’anomalia

Una prima anomalia: perché non è stata inviata al Prefetto della Congregazione dei Vescovi Card. Marc Ouellet, il successore del Card. Re a capo della Congregazione (una delle 9 Congregazioni vaticane) che nomina appunto i Vescovi? Non è un aspetto marginale il fatto che venga inviata invece al predecessore nella carica, il Card. Re. Non ci può essere stata confusione, gli altri indirizzi sono aggiornati.

C’è un retroscena: la nomina del Vescovo Beschi, già vescovo ausiliare a Brescia, è stata fatta nel 2009, quando il Card. Re era ancora Prefetto della Congregazione per i Vescovi (il Card Re, bresciano di Borno, ha lasciato l’incarico l’anno dopo e Benedetto XVI nominò appunto al suo posto il Card. Ouellet).

Il segretario del Card. Re (l’incarico era “officiale della Congregazione per i Vescovi”) dal 2002 al 2011, era l’attuale Segretario Generale della Curia, Mons. Giulio Dellavite. Il nuovo Prefetto della Congregazione aveva cambiato la dirigenza e mons. Dellavite era tornato da Roma nella Diocesi di Bergamo (è nativo di Romano di Lombardia).

Fu allora che il Card. Re chiese a Mons. Beschi di ritagliare per il suo “officiale” un ruolo dirigenziale e fu creato appositamente quello di “Segretario Generale della Curia”, titolo che non c’è in altre diocesi. Mons. Dellavite però precisa che invece in alcune diocesi c’è, anche se chiamato con altro nome: “nelle diocesi più piccole le competenze del segretario generale rientrano in quelle del Moderator Curiae. Il segretario generale c’è sempre stato per la diocesi di Roma, poi la segreteria generale c’è a Brescia, Arezzo, Padova, Bologna, Macerata, Lucca, Perugia, Spoleto, Trani, Trento, Pordenone, Foggia, Bologna, Lucca, Caserta, Trento, Macerata, Padova, Oristano, Teramo, Cesena, Sanremo e Cuneo”).

Ora che il Card. Re non sia precisamente un “tifoso” di Papa Bergoglio non è un mistero. Ma Mons. Beschi è diventato invece uno dei fedelissimi di Papa Francesco che lo ha nominato Presidente della Commissione Episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese (da qui le sue ricorrenti “missioni” in varie parti del mondo, su delega del Papa, essendo anche Presidente della Fondazione “Missio”). E a livello locale ricordiamo che è anche Vice Presidente della Conferenza Episcopale Lombarda.

Quindi quell’invio “per conoscenza” al Card. Re potrebbe essere interpretato o come un velato rimprovero allo stesso cardinale per una scelta che i (non) firmatari ritengono “non adeguata”, oppure come un messaggio sublimale ai lettori, per far capire che alle loro spalle c’è appunto l’ex potente prelato di Borno. Ma se fosse così non si capirebbe però come uno dei due reali bersagli della lettera sia mons. Giulio Dellavite, uomo di fiducia del Card. Re. Il Vescovo infatti viene ritenuto “molle” proprio per aver scelto “stretti collaboratori lieti di poter concentrare su se stessi la gestione del potere”. Chi sono? Appunto i componenti del “cerchio magico”, alla genesi delle ragioni del malcontento, come specificato alla nostra redazione: mons. Giulio Dellavite e mons. Vittorio Nozza.

Ma se Dellavite era braccio destro del Card. Re… A meno che mons. Dellavite sia “sceso dal libro” del Cardinale di Borno quando questi ha letto il suo romanzo “Se ne ride chi abita i cieli” chiaramente a favore della politica di Papa Francesco…

Le accuse

Ma cosa si rimprovera al Vescovo Beschi nella lettera e successivamente nei colloqui che abbiamo avuto con gli estensori del documento?

Dopo la premessa sui “tanti tentativi” andati a vuoto, “nella estrema disperata speranza di trovare ascolto”, ricordando le lettere inviate in passato al Vescovo, a mons. Pasquale Pezzoli (allora rettore del Seminario) e a don Massimo Epis (già Preside di Teologia in Seminario, attuale Preside di Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale) e anche a vescovi, al Nunzio Apostolico e perfino “a Sua Santità Papa Francesco”, “esprimono la preoccupante situazione che si è venuta a creare all’interno del Seminario e della Diocesi di Bergamo”.

E prosegue la lettera: “Vogliamo esprimere la nostra indignazione e conseguente preoccupazione per come in questi ultimi anni la situazione della Diocesi sia andata via via decadendo su tutti i fronti, a partire dalla preziosa realtà del Seminario e riteniamo a questo riguardo necessario dichiarare apertamente che tutto questo degrado sia da imputare a una evidente incapacità di S. E. Mons. Francesco Beschi a governare la Diocesi, avendo di fatto delegato ogni responsabilità decisionale ai suoi più stretti collaboratori, lieti di poter concentrare su se stessi la gestione del potere a scapito della comunione ecclesiale e della condivisione delle scelte sia nell’ambito prettamente pastorale che in quello dell’amministrazione delle strutture e dell’economia”.

Non vengono specificate le scelte “sbagliate” da imputare a quegli “stretti collaboratori”, non quelle in ambito pastorale (forse il riferimento è ai maxi-vicariati, fortemente voluti e varati da mons. Vittorio Nozza) e nemmeno quelle in ambito economico (forse riferite alla gestione dell’economo della Diocesi, poi rimosso, adesso parroco a Verdello, mons. Lucio Carminati con perdite di decine di milioni per investimenti evidentemente sbagliati e, come sostiene mons. Dellavite, la situazione disastrosa della Sesaab editrice de L’Eco di Bergamo e di altri giornali come “La Provincia”, “La Provincia di Lecco”, “La Provincia di Sondrio”, “La Provincia di Como”.

Ed ecco la conclusione: “Invitiamo perciò l’intero presbiterio a prendere posizione per sollecitare la possibilità di un trasferimento del Vescovo ad altra sede o incarico. Siamo certi che questa richiesta sia l’ultima soluzione possibile per il bene della nostra Diocesi, del nostro Seminario e anche di S. E. il nostro Vescovo, che fraternamente riteniamo non adeguato all’incarico affidatogli quale Vescovo di Bergamo”.

Un vero e proprio ammutinamento, la truppa che si ribella al generale. E’ successo perfino in guerra, dando la colpa al comandante delle sconfitte sul campo, magari provocate da ufficiali di ruolo o di complemento.

Poi una pezza giustificativa del fatto che la lettera non sia stata firmata, “perché purtroppo siamo consapevoli che l’esporci in prima persona potrebbe provocare delle ritorsioni”. Ritorsioni? Magari sbattuti a fare i parroci in paesini sperduti? Perfino don Camillo ha sopportato con dignità il trasferimento a Montanara…

Non essendo specificate le accuse, troppo generiche, proviamo ad analizzare i tre aspetti, quello del Seminario, quello pastorale e quello economico….

 

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