Clima, crolla il miele d’acacia: in Lombardia persi 3 vasetti su 4

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In Lombardia persi 3 vasetti di miele d’acacia su 4, a causa del crollo della produzione nella prima parte della campagna 2019. Lo rende noto la Coldiretti Lombardia sulla base degli ultimi dati regionali, secondo cui la produzione del miele di acacia quest’anno è inferiore del 75% rispetto alla media. In termini economici – precisa la Coldiretti su stime Ismea – sulla produzione commerciale significa una riduzione dei ricavi per gli apicoltori di 10 milioni di euro.

 

A pesare è stato l’andamento climatico anomalo del 2019 – sottolinea la Coldiretti –caratterizzato da primi mesi dell’anno particolarmente siccitosi, ai quali ha fatto seguito un maggio freddo e bagnato. La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

 

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti –, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

 

In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne lombarde – conclude la Coldiretti – ci sono circa 160 mila alveari curati da oltre 6 mila apicoltori tra professionisti e hobbisti. In Italia, invece, gli alveari sono 1,4 milioni mentre gli apicoltori sono 51.500 di cui 33.800 circa producono per autoconsumo (65%) e il resto con partita iva che producono per il mercato (35%).

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