(ar.ca.) Chiudiamo l’anno così. Con il numero 499, che poi ci prendiamo (e riprendiamo) un periodo di pausa, qualche giorno per preparare la festa del numero 500 di Araberara che cade il 15 gennaio e sarà, per dirla alla Mattia, un numero ‘ciccione’, qualcosa come 100 pagine (allo stesso prezzo) dove ci sarà dentro di tutto e di più. Ma il di tutto e di più crediamo di averlo messo anche e soprattutto nel numero che esce domani, al netto di influenze e problemi tecnici vari che ci hanno fatto dannare l’anima in redazione e confondere albe con tramonti. Domani, sempre se vi va, trovate come ogni anno il pagellone dei sindaci, (che poi il giudizio vero lo danno gli elettori in cabina), noi ci siamo permessi di fare un bilancio di questo 2015 giocando con i voti, con le …canzoni (una per ogni sindaco) e con le vignette (ogni sindaco è rappresentato con una caricatura…liberamente ispirata all’Expo, quindi al cibo). E poi la storia di Anna, una donna di Bergamo, che ha denunciato e buttato fuori di casa il figlio per…salvarlo, e lo ha salvato. La storia parte con questo biglietto che Cristiano, il figlio di Anna, trova appeso alla porta chiusa a chiave dopo l’ennesimo ricovero per overdose: “Ti voglio troppo bene per lasciarti morire. Chiamami quando vorrai uscire. La tua mamma”. E poi i retroscena del caso Alzano, dove la sindaca il 15 gennaio deciderà se dimettersi o no, dietro le quinte incontri e scontri tutti fatti in casa…Pd. L’incredibile vicenda di una donna di Lovere, che vive a Davine, dove l’ambulanza non passa e del referto del Pronto Soccorso dove c’è scritto ‘che per trasportare la paziente …in sicurezza vengono abbattuti i sedili e aperto il portellone posteriore…”. La storia ‘natalizia’ del sindaco di Castelli Calepio, Giovanni Benini, di destra, che si vanta di portare al collo l’immagine di Benito Mussolini regalatagli da Donna Rachele e poi andando contro a gran parte della sua giunta (soprattutto quella targata Lega), fa ripristinare l’acqua a una famiglia che stava per essere sfrattata e si schiera dalla parte del comitato contro gli sfratti e con rifondazione comunista. E poi i racconti di Giulia Lorenzi, di Anna Carissoni, di Annibale Carlessi e molte altre storie di tutti noi. Per salutarci qui, ora che le insegne luminose dipingono il buio. Ci ritroveremo (col giornale) quando sarà l’alba di un giorno nuovo. Perché l’alba ritorna sempre. Colore di vita. Come se il tempo non le appartenesse. Quello lo lascia alla gente. Infariciti di scadenze, orologi, fine e inizio anno, da festeggiare, esorcizzare, incanalare. Lei no. Libera e ogni giorno piena di stupore, incanto e meraviglia. Come dovremmo essere tutti. Quindi buon tramonto…d’anno e soprattutto buona alba nuova. Dateci dentro.