BERGAMO – MEMORIA – Roberto Bruni

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Roberto Bruni era un signore d’altri tempi, cresciuto da una papà vulcanico che era stato partigiano, socialista tutto d’un pezzo, prima che la bufera giudiziaria facesse diventare addirittura insultante la definizione. Il figlio, per contrappasso, aveva coltivato un profilo di pacatezza mista a un’acutezza di analisi sorprendente. Un uomo che sapeva ascoltare, con un sorriso a volte disarmante. Perfino nelle sue puntigliose arringhe in tribunale non alzava mai i toni. Un uomo che aveva ereditato la passione civile dell’impegno politico e amministrativo. Un uomo sopravvissuto a un tempo in cui le parole avevano senso e i fatti seguivano la ragione, non la pancia. Per questo non si trovava a suo agio nelle campagne elettorali, con un’esultanza contenuta perfino quando fu eletto sindaco, quasi a disagio nei brindisi, schivo nel ricevere i complimenti e gli auguri. Dietro questo contegno signorile da uomo dell’ottocento c’era la lucidità e la caparbietà della concretezza, la convinzione (datata?) che le ragioni dovessero comunque prevalere sulle passioni. Ognuno di noi ha ricordi personali, a tutti, anche ai suoi avversari politici, ha lasciato un ricordo di onestà intellettuale, mai sopra le righe. Un uomo. E se davvero ogni morte di uomo ci diminuisce, come ha scritto il poeta, la campana suona davvero per noi….

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