Abbiamo visto in questi giorni decine di foto di infermieri, dottori, operatori sanitari, accasciarsi sui computers, stendersi sopra e dentro scaffali distrutti dalla stanchezza, dallo stress che si é fatto giorno dopo giorno insostenibile. Le loro case sono ormai le corsie degli ospedali colmi di umanità sofferente, loro davanti a tutti da settimane in prima linea a tentare di arginare ondate di sofferenza continue, inarrestabili, loro a rischiare di venirne travolti ogni momento. La loro vita messa a repentaglio per salvare altre vite, una corsa contro il tempo, con strutture sempre piú insufficienti. Ma c’è un aspetto che trascende quello professionale, pur altissimo, é quello umano: sono i loro occhi ad affondare l’ultimo sguardo in quello dei morenti, i loro occhi che in quel momento diventano per l’ammalato quelli di figli, genitori e fratelli lontani, é loro l’ultima parola di conforto, loro l’ultima mano a farsi carezza. Loro, solo loro possono tentare di alleviare la solitudine della fine….
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