Si può chiamare “festa” un giorno in cui si celebra la grande Messa della Madonna della Torre nel grande vuoto della chiesa, nel grande prato deserto? Eppure le campane hanno suonato. Le campane che hanno chiamato a salve all’ecclesia, all’assemblea, alla festa di popolo.
Il popolo sparso nelle proprie case, i pochi che stavano nel santuario a distanza, le mascherine sula bocca. Eppure c’era l’organo, il canto, c’è stata la preghiera dei fedeli che stavano altrove, che hanno seguito la cerimonia dalle case, trasmessa dalla televisione.
Un’ecclesia sparsa nei paesi sottostanti e un’atmosfera catacombale dentro, il sindaco con la fascia tricolore a rappresentare anche un’altra assemblea, quella civica, quella di tutto il paese che per la sua Madonna oggi sarebbe salito in una giornata di sole splendente di maggio, ci sarebbero state le bancherelle, le strette di mano, le chiacchiere festose del rivedersi, del ritrovarsi, del sentirsi uniti da qualcosa di unico e di grande, ci sarebbe stata la corale e i ragazzi che corrono sul prato, un pallone che rotola, i plaid stesi sull’erba e le margherite per un pranzo al sacco e là sotto, in paese, il suono delle giostre che girano con il sottofondo musicale.
Un tempo per una pandemia ci sarebbe stata una lunga processione per invocare l’aiuto, l’intercessione dell’Avvocata nostra.
Ricominceremo ma non saremo più gli stessi, don Angelo, il prevosto, l’ha detto nell’omelia che sembrava quella solitaria di don Camillo nella chiesa allagata al tempo dell’alluvione del Polesine, parlava a una chiesa vuota per farsi sentire più lontano, dove la gente conservava la fede e la voglia di essere lassù, e a qualcuno sarà scesa qualche lacrima pensando a chi non c’è più, non ci sarà neppure alla prossima festa, non potrà più salire al santuario nemmeno il prossimo anno.
Don Angelo nella domenica che raccontava di un buon pastore che chiama le sue pecore una per una ed entra dalla porta dell’ovile, perché chi entra da altre parti è un ladro, era un pastore che parlava a un gregge sparso, ma che sapeva essere comunque in ascolto.
Ma la grande porta del santuario era chiusa e fuori il sole faceva male agli occhi, scaldava cuori lontani.