Ermanno Savoldelli
Ill.mo Direttore Bonicelli, colgo l’occasione di essere stato chiamato da un Suo lettore per alcuni commenti virgolettati riportati in un articolo de L’Eco di Bergamo in materia di commercio clusonese, per esprimere la mia personale posizione sulla questione del centro cittadino con riferimento anche all’asse centrale di viale Gusmini che, visto l’Expo, possiamo considerare il nostro Decumano (il Cardo potrebbero essere la via A.Maj verso nord e la via S. Alessandro verso sud):
Clusone non è più capitale?
Precisazione preliminare doverosa è quella che riguarda il numero dei negozi esistenti in Clusone, attualmente circa 285 oltre a circa 75 bar/ristoranti/pizzerie su quasi 8.700 abitanti rispetto ai circa 60 negozi di Rovetta su 4.000 abitanti: è chiaramente sproporzionato il dimensionamento commerciale della cittadina clusonese se non si
considera il suo storico ruolo di capoluogo dei servizi e delle attività comprensorialiche, per effetto del consistente “decentramento” e delle forme alternative di relazione con la Pubblica Amministrazione, oggi non generano più quella che era la vera forza economica di Clusone in materia di servizi e, per induzione, di commercio e di pubblici esercizi;
Troppi negozi
Sovradimensionamento delle strutture commerciali che appare ancor più evidente con la presenza di ben quattro grandi supermercati alimentari che, per la verità in questi decenni hanno soppiantato qualche decina di negozi che vendevano solo alimentari.
Sono inoltre censibili una settantina di negozi inutilizzati, ai quali forse aggiungere, in futuro, una decina di negozi nell’ex hotel Europa ed altrettanti presso l’ex Mirage: in totale avremmo circa 450 attività commerciali e di pubblico esercizio!
Dimenticato ciò che oramai non è più nel centro clusonese, proprio l’eccesso di “decentramento” ha forse rappresentato l’azione imprenditoriale che inopportunamente l’Amministrazione comunale ha agevolato o perseguito nel corso di questi decenni…
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 8 APRILE