Un cuore che fa fatica. Battiti rallentati. Carichi di speranza ma appesantiti dalla difficoltà. Il cuore del centro di Clusone, piazza Orologio, è deserto. Primo pomeriggio di una giornata nuvolosa. Un silenzio assordante. Nella piazza i tavolini del bar hanno guadagnato qualche metro rispetto agli anni scorsi. Tutti a distanze dilatate. “La legge dice un metro, noi abbiamo deciso per sicurezza di metterli a tre metri”. Sergio è solo nella piazza.
Ma nonostante le difficoltà il proprietario del bar Le roi non ha un tono lamentoso. “La principale difficoltà in questi giorni è legata al meteo – inizia a spiegare -. C’è stato un piccolo calo, ma non ci uccidiamo. Noi abbiamo riaperto da poco, il ponte del 2 giugno abbiamo stralavorato, poi nei giorni in cui piove qui non gira nessuno”.
Oltre alla distanza fra i tavolini, i titolari hanno preso autonomamente altre decisioni per salvaguardare la sicurezza di tutti. “Abbiamo fatto la scelta di non servire da bere a chi è in piedi. È qualcosa che rende molto la sera, ma preferiamo non farlo, in modo che la gente stia più tranquilla. Non dobbiamo scaricare tutte le colpe sui giovani, siamo stati giovani anche noi, è normale che stiano in compagnia. Semplicemente facendo così, quando non c’è un tavolo non si possono fermare a bere comunque come succedeva prima, quando c’era la piazza piena con centinaia di giovani”.
Una scelta che riduce gli incassi del bar, a fronte, per altro, di una spesa accresciuta. “Abbiamo una persona in più fuori che si occupa di controllare la situazione. Abbiamo messo, infatti, anche la regola di non unire i tavoli né spostare le sedie”. Regole precise per ripartire con intelligenza, dopo un lungo periodo di chiusura, che a livello economico ha messo a dura prova l’attività ma non ha fermato la volontà dei proprietari di investire. “È stato un danno grosso sicuramente, ma è stato così per tutti. Siamo nell’ordine delle decine di migliaia di euro: erano 3 mesi in cui c’erano diversi ponti, ma è stata l’occasione per svolgere diversi lavori nel locale. Praticamente invece di incassare… ho speso”, sorride Sergio. “Ma non mi lamento, se mai il problema è che Clusone di giorno è così, non gira nessuno, la piazza vive solo per il turismo”.
Un settore che secondo Sergio richiederebbe un radicale ripensamento per essere rilanciato. Insomma, problemi che affondano le proprie radici ben più in profondo della quarantena legata al coronavirus. “Da 40 anni il nostro problema è l’assenza di cultura turistica. Non sappiamo cosa vuol dire fare turismo. La nostra zona è fantastica, viene gente da Parigi e resta senza respiro di fronte alla bellezza che vede qui. Purtroppo però non abbiamo nulla, anche solo a livello di passeggiate o bici, eventi legati al green. Pensa che mi è capitato di una signora che dopo due settimane che era qui in vacanza mi ha detto di non essere mai riuscita ad andare in Presolana, ha cercato diversi modi, un taxi o qualcosa di organizzato, ma non c’è nulla. E attenzione che non intendo dare la colpa alla pro loco, che non c’entra, ma a noi commercianti ed esercenti. Abbiamo l’oro davanti agli occhi ma non lo vediamo…”.
Accanto a chi ha dovuto restare chiuso per diverse settimane, c’è anche chi è sempre rimasto aperto. O quasi. “Ho chiuso solo una ventina di giorni perché sono stato io in quarantena avendo preso il virus – inizia a raccontare Andrea, titolare di un negozio di alimentari all’inizio della piazza -. Poi sono stato aperto dal giovedì al sabato solo al mattino, ma la gente era pochissima. A Pasqua di solito lavoriamo molto, invece quest’anno c’era meno gente rispetto ai giorni normali perché la gente non si poteva muovere. La gente del posto, del resto, va nei supermercati…”.
Qualcosa è migliorato negli ultimi giorni. “Con le aperture è arrivata gente dagli altri paesi. È bello tornare a vedere tanta gente, anche solo per chiedersi come si sta, magari avevi paura di non vedere più qualcuno. Il calo si è sentito di sicuro, ma io resto ottimista: le previsioni per i prossimi mesi è che ci sia tanta gente a Clusone, molti dovrebbero venire nelle seconde case sia per i problemi economici sia per le regole del distanziamento”…
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