“Le RSA che hanno riaperto l’hanno fatto sotto la spada di Damocle della loro responsabilità penale. Così la situazione degli ingressi in Casa di Riposo non è difficile, è semplicemente tragica” – dice una persona che in RSA lavora da 20 anni, in un ruolo dirigenziale, in un ricovero della nostra Valle -. “Quando finalmente è arrivata, con ben 10 giorni di ritardo sul previsto (la data annunciata era quella del 29 maggio, ma è arrivata a giugno inoltrato, n. d. r. ) la tanto attesa delibera regionale in merito, si è capito che alle condizioni richieste non si sarebbe potuto accogliere nessuno. La Regione vuole la nomina di un ‘referente Covid’ che ‘governi’ il virus, come se ogni RSA non avesse già il suo medico, il Direttore Sanitario! Solo che lui, secondo la delibera, non può garantire nulla! La procedura per gli ingressi è inoltre quanto mai farraginosa: si richiede a chi vuol entrare di aver fatto sia il test sierologico che il tampone, ma non si dice a chi rivolgersi per fare questi esami, e del resto le USCA non li fanno, e nemmeno il medico di base se la persona è asintomatica… Ammesso poi che l’aspirante all’ingresso in RSA riesca a fare queste analisi e risulti positivo, deve stare in isolamento domiciliare; ma gli anziani richiedenti sono persone che hanno bisogno di assistenza, altrimenti non chiederebbero di essere ricoverati. E se devono stare soli a casa, chi li assiste? Ancora: la RSA deve garantire che l’isolamento avvenga in modo ‘idoneo’: ora, se l’anziano sta al suo domicilio, come fa la RSA a garantirlo? Se invece il tampone è negativo, va ripetuto dopo 14 giorni, e solo alla seconda prova di negatività l’anziano può finalmente essere accolto nella struttura”….
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