SAN LORENZO – ROVETTA – Giacomo, Mari e l’ultimo viaggio di mamma Liana. Il Covid, i mesi terribili tra speranza, paura e quegli angeli custodi

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Martedì pomeriggio, sono da poco passate le 14,30, il cielo è azzurro, l’estate è arrivata e si fa sentire. Si fa sentire come le mille emozioni che si leggono negli occhi lucidi di Giacomo (che è assessore al Bilancio del Comune di Rovetta) e di Mari, che di cognome fanno Benzoni. Due fratelli, uniti da un’esperienza terribile vissuta negli ultimi mesi, che s’è portata via per sempre la mamma, Liana Scandella.

Giacomo è un imprenditore, è seduto alla sua scrivania, continua a mischiare il fondo del bicchiere vuoto cercando le parole da dire. C’è anche Mari nella sala riunioni della sua azienda, la SIS di Rovetta, è vuota come il bicchiere di Giacomo, silenziosa, ma piena di pensieri che rimbombano ovunque. Ci sono storie come questa che sono difficili da raccontare anche dopo mesi, ferite ancora aperte che chissà se il tempo riuscirà mai a rimarginare. Storie che non puoi dimenticare, storie che lasceranno una cicatrice indelebile al cuore. Pagine di vita e di morte in cui ci leggi la rabbia, la paura, l’impotenza, l’amore infinito. Giacomo è un fiume in piena, lui il Covid l’ha guardato in faccia, l’ha combattuto e l’ha vinto. Mari parla con un filo di voce tremante, lei che ha seguito mamma da vicino e anche da lontano, 50 giorni di ospedale tra telefonate, videochiamate e gli angeli custodi di cui parleremo qualche riga più giù. Ma riavvolgiamo il nastro di questa storia, “che vorrei fosse di speranza”, dice Mari. E lo sarà.

Tutto è partito attorno al 20 di febbraio – inizia Giacomo – mio zio aveva una malattia degenerativa, ha iniziato a stare male ed è stato accompagnato al pronto soccorso di Seriate. Era notte, è stato seduto su una sedia per nove ore, il giorno dopo l’hanno fatto tornare a casa. In pochi giorni la situazione è peggiorata, aveva preso il Covid in quei corridoi, lui per la sua malattia non usciva mai da casa e dove potrebbe averlo preso se non lì? Una forma aggressiva che se l’è portato via in pochi giorni. Solo che a casa sono andati a trovarlo mia mamma, le mie zie, il fratello… anche se io avevo già iniziato a tenere tutti separati, perché lavorando nell’ambito della sicurezza sapevo già a cosa saremmo andati incontro. Io infatti non ho più messo piede nella casa dei miei genitori… tranne una volta, per mamma. Si sono ammalati tutti. E anche io”….

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