Pasquale, detto “Ol campaner”, è stato per molti anni il mio secondo nonno. Mi contattarono i familiari per seguire la moglie, Maria. Originaria di Romano Lombardo, fu presa in moglie da Pasquale Castelli, orgoglioso abitante di Cirano (frazione di Gandino). La moglie fu presto ricoverata alla casa di riposo di Gandino, e morì pochi anni dopo. Donna semplice e servizievole. Continuai a seguire il marito, per sei o sette anni, ogni settimana. In quell’ora di “fisioterapia”, fra me e Pasquale nacque un rapporto “nonno-nipote”. Pasquale nacque il 4 gennaio 1928 e spesso mi diceva: “Per quattro giorni non sono del ’27”; sembrava ci tenesse molto a volersi proiettare ancor di più nel passato. Lo appassionavano i racconti della sua infanzia e gioventù. Da bambino si dilettava a catturare gli uccellini, nella zona della poiana, sopra Peja, per poi venderli in un negozio di Bergamo, dove ci andava in bicicletta. Da ragazzo apprese l’arte del suono delle “campanine” che per molti anni continuò a suonare sul campanile della Basilica di Gandino; una passione di famiglia. Poi perse quattro dita, dentro un telaio. Una mano “quasi persa”, ma la passione che continuava a pulsare nel suo sangue. Durante gli anni della guerra prendeva la sua bicicletta ed andava al lavoro a Romano Lombardo, già da quando aveva 12 o 13 anni; fu in quella cascina che conobbe la sua amata. A Romano Lombardo scendeva per lavorare la terra e curare il bestiame; di ritorno a Cirano, a fine settimana, caricava chili e chili di grano sul manubrio della sua bici per portare da mangiare anche ai suoi fratelli e genitori. Naturalmente doveva compiere quel viaggio nel buio più profondo, per evitare di essere fermato dai Tedeschi, che dopo l’8 settembre 1943, occuparono l’Italia. Conosceva i posti di blocco, come quello di Albino, e così sceglieva le “strade” alternative; una volta, una guardia del sistema, lo ammonì; un ragazzino così in tenera età poteva essere preda dei nazisti tedeschi e fare una brutta fine; Pasquale era all’oscuro della presenza degli invasori. Mentre me lo raccontava (fra il 2010 e il 2016 circa) sentivo scorrere l’adrenalina nelle sue vene, gli occhi si bagnavano di lacrime. Mentre mi raccontava dei suoi cognati di Romano Lombardo, comprendevo quanto quei legami fossero rimasti vivi, nel tempo. Sono queste le storie che mi hanno fatto crescere….
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