NEMBRO – Piero Pulcini: 5 mesi di ospedale e 50 giorni di terapia intensiva per sconfiggere il Covid: “Sono tornato dall’altro mondo”

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Una ‘via crucis’ lunga cinque mesi, scandita da numeri che probabilmente ne fanno un record nel suo genere: 7 giorni di febbre a 40, 50 giorni di terapia intensiva, 151 giorni senza poter vedere nessuno dei suoi famigliari, 25 chilogrammi persi (da 83 a 58), 2 mesi di riabilitazione per recuperare le funzioni fondamentali come il linguaggio, la deglutizione, il senso dell’equilibrio… La cruda realtà delle cifre non basta però a raccontare tutta la drammaticità della vicenda vissuta da Piero Pulcini, architetto, 64 anni, tornato a casa il 28 luglio scorso ed accolto dall’abbraccio corale non solo dei suoi Cari ma di tutti i vicini e degli amici del CAI: la via parata a festa con palloncini  d’ogni colore, grandi striscioni di ‘bentornato’,  musica e canti di saluto:

“Mi sono profondamente  commosso per questa dimostrazione di affetto – dice Pulcini – una bellissima festa; ma ciò che più mi ha emozionato è stato il pianto dirotto di mia mamma Virginia, che ha 93 anni: lacrime di gioia che per un momento hanno come cancellato i mesi di  dolore e di sofferenza, ancora adesso il solo pensiero di questa donna forte che mi abbraccia stretto e mi inonda di lacrime di felicità mi fa accapponare la pelle”.

Il tributo di ansia e di sofferenza è stato pagato pesantemente soprattutto dai famigliari dell’architetto: la moglie Serenella Foresti, i figli Vanessa, che abita nella stessa casa del padre con la sua famiglia, e il figlio Mauro, che vive e lavora a Barcellona ma che è tornato apposta per abbracciare il padre finalmente uscito dal tunnel del Covid-19.

“Dopo il Covid-19 papà è stato colpito da altre patologie perché il virus aveva deteriorato altri organi vitali oltre i polmoni – spiega la figlia Vanessa – Diciamo che si è salvato proprio per il rotto della cuffia perché aveva in fisico forte ed allenato ed un atteggiamento positivo nonostante tutto. Anche adesso, a casa, si impegna molto negli esercizi, lui vorrebbe recuperare in fretta, ma è ancora debole e si stanca facilmente”.

La via crucis di Pulcini comincia a metà febbraio scorso: febbre a 40 ma i medici, considerato che non ha problemi di respirazione, gli dicono di stare a letto e di curarsi con la Tachipirina. Però dopo 8 giorni le cose non migliorano e, dietro le reiterate insistenze dei famigliari, viene ricoverato:

“A Seriate mi sembrò di entrare nella scena di un film, l’ospedale era un’infermeria di guerra, con i malati che riempivano anche i corridoi..

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