Giuseppe Belingheri*
Caro Direttore,
non posso assolutamente accettare alcune considerazioni pesanti, nonché mistificatorie della realtà, contenute nell’ultimo editoriale di Araberara, intitolato “Finale amaro al Fantoni” scritto dal tuo valido e autorevole collaboratore Giovanni Cominelli. Spiace innanzitutto dover controbattere nettamente ad un amico che stimo come competente saggista che scrive e dibatte su giornali, riviste e simposi culturali . Ma “Amicus Plato, sed magis amica veritas” (Platone mi è amico, ma di più la verità) scriveva, ancora prima di Cristo, un certo Aristotele. La verità che io voglio difendere, in questo caso, contraddice quanto affermato dall’amico Cominelli che nella sua lodevole e ben argomentata difesa che fa dell’insegnante in questione – alla quale va tutta la mia solidarietà per il doloroso infortunio subito – arriva a tranciare giudizi pesanti, ma inappropriati, sulla scuola e i suoi rapporti col territorio, nel nostro contesto proprio dell’Istituto Fantoni.
Nel bel mezzo del suo fervente e articolato discorso Cominelli scrive: “Occorre, tuttavia, constatare che l’istituzione scolastica, a sua volta, si vive come un santuario separato del sapere. Tale separatezza, d’altronde, nasce dal fatto che l’Istituto scolastico (Fantoni) è solo il ganglio locale di una rete amministrativa nazionale. Lo Stato centralista lo ha voluto staccato dalla società e dal territorio. … Perciò l’istituzione scolastica si vive e si comporta come un punto di erogazione burocratica di diploma al pubblico, un po’ come l’INPS o l’Agenzia delle Entrate. … I Presidi tendono a fare i burocrati amministrativi e gli insegnanti a chiudersi in una sorta di “repubblica degli unici”. Altro che “comunità educante”!” Cominelli per motivare le sue ingiurie alla nostra Scuola porta appunto come esempio la vicenda della professoressa con “finale amaro” con cui titola il suo editoriale.
Sono d’accordo con lui sul fatto che sono tante le anomalie che hanno portato a concludere tristemente l’attività didattica e la storia personale della docente in questione. Tutto questo, tuttavia, non dà diritto a Cominelli di sparare ad alzo zero sull’ambito familiare e scolastico del nostro territorio. Potrei rovesciare lo schema, affermando che l’esito negativo di questa storia è semplicemente una delle eccezioni che confermano la regola di buona prassi scolastica dell’istituto scolastico Fantoni di Clusone e di tutte le componenti sociali e familiari del suo contesto locale, anche se lui non vede nulla di tutto questo. Ma non voglio mettermi sul piano semplicistico e riduzionista del collaboratore di Araberara….
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