LA STORIA – CASTRO – Giulia, insegnante: “Lavoro a Tavernola, e questa è l’odissea della vita di una precaria tra errori e ingiustizie delle scuola italiana”

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Giulia Gualeni è di Castro, fa l’insegnante a Tavernola, ama il suo lavoro, così come lo amano migliaia di ragazze che insegnano come lei ma che si trovano in mezzo a un mondo fatto di precariato, insicurezze e decisioni che arrivano dall’alto senza tenere conto delle esigenze né degli insegnanti e tanto meno dei ragazzi. Questa è la sua storia. 

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«Mi chiamo Giulia, ho 30 anni e sono un’insegnante precaria alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione da sette anni. Anni preziosi e ricchi di soddisfazioni, di crescita, di Amore per i miei ragazzi, ma anche – ahimè – di maturazione di consapevolezze su quanto sia difficile e ingiusta la vita da precaria. 

Ogni anno vengo licenziata a giugno e riassunta in un giorno imprecisato di settembre(?), ottobre (?) in un qualche Istituto Comprensivo più o meno vicino a casa (la scelta non dipende mai da me). Ogni anno il primo luglio chiedo un sussidio di disoccupazione che mi spetta e trascorro ogni estate con l’angoscia per la situazione di incertezza che vivo, incertezza causata dalla mia condizione di “precarietà”.  

Economica, prima di tutto: mi trovo spesso nella situazione di non poter programmare una vacanza, di dover rimandare l’acquisto di un computer, perché gli enti che dovrebbero tutelarmi ancora una volta hanno tardato nel pagamento di ciò che mi spettava (Tfr, indennità di disoccupazione etc..), e perché io, stupidamente e ingenuamente, avevo ancora una volta confidato nella puntualità e nella serietà dell’operato della macchina statale italiana.  

Precarietà logistica, in secondo luogo: dove insegnerò? quando riprenderò a lavorare? rivedrò i miei ragazzi? Riuscirò a portarli agli esami e a vedere il loro percorso di crescita?  Incertezze, domande e sconforto che ogni docente precario conosce bene, e alle quali solo il tempo e l’attesa sanno rispondere. È la dura vita dell’insegnante precario, retribuito quando arrivano i fondi agli enti di competenza (a volte dopo cinque mesi di attesa, come accaduto a me nell’estate del 2018), mercenario al soldo del Ministero, che “recluta”, “assegna” e “nomina” (terminologia presa dal lessico militare) dove serve e quando serve.  

Ora però, e parlo a nome di tanti precari nel mondo della scuola statale pubblica, mi trovo obbligata a denunciare quanto accaduto nella procedura di reclutamento dei docenti per l’avvio del nuovo anno scolastico.  Non nutro certo la speranza che questo sistema possa cambiare, ma come essere umano e come insegnante di storia appassionata sento forte dentro di me l’imperativo morale della testimonianza. Testimonianza che, mi auguro, potrà perlomeno sensibilizzare alcune coscienze e far riflettere madri, padri sulla poca serietà con cui è gestita l’educazione dei loro figli. Accade che, tra luglio e agosto 2020, ai precari storici e alle nuove “reclute” viene permesso di aggiornare telematicamente il punteggio nelle graduatorie, punteggio dato dalla somma di alcuni parametri quali servizi lavorativi, titoli di studio, certificazioni etc.. io e altre 200.000 persone in tutta Italia compiliamo la piattaforma dedicata e piena di cavilli da soli, senza un aiuto concreto da parte degli enti che dovrebbero tutelare la nostra categoria lavorativa (enti che tuttavia non abbiamo mai smesso di finanziare con trattenute mensili in busta paga), senza risposte ai diversi dubbi che ogni docente ha e che è lecito che abbia…

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