Un mezzo terremoto ha investito il novembre scorso la RSA Fondazione ‘Martino Zanchi’ in seguito alla sfiducia da parte del Direttivo che ha colpito il presidente, Serafino Gelfi, con le dimissioni dei consiglieri Giuseppe Gregis, Matteo Ghilardi e Gianandrea Morzenti, che dopo 48 ore erano stati però riconfermati dal sindaco con Gregis presidente. L e opposizioni di “Alzano viva” e della Lista ‘Insieme alla guida della città’ erano scese sul piede di guerra e volevano capire le motivazioni a monte dell’immediata decisione del primo cittadino, lamentando anche il fatto che egli avesse ‘fatto tutto da solo’.
Noi perciò avevamo voluto sentire i diversi pareri dei protagonisti di questa vicenda. Serafino Gelfi, geometra in pensione, era presidente dal 2016, quando aveva distribuito incarichi specifici a tutti i consiglieri:
“Incarichi che essi non hanno mai svolto per cui dovevo arrangiarmi a fare tutto – aveva affermato Gelfi -. Mi hanno sfiduciato sulla base di accuse generiche e posso solo ipotizzare che abbia suscitato malumore la mia decisione del settembre scorso, presa dopo un incontro coi sindacati, sulla cassa integrazione dei dipendenti. Anche riguardo al mio mandato per la ristrutturazione della parte vecchia della Casa, i cui lavori sono tuttora in corso, ho sempre relazionato puntualmente al Consiglio. Quanto all’accusa di non rapportarmi abbastanza con l’Amministrazione Comunale, credo e sostengo che il Comune e la Fondazione hanno finalità diverse: il Comune pensa al bene dei cittadini, la Fondazione a quello degli ospiti. Le ‘incomprensioni’ sull’andamento generale della RSA? A parte che problemi di bilancio non ce ne sono, in questi ultimi nove mesi sono sempre stato presente, mentre i Consiglieri venivano solo alle riunioni: ho sempre seguito il cantiere, ho sempre verificato tutti i conti facendo risparmiare alla Fondazione cifre non indifferenti e, pur essendo abbastanza stanco, avrei tanto voluto concludere il mio mandato con i lavori conclusi, mancano solo 3 mesi all’ultimazione dell’ultimo piano della struttura…Mi era stato chiesto di fare un passo indietro e di rimanere in Consiglio, ma non ho voluto perché ero e sono convinto di aver fatto sempre il mio dovere, ma i tre consiglieri hanno fatto cadere il Consiglio e tutto è passato nelle mani del sindaco il quale, anche su sollecitazione del Prefetto, a sua volta sollecitato dal personale e dal sindacato, ha nominato in fretta un nuovo Consiglio, rifiutando la mia disponibilità ad una…ricucitura dei rapporti per giungere alla fine del mio mandato, con la motivazione di non meglio specificate ‘discordie’. Temo inoltre che le motivazioni delle dimissioni dei tre consiglieri il sindaco non le avesse nemmeno lette…Comunque ha sostituito solo me”…
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