Il periodo difficile che stiamo passando ha causato gravi danni all’economia e alla sanità del nostro paese, ma non solo, perché c’è un altro “settore” che sta soffrendo la pandemia: la Chiesa. Purtroppo le persone che oggi si avvicinano alla fede cristiana sono sempre meno, con una notevole diminuzione della partecipazione alle attività ecclesiastiche da parte dei giovani. Un distanziamento che rischia di avere grosse ripercussioni sul futuro della comunità di cristiana. I giovani di oggi, rispetto al passato, sono più inclini ad abbandonarsi a passatempi, come videogiochi e social network. Le criticità del periodo, purtroppo, hanno accentuato maggiormente questo distanziamento dalla fede cristiana. La religione resta una delle poche certezze di questi difficili mesi, in quanto ci permette di affrontare i dubbi e le difficoltà quotidiane. L’emergenza Coronavirus ha ridimensionato le comunità cristiane: “Quando pensiamo a come i fedeli vivono la fede – spiega il Don di Solto Collina, Esmate, Riva di Solto e Zorzino Lorenzo Micheli – , il pensiero comune, in genere, corre subito alle nostre chiese e alle nostre comunità parrocchiali. In questo periodo le attività della comunità cristiana sono state ridimensionate e, quindi, anche la vita della fede ne ha subito uno scossone. Potremmo dire che questo è stato, e lo è ancora, un periodo di prova. Anche la morte che ha bussato in tante case è stata una prova; è una prova nella fede, perché ogni volta che una persona ci lascia, la domanda della fede ritorna, con le parole di Marta a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. E nelle nostre comunità abbiamo avuto tanti lutti in questi mesi”. La pandemia ha causato diverse difficoltà economiche e sanitarie, ma anche sociali: “A livello sociale sono sotto gli occhi di tutti anzitutto la crisi economica, ma anche le difficoltà dovute al distanziamento, in quanto non siamo fatti per stare da soli. Purtroppo, alcune difficoltà le trascineremo anche nei prossimi anni, perché ci siamo abituati a vedere l’altro come una persona dalla quale stare lontano, un possibile “contagiatore”, uno che può farmi del male, quasi come se fosse un nemico da tenere lontano. A livello parrocchiale molte attività sono saltate. Per esempio nel primo periodo anche le chiese, pur rimaste sempre aperte, sono state inaccessibili per le celebrazioni”. Quindi ci si è dovuti reinventare un modo per vivere la comunità cristiana”. Il Don si è adoperato, attraverso diverse iniziative, per non far mancare la sua vicinanza ai fedeli…
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