CLUSONE – Pierino, figlio del pittore Francesco Frosio: “La sua Clusone non lo ha valorizzato abbastanza”

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Una casa piena di quadri bellissimi che riempiono ogni parete, e uno studio pensato ed arredato dall’artista che aveva costruito con le sue mani anche i mobili improvvisandosi falegname: è qui che incontro Pierino Frosio, figlio novantenne del pittore Francesco –detto Cecchino – che a Clusone, città in cui ancora si possono ammirare parecchi suoi lavori, come le decorazioni a fresco sulla facciata dell’edificio che ospita la Pasticceria Giudici,  forse non ha ancora raccolto tutta l’ammirazione che merita…

“L’ultima sua mostra è stata nel 2010, presso il Museo della Basilica, e francamente è stata un flop, i visitatori sono venuti numerosi da fuori, mentre i ‘baradelli’ non si sono fatti vedere, con grande dispiacere di don Nicola Morali e di Mino Scandella, organizzatori della mostra stessa e grandi estimatori dell’opera artistica  di mio padre” – dice Pierino.

Forse la vecchia storia del ‘nemo propheta in patria ’?

“Può darsi, o forse semplicemente disinteresse, chissà…Ma è certo che le maggiori soddisfazioni  da questo punto di vista, a mio padre sono venute da ‘fuori’,  dalle esposizioni delle sue opere in molte città non solo italiane ma anche all’estero”.

Francesco Frosio, nato a Clusone nel1905 e scomparso nel 1979, come pittore era praticamente un autodidatta:

“Aveva studiato decorazione nella bottega del grande Maestro Fermo Taragni, che l’allora Mons. Angelo Roncalli, delegato pontificio in Bulgaria, aveva chiamato a lavorare a Sofia definendolo  ‘artista insuperabile e maestro insigne del colore’ e che mio padre considerava il suo secondo padre, parlandone sempre con affetto e venerazione.  Molte opere di ornamentazione di mio padre decorano tuttora palazzi pubblici, residenze private e chiese a Clusone e nella nostra provincia,  ricordo che io stesso, da piccolo, gli davo una mano ‘bucando’ i cartoni propedeutici alla realizzazione dei suoi affreschi. Ancora nel ’72 fece lunghi soggiorni a Johannesburg, in Sud Africa, per decorare la casa dei fratelli Bonadei. Nel 1945, forte della padronanza acquisita del disegno e del colore, cominciò a dedicarsi anche alla pittura ad olio su tela con paesaggi, ritratti e nature morte, conducendo nel contempo la sua impresa di tinteggiatura che contava parecchi operai e che gli consentiva di mantenere la sua famiglia, la moglie e i quattro figli di cui due, purtroppo, persi in giovane età”…

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