Matteo arriva dalla Fiorine, direzione Castione. Dove è uno dei responsabili della Comunità maschile che rientra nel gruppo di Don Chino Pezzoli ‘Promozione Umana’, la cosiddetta ‘Baita San Luigi’ nella località che qui tutti conoscono come il ‘Biliardo’ per la sua caratteristica forma geografica, un altopiano a 1123 metri circondato da boschi.
Ventitre posti, tutti occupati, con liste di attesa. Matteo Bonomi, sposato, un figlio e una bimba in arrivo ad aprile, racconta questo viaggio cominciato tanti anni fa, quando la droga era completamente diversa da quella di oggi, cosi come i tossicodipendenti, che sono cambiati.
Matteo, 45 anni, lavora qui da una vita, ma prima di arrivare qui la droga l’aveva vissuta sulla propria pelle: “Ero alla sede di San Giuliano Milanese, la sede di Promozione Umana, di don Chino Pezzoli, quando si entrava si veniva affiancati da chi il percorso lo aveva già fatto, e la stessa cosa ho fatto anche io dopo, quando stavo meglio. E quando sono uscito ho sentito forte l’esigenza di trasmettere la mia riconoscenza e la mia esperienza ad altri ragazzi. Io sono stato aiutato e io volevo aiutare”.
La droga in questi anni è cambiata molto: “Tantissimo, sono cambiate le sostanze, la cocaina costava 200 mila lire al grammo, adesso la vendono a 10, anche a 5 euro, tutta porcheria chimica. E’ cambiata molto anche la figura del tossicodipendente, prima l’eroinomane lo individuavi subito, e l’eroina causava una forte dipendenza fisica, si curava l’astinenza fisica ma poi il recupero era più facile, ora è diverso, la dipendenza fisica è solo uno dei problemi e non certo il più difficile, ora le droghe chimiche, pasticche, acidi, ecc causano danni gravissimi psichiatrici, stiamo lavorando anche con i Cps del territorio, c’è bisogno di un supporto anche dal punto di vista psichiatrico”.
Di eroina ci si fa di meno: “Sì, su 23 ragazzi che stiamo seguendo, 3 sono eroinomani e 18 poliassuntori. Ormai si trovano tutti i tipi di droghe ovunque, anche in internet, acidi, pasticche, chetamina, di tutto. E’ molto più facile e costa meno e anche l’età media si è abbassata. Prima la cocaina la trovavi solo alle feste di un certo tipo ed era fuori budget per tutti, adesso te la offrono ovunque ed è tagliata con sostanze chimiche che fanno malissimo”. Che età hanno i vostri ospiti? “Dai 18 ai 50 anni. Il percorso dura 3 anni, ci sono 4 fasi, a qualcuno forse tre anni sembrano troppi ma in realtà ci vorrebbe più tempo”.
L’inizio è sempre lo stesso, le canne, anche se anche quelle sono cambiate, in peggio: “Il thc, il principio attivo, delle canne, è 5 o 6 volte superiore rispetto a quelle di una volta, e hanno inserito anche l’ammoniaca e altre sostanza dannose, quindi provocano allucinazioni, ne basta una e ci si sballa già. L’età media è diminuita molto, ragazzini di 14 anni, abbiamo molte richieste anche per minorenni, abbiamo 23 posti accreditato, in tutte le comunità ci sono 500 posti, siamo sempre pieni, prima di venire da noi vedono passare dal Sert. Serve una diagnosi fisica del ragazzo, in sostanza basta un esame del sangue o del capello, ci vuole la certificazione della dipendenza, poi si può accedere, il ragazzo viene indirizzato in uno dei nostri centri. I primi tre mesi sono i più difficili, il ragazzo viene come strappato dal suo ambiente, dal suo contesto, passa da una vita disordinata a un contesto ordinato, fuori non avevano regole da rispettare, qui è tutto scandito da regole, qui si vive in convivenza, ci sono psicologi che fanno colloqui individuali, i ragazzi vengono monitorati a livello fisico, lavorano. Abbiamo una stalla, con mucche, maiali, galline, due asini. Abbiamo un guardaroba, la cucina, un laboratorio dove assembliamo materiale per conto terzi, insomma, i ragazzi lavorano. I primi tre mesi si lavora sul recupero psicofisico, i ragazzi arrivano debilitati, sia fisicamente che psicologicamente, una volta a settimana facciamo una partita a pallone, una passeggiata in montagna, insomma, un recupero fisico e mentale che all’inizio va di pari passo”.
Tempo libero c’è? “Si ma è gestito da noi, hanno un tempo di socializzazione, tutti insieme, giocano, stanno insieme, non è possibile isolarsi, è pericoloso per loro stare soli”. Come è la situazione qui in valle? “Brutta, Ardesio, Clusone, Ponte Nossa, Rovetta, Castione, c’è molta droga ma in ogni paese anche nel più piccolo c’è qualcuno che fa uso di sostanze e di alcool. Usano di tutto, davvero di tutto, pastiglie di tutti i tipi, psicofarmaci mischiati all’alcol, si va nel delirio, si diventa dipendenti da tutto. Prima bisogna togliere la dipendenza fisica, li si aiuta all’inizio col metadone, poi via via si toglie tutto, ma poi c’è la dipendenza psicologica, bisogna lavorare a fondo su quella”.
A Castione ci sono 4 responsabili con esperienza, 4 psicologi e un educatore professionale: “Una bella equipe, don Chino ha creato un incrocio tra esperienza e professionalità, noi abbiamo l’esperienza di chi ha già fatto questo percorso in comunità, abbiamo i mezzi e l’esperienza per aiutare queste persone”.
Tu come avevi cominciato? “Come tutti, i primi spinelli a 14, 15 anni, birra e spinelli, poi mi hanno offerto una riga di coca e poi l’eroina, insomma, cominciano tutti così”…
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