benedetta gente

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    La Chiesa è disposta a benedire le uova (di Pasqua), ma non le persone. Mentre il mondo boccheggia sotto la pandemia, in Vaticano trovano il tempo di discutere e sentenziare sull’omosessualità e sugli omosessuali: “dico, proferisco e sentenzio”, per citare Manzoni, che tali unioni non s’han da fare e non possono essere benedette. Amen. In questo anno terribile la Chiesa ha perso un’occasione per dare risposte a domande rimaste nel groppo in gola che soffoca vite, passioni, sentimenti, fedi e speranze. Appunto, fedi. Chiese sempre più vuote, parroci che applicano al contrario la parabola del buon pastore, si rintanano negli ovili con le poche pecorelle rimaste e quelle perdute vadano al diavolo. Una concezione catacombale di ritorno. E ancora quella fregola del sesso, ossessione di una Chiesa che ha sempre meno apostoli che perlopiù predicano bene (si fa per dire, omelie noiose e datate) e razzolano male.

    La pandemia è stata vissuta (ancora!) negli ovili (e nei covili) come un “castigo di Dio”. Il Vecchio Testamento che fa (ancora!) aggio sul Nuovo. Quando l’uomo si è sentito impotente, nella sua storia, si è sempre rivolto agli dei e a Dio. I santuari erano vissuti come sorgenti di “grazie”, addirittura sono stati eretti come “voti” per aver in qualche modo preservato dalle disgrazie. Disgrazie e grazie non facevano solo rima, erano consequenziali. Invece in questo anno di disgrazie tutto chiuso per mancanza di… utenza, prima ancora che per le restrizioni sanitarie, nessuna “grazia” da chiedere, meglio la scienza che poi riserva le sue grandi delusioni, ma è comunque più affidabile, al netto delle mattane complottiste e negazioniste e di quelle sui vaccini.

    Dio è morto? Perlomeno è atono o sono spenti i suoi “microfoni”. La Chiesa sembra assente, un Papa solitario predicatore di misericordia e speranza e un quadrato di ufficiali di complemento (Vescovi) in disarmo e caporali (parroci) allo sbando. L’esercito si è squagliato. Eppure la Chiesa cattolica ha il messaggio più dirompente e rivoluzionario che sia mai stato dato sulla madre terra: “Risorgeremo”. Se prima ci si accontentava del “non omnis moriar” di Orazio (non si muore del tutto, anche se Orazio pensava alla sua opera letteraria più che all’anima), con Gesù c’è un salto di prospettiva, si risorge in anima e corpo, ci sarà un giudizio sui buoni e i cattivi (e qui già Socrate ne discuteva con gli scettici del suo tempo), insomma si farà non solo giustizia ma ci sarà una “vita eterna”, tutta da immaginare ma “certa”.

    La fiacca, residua predicazione di un messaggio così consolatorio si è andata perdendo nelle nebbie di dispute che sembrano quelle sul “sesso degli angeli” (non un semplice modo di dire, è stata una disputa secolare irrisolta che ha appassionato i teologi). Come adesso questa sull’omosessualità.

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    Ps. Ceterum censeo… rimango dell’idea che se si chiudono le scuole, a maggior ragione dovrebbero essere chiusi i supermercati. E per i negazionisti (la sorpresa è trovarli ancora nelle nostre valli martoriate) ecco una citazione manzoniana sulla peste. Anche allora c’erano i negazionisti, don Ferrante non era un caso isolato. E trovarono il modo di farli ricredere: “Era in quel giorno morta di peste, tra gli altri, un’intera famiglia. Nell’ora del maggior concorso, in mezzo alle carrozze, i cadaveri di quella famiglia furono, d’ordine della Sanità, condotti al cimitero suddetto, sur un carro, ignudi, affinché la folla potesse vedere in essi il marchio manifesto della pestilenza. Un grido di ribrezzo, di terrore, s’alzava per tutto dove passava il carro; un lungo mormorìo regnava dove era passato; un altro mormorìo lo precorreva. La peste fu più creduta: ma del resto andava acquistandosi fede da sé, ogni giorno di più; e quella riunione medesima non dové servir poco a propagarla…”.