Palma, Arianna, Caterina e le altre ostetriche di Terre Alte: “Chiusi i reparti di maternità siamo scese in campo noi, andiamo nelle case, centinaia di km, notti insonni ma…”

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Palma arriva in redazione di corsa, che essere di corsa per lei è una costante, da anni, cosi come Arianna, due delle cinque ostetriche che fanno parte del percorso Terre Alte, primo progetto di questo genere in Lombardia, una rivoluzione per le donne incinta che abitano nei cosiddetti paesi di montagna o di periferia. Facciamo un passo indietro, qualche settimana fa nel parcheggio dell’Esselunga di Nembro ha partorito una donna di Valcanale, frazione di Ardesio, che è finita alla ribalta di tutti i media anche e soprattutto per il tema del reparto di maternità chiuso a Piario (da ottobre del 2018), reparto che era già stato chiuso a Lovere qualche anno prima e che poi è stato chiuso nei mesi scorsi ad Alzano, lasciando così sguarniti di un’assistenza tantissime donne dei paesi della cosiddetta periferia. In realtà la donna in questione non ha partorito da sola col marito nella sua Panda (con buona pace di Barbara D’Urso che l’ha chiamata decine di volte per convincerla a partecipare alla sua trasmissione) ma era assistita dalle ostetriche di Terre Alte. Già, ma cosa è Terre Alte? “Quando – racconta Palma – a ottobre del 2018 la maternità dell’ospedale di Piario ha chiuso, l’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Bergamo Est ha messo in campo ‘Terre Alte’, un progetto che riguarda i territori della Val Seriana, dalla Valgandino salendo sino a Lizzola, la Val di Scalve, l’Alto Sebino e la zona di Endine. Noi ostetriche seguiamo direttamente a domicilio le donne durante il periodo della gravidanza e dopo il parto”. Un’assistenza di quelle davvero continue, le ostetriche sempre reperibili a turno, visitano le donne direttamente a casa e le accompagnano in ospedale durante il parto, addirittura in Val di Scalve grazie ad un accordo con Areu, nel caso di una gravidanza già con dilatazione completa, la donna viene portata in elicottero in ospedale: “Un percorso che dura per tutta la gravidanza e continua anche dopo – continua Arianna – incontro di un’ora di media una volta al mese, possibilità di fare ecografie, fino a poco tempo fa facevamo anche i prelievi a domicilio, adesso abbiamo per ragioni di sicurezza vengono fatti in una palestra che abbiamo sistemato per l’occasione, un ambiente protetto, prenotiamo noi gli esami, organizziamo corsi di preparazione al parto. Dalla trentasettesima settimana di gravidanza siamo sempre disponibili h24, reperibili ad ogni ora e goni giorno”. Palma mostra una schermata del cellulare: “Vedi, qui abbiamo tutte le informazioni delle mamme che seguiamo, a che settimana sono, che patologie hanno e a seconda di quello che hanno sono evidenziate con colori diversi in modo che quando ci chiamano per intervenire sappiamo già come muoverci. Dopo la trentasettesima settimana siamo sempre reperibili e quando ci chiamano anche Areu geolocalizza la chiamata, grazie alle informazioni che abbiamo possiamo fare subito una valutazione clinica e capire se la donna può magari cenare tranquilla o farsi un bagno o se è il caso di partire subito per l’ospedale, che ne so, fosse già aperta di 8 centimetri l’accompagniamo già noi, la borsa è sempre pronta”. E le donne seguite nella propria casa si sentono davvero meglio che in ospedale: “Si sentono a loro agio, si sentono più sicure, si crea anche un rapporto di amicizia, evitano di andare avanti e indietro dall’ospedale”. Le ‘magnifiche’ cinque ostetriche arrivano da Sovere, Rovetta, due da Clusone e una da Gandino: “E poi torniamo quando il bimbo è nato, insegniamo a fare il bagnetto, controlliamo che il parto si sia chiuso, seguiamo la crescita del bimbo”, Per ogni donna un’agenda personalizzata dove ci sono tutte, ma proprio tutte le informazioni cliniche della donna che deve partorire ma anche i dati del bimbo, la curva di crescita, insomma, davvero di tutto. Terra Alte è il primo progetto di questo tipo in Lombardia, arriva dal Trentino: “A Trento avevano chiuso 7 ospedali nel giro di due anni e così hanno riorganizzato il tutto, una rete territoriale, i sanitari che vanno dalla paziente e non viceversa”. Un bacino davvero grandissimo che va dal lago all’alta montagna, ma le magnifiche cinque non si scoraggiano di certo: “Anzi, va benissimo così, anche per noi è un’esperienza davvero unica”. Palma riprende il telefono e mostra il volto di una bellissima bimba: “E’ di Valbondione, e i suoi hanno voluto chiamarla Palma”. Ecco, questo è il senso di tutto, quella gratitudine infinita che solo lo sguardo di un bimbo ti sa dare, quello sguardo che dura per sempre e va oltre le distanze che le ‘magnifiche’ 5 percorrono giorno e notte per tenere uniti paesi e valli, alla faccia della politica e dei proclami di riaperture e chiusure, qui in realtà non si è mai chiuso, loro ci sono sempre….

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