Martedì tardo pomeriggio, 20 aprile, fuori dal centro vaccini di Clusone la gente in coda è tanta, a smaltire all’ingresso il numero delle persone, i volontari della Protezione Civile che consegnano numeri in base all’orario di prenotazione e agli anziani che hanno problemi di deambulazione vengono portate carrozzine. La gente aspetta fiduciosa, esce una donna anziana accompagnata da un ragazzo: “Mia nonna ha fatto la seconda dose, adesso tiro un sospiro di sollievo, ho perso per covid lo scorso anno mio zio e mio nonno e adesso forse si ricomincia”. L’atmosfera è quella di gente stanca di aspettare ma felice di poter fare il vaccino. Poche ore fa qui a un tiro di schioppo, a Bergamo, i no vax hanno manifestato al grido ‘Nel vaccino ci sono embrioni umani e dov’è la chiesa? Il Papa?’, lì, nella città clou della pandemia, dove i camion con i morti per qualcuno sono soltanto una montatura, dove non sono passati cent’anni ma meno di un anno. Eppure qualcuno sembra uscito da un film di fantascienza o forse è davvero solo fantascienza chi parla in questo modo. L’altra faccia della pandemia, quella che è tutto e il contrario di tutto, quella fatta da 400 persone in piazza, tra cui alcuni sanitari che gridano: “Prima eravamo gli eroi della pandemia, ora se non vogliamo fare il vaccino siamo gli untori”. Quel palco montato in fretta dove dai megafoni risuonano frasi che sanno di beffa: “Le mascherine bloccano l’attività celebrale”. Oppure: “Mascherina come museruola”. Un infermiere di Brescia, Mariano De Mattia, invece dal palco grida: “Nel vaccino ci sono embrioni umani e dov’è la chiesa? Il papa?”. Alla manifestazione anche il magistrato Angelo Giorgianni che, insieme a Pasquale Bacco, ha scritto il libro “Una strage di Stato” dove sostiene anche lui che le immagini dei morti sarebbero in realtà una montatura. Sembra a tratti un film tragicomico, invece è realtà. L’accento bergamasco e bresciano fa male in questo contesto, dove ci sono stati migliaia di morti, dove a pochi chilometri il centro vaccini di Albino ha aperto in un luogo simbolo della pandemia, dove qui a Clusone la gente fa la coda per quella dose che mette al sicuro dopo che al sicuro qui non è stato nessuno. Un 92 enne in fila da mezz’ora aspetta pazientemente il suo turno per la seconda dose: “Ho fatto la guerra con le armi e questa di guerra, perché è una guerra, senz’armi fa più male delle altre, perché qualcuno non la vuole vedere e quando non si vogliono vedere, le cose vanno avanti e così non va bene, ho combattuto per la libertà e sono qui oggi perché il vaccino è la nuova libertà. Dovrebbe essere cosi per tutti. Perché non lo è?”. Già, perché? Intanto il volontario della Protezione Civile chiama il suo numero, l’uomo sorride e sorretto dal suo bastone entra felice…
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