È una giornata uggiosa di fine maggio, Rita della Giovanna è dall’altra parte del telefono, la voce squillante di chi quella passione la tiene chiusa dentro al cuore. Insieme a lei facciamo un viaggio dentro la sua passione, la pittura. “Quando piove è il momento migliore per dipingere”, ci confessa, “oppure di notte, mi capita di stare sveglia anche fino alle 3… se arriva l’ispirazione la devo ascoltare”.
Rita è originaria della provincia di Cremona, ma è bergamasca d’adozione, dal 1977 infatti vive a Gorlago. E qui continua a coltivare quella passione che porta con sé fin da quando era una bambina. “Conservo ancora i quaderni di quando ero piccola, ricordo in particolare un ritratto che ho fatto a mio papà (sorride, ndr). Poi nel tempo ho studiato, ma sempre da autodidatta… sai, ho un carattere un po’ particolare, se mi avessero detto di andare a scuola e di fare una cosa, avrei fatto l’opposto, sono un po’ ribelle da questo punto di vista, ecco il motivo per cui non mi sono mai avvicinata nemmeno al laboratorio di artisti di Gorlago… ero piuttosto diffidente, poi…”.
Ma riavvolgiamo il nastro, partiamo dalle prime opere: “Per vent’anni ho dipinto per conto mio, senza dire niente a nessuno, ho preso un po’ di libri e mi sono messa a studiare da sola. Ogni tanto regalavo qualche quadro alle amiche che venivano a trovarmi e a cui piacevano i miei dipinti, ma ho sempre tenuto tutto in segreto e a dirti la verità non so nemmeno il perché. In casa volevo qualcosa che piacesse a me e quindi dipingevo i miei quadri, i cigni, i fiori, che adoro, tutto ad acquerello. Mio marito ha sempre condiviso con me la passione per le mostre: il mio incontro con Monet ha cambiato qualcosa, è stato un amore a prima vista. Rappresentava uno stacco dalla pittura tradizionale, quella luce che si rifletteva sull’erba, i campilunghi del paesaggio… mi attirava quel suo modo di trasformare la luce…
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