“La montagna è la mia medicina da sempre”, gli occhi azzurri che riflettono mille emozioni e il sorriso pieno di entusiasmo. Benito Bendotti arriva in redazione accompagnato da due dei suoi nipoti – ne ha otto e cinque pronipoti –, Gabriele e Roberto, per raccontarci (rigorosamente in dialetto bergamasco) la sua infinita passione per la corsa, quella che a 85 anni (compirà gli 86 il 16 novembre) lo porta a correre ogni giorno e ad affrontare una gara tosta come la Colere–Rifugio Albani, che si è tenuta domenica 27 giugno. Poco più di cinque chilometri di percorso, ma un dislivello di 900 metri immersi nella cornice naturale della Presolana. Una sfida che Benito – anche quest’anno il più anziano a partecipare alla manifestazione – ha concluso in un’ora, 19 minuti e 24 secondi, soddisfatto del suo risultato.
“Sai, io non ho mica l’ansia di vincere, il mio record personale è sempre stato quello di chiudere ogni gara, io non mi sono mai ritirato”. E così è stato anche stavolta.
Il pettorale numero 1, quello che la Pro Loco gli ha riservato anche quest’anno, perché Benito è un simbolo per Colere.
Ma riavvolgiamo il nastro, la passione per la corsa arriva da lontano… “Ho giocato a pallone fino a quarant’anni, a Colere ovviamente, poi non c’erano più gli amici e allora ho iniziato con lo sci di fondo e con la corsa. Io la macchina non l’ho mai usata, anzi, ho imparato a guidare un po’ perché accompagnavo Gabriele agli allenamenti e alle partite di calcio quando lui non aveva la patente. E poi, intanto che lo aspettavo, andavo sempre a fare un giro a piedi, quando giocava a Clusone, io nel frattempo andavo a San Lucio. Insomma io mi muovo sempre a piedi o in bicicletta. Tre o quattro giorni a settimana vado a correre, faccio tra i sette e gli otto chilometri, d’estate parto alle 6 del mattino dopo aver bevuto il caffè… perché io non faccio mai colazione! D’inverno parto un po’ più tardi, ma è un appuntamento fisso da una vita. È una passione che fa bene al corpo e anche alla mente, mi ha anche aiutato a passare i momenti difficili della mia vita”.
Gabriele lo guarda orgoglioso… “Dice che cammina, ma in realtà corre, io lo vedo passare al mattino e corre sempre. Quest’anno io non ci sarò a correre con lui, ma Roberto lo aspetterà al traguardo. Nonno è un po’ l’idolo della folla, anche se lui non piace che si dica così… invece è un esempio anche per i giovani che corrono. Io non posso che essere orgoglioso, ho sempre avuto un legame speciale, ha dedicato molto tempo a me, mi ha sempre seguito con il calcio”..
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