SARNICO – MEMORIA – La vecchia casa verde e i miei nonni

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di Giorgio Bertazzoli

Andata e ritorno. Da sempre.

Mille ritorni che non sono mai vere partenze.

La casa verde nel verde. Bruno e Laura.

Ritorni. Nel cuore solo ritorni.

Dal primo ricordo.

Una sensazione di calma, il primo ricordo, nonostante ci fosse frenesia nella vecchia casa verde, che vent’anni fa non era poi tanto vecchia e forse nemmeno verde. Letti ancora tiepidi e mia nonna, la prima a svegliarsi. I miei (non ancora accasati) zii. Sbadigli. Il vento del nord e mio nonno, che aveva la precedenza su tutti ed era un po’ come quel vento, a volte impetuoso. Una luce diseguale, strana. L’odore del caffè. E io in braccio a mia nonna.

Non avrei mai dovuto conoscerla. I medici le avevano dato pochi mesi di vita prima che io nascessi. Ma cosa ne sanno i dottori…

Fu operata al cuore e si riprese. La seconda grazia della Vergine, stando alla sua versione.

Ma cosa ne sa mia nonna…

La Madonna le concesse la prima grazia quando era incinta di mia madre. Mio nonno cadde da un’impalcatura e per poco non ci rimase. Ma credo che non sia questo il miracolo. Lo ingessarono da capo a piedi e per un bel po’ smise di lavorare. Niente assicurazioni o case verdi, a quei tempi. L’affitto ammontava a 75.000 lire mensili.

Arrivò la provvidenza, aveva un volto conosciuto: era la mia bisnonna.

Infischiandosene della parsimonia contadina, diede 100 lire alla figlia dicendo: «Gioca la schedina e prega la Madonna che ti conceda una grazia». Detto fatto. Il vento del nord sussurrò a mio nonno la combinazione vincente. Difatti vinsero.

La miracolosa coincidenza fruttò esattamente 75.000 lire. Non una lira di più e non una lira di meno.

 

La spensieratezza di mia nonna finì durante una ventosa mattinata di marzo. Vide suo padre allontanarsi nei campi, per l’ultima volta. Il vento – forse quello del nord – se lo portò via. Polmonite fulminante.

Aveva tredici anni, ed era la più grande di sette figli. Partì per la Svizzera verde, dove incontrò mio nonno, anch’egli emigrato. Ritornarono presto con le loro valigie di cartone. Si sposarono.

Sono sempre state cinque le passioni di mio nonno: la Juventus, mia nonna, il vino, la caccia e il fumo. Perse quest’ultima durante un’afosa notte di trentacinque anni fa. Smise improvvisamente di respirare. Faceva troppo caldo affinché il vento del nord potesse venire in suo soccorso.

In un altro sol colpo smise di bere e cacciare, con una bottiglia vuota da una parte e il fucile carico dall’altra. Qualche bicchiere di troppo gli fece perdere la testa. Minacciò il suo datore di lavoro: erano tre mesi che non lo pagava…

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