Nuove scintille ad Albino tra maggioranza e minoranza. Al centro del conflitto c’è la questione della TARI. Un mese di fuoco che si è concluso con l’arrivo in ritardo ai cittadini delle comunicazioni per eseguire il pagamento della tassa rifiuti. E ha lasciato dietro a sé uno strascico di polemiche.
Alla base del ritardo c’è un ri-calcolo che è stato effettuato nel mese di agosto dopo una segnalazione fatta pervenire dai gruppi di minoranza ‘Per Albino progetto civico’ e ‘Per Albino Ambiente e Beni comuni’ in data 30 luglio. “Hanno atteso l’ultimo giorno prima del termine ultimo per l’approvazione del Piano Economico Finanziario (31 luglio) nonostante la mia richiesta del 7 maggio per far arrivare la loro relazione”, commenta l’assessore al bilancio Davide Zanga, che non ha certo accolto bene il contenuto di questo documento: “Più che una richiesta di chiarimenti, è un atto di accusa ai limiti della diffamazione. Sostengono che siamo degli inetti, che abbiamo sbagliato volutamente per scelta politica e, nella loro mail al nuovo collegio dei revisori, che abbiamo approvato un falso: una serie di calunnie. Senza dimenticare che il calcolo delle tariffe non viene fatto dagli assessori, dai consiglieri o dal sindaco ma dai professionisti e dagli uffici preposti”.
L’amministrazione Terzi fa rivedere i calcoli alla società Servizi comunali. I tempi slittano. Ma cosa ne è risultato da questo ricalcolo? “A titolo prudenziale ho accolto con favore la loro relazione ed ho chiesto sia all’ufficio tributi sia al gestore la riverifica dell’intero PEF, chiedendo delucidazioni su quanto da loro asserito. Risulta tutto corretto. Gli incapaci sono loro, a partire dal modo di relazionarsi. A Natale regalerò ai consiglieri di minoranza delle nuove calcolatrici, perché nel segnalare il presunto errore ne hanno fatto uno aritmetico ancor più grande. O forse è meglio regalar loro un abaco…”.
La tassa quest’anno è effettivamente aumentata per alcuni cittadini. “È vero che è aumentata per alcuni e diminuita per altri, ma questo dipende fondamentalmente dalla nuova ridistribuzione, voluta da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti), di costi che non vengono più considerati fissi (come la manodopera addetta al servizio di raccolta) ma variabili, oppure la non considerazione nel PEF di riduzioni e agevolazioni, contrariamente a quanto fatto dal 2013 ad oggi secondo le disposizioni del Ministero delle Finanze. In buona sostanza con il nuovo metodo di calcolo c’è una nuova ridistribuzione di costi tra le utenze. Tra la TARI 2021 e la TARI 2020 c’è un rincaro di circa 10 mila euro, pari allo 0,86%, su un totale di 8.966 utenze, irrisorio rispetto agli aumenti di energia, gas, prodotti petroliferi. Alla base c’è la modifica di un principio contabile: io non lo condivido nel considerare la componente della manodopera come costo variabile ma su tutto il resto comprendo l’esigenza dello Stato di razionalizzare le regole per i Comuni. A maggio abbiamo dovuto modificare quanto deliberato a marzo sulla base delle nuove interpretazioni di ARERA pubblicate il 15 marzo scorso nel manuale per la trasmissione del PEF 2021, quando noi avevamo già predisposto tutto e fissato la Commissione Economia al 18 marzo…
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