NEMBRO – INTERVISTA AL CURATO Don Matteo, il ritorno di ‘Migliori di così’ e la ripartenza dell’oratorio. “Abbiamo imparato a interrogarci e non dare per scontato”

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‘Migliori di così’ è il festival culturale nato a Nembro nell’estate 2020. Proprio in uno dei paesi più colpiti dalla prima fase dell’epidemia. Centro di gravità del virus ma anche della ripartenza. Cuore del dolore e della vita che rinasce. L’iniziativa sé stata poi replicata nell’estate 2021. E in questi giorni sta vivendo anche una nuova puntata autunnale, con la conferma dei due punti forti della sua cabina di regia: la sinergia fra diversi enti e realtà del tessuto sociale del paese e il protagonismo dei giovani. 

A tessere le fila del progetto c’è stato sin dall’inizio don Matteo Cella, direttore dell’oratorio, conosciuto ormai in tutta Italia per le iniziative ideate con intelligenza e creatività prima, durante e dopo il Covid.

Quest’estate si è pensato ad una nuova edizione di ‘Migliori di così’ per due ragioni – inizia a raccontare il sacerdote -. Innanzitutto il progetto dell’anno scorso è sembrato molto interessante: le persone intervenute hanno offerto un contributo molto ricco sul tema della rinascita. Il gruppo dei giovani si è consolidato e motivato e c’era una grande voglia di riportare in piazza riflessioni e ragionamenti che fossero espressione del protagonismo giovanile. Poi c’è stato il pretesto: a fine marzo è venuto a trovarci a Nembro Mario Calabresi, ospite di una puntata della radio ‘Senti chi parla’. È stato lui che ci ha proposto: ‘Quando ci rivediamo per il festival?’. Ci siamo detti: Se ce lo chiede lui…”.

E così quest’estate la piazza di Nembro ha ospitato nove serate di riflessione su vari temi, dal perdono all’ambiente, dall’educazione alla comunicazione, sempre con ospiti autorevoli (trasmesse in diretta streaming, sono ancora visibili su Youtube).  “Come l’anno scorso abbiamo avuto anche a corollario degli eventi di taglio artistico e di intrattenimento – continua don Matteo -. Innanzitutto è stato presentato il cortometraggio realizzato dai ragazzi di ‘On air’ con il collettivo Cinevar che ha raccontato Nembro partendo da storie di gente ferita che si è rialzata. E alla fine un concerto che ha sottolineato la bellezza del ritrovarsi in piazza. In più c’è stata l’interessante aggiunta di un nuovo settore del festival, ‘Migliori kinder’ che ha coinvolto i bambini, con la duplice finalità di permettere ai genitori di partecipare e di dare anche ai più piccoli la possibilità di aggregazione, dopo un’annata segnata ancora dalla didattica a distanza e dalla mancanza delle attività socializzanti”.

Confermato l’ingrediente forte (e peculiare) del festival. “Il team di lavoro è stato ancora una volta un fattore molto positivo: la parte adulta ha lasciato fiducia ai giovani, il gruppo di ragazzi, universitari o giovani lavoratori, ha messo la testa, si è chiesto di cosa parlare, con chi, in che termini. È una ricchezza notevole che rimane, così come la rete che si crea sul territorio, la forte alleanza tra gruppo dei giovani (espressione dell’oratorio ma più in generale della società civile), istituto comprensivo, amministrazione comunale, scuola alberghiera, cooperativa Gherim”.

E dopo l’estate gli organizzatori si sono presi due giorni per un momento di revisione. “Siamo stati a Clusone, abbiamo raccolto le idee di come avevamo lavorato e abbiamo anche incontrato il rettore dell’Università. Ci interessava raccontargli la nostra esperienza e sentire il suo punto di vista su giovani e cultura. Lui ha proposto una serie di riflessioni rilevanti sulle sfide della formazione, sull’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, sul ruolo di istituzioni come l’Università e ha portato una serie di provocazioni molto in linea con il festival. Così abbiamo ritenuto opportuno un confronto pubblico in questa fase in cui scuole e Università riaprono e i ragazzi di terza media e quinta superiore si interrogano sulle scelte da fare”. Nasce così un nuovo capitolo del festival, articolato in tre passi. “Partiamo dal motivo per cui ci poniamo domande: la memoria. Abbiamo cominciato a ragionare di questi temi perché c’è stato il Covid, così il primo passaggio è stato dedicato alla consapevolezza, con la proiezione del docufilm ‘Ritorno in apnea’. La prima sera (23 settembre) erano presenti il regista e gli psicologi che intervengono nel film: con loro abbiamo provato a interpretare una situazione come la rielaborazione di un trauma…

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