Sovere – Claudia, il tumore, tre interventi in pochi mesi e la scelta di trasformare il dolore in aiuto per due bimbi malati

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Claudia è al lavoro. Sta confezionando Babbi Natale, tutti rigorosamente creati a mano, e se vi sembra presto per parlare di Babbo Natale, non fermatevi alle apparenze, e proseguite dritto sino in fondo all’articolo. Questa è la storia di una donna, Claudia Pezzotti, soverese, ma in questo caso poco importa, che ha trasformato la malattia in un’opportunità per aiutare chi è meno fortunato di lei. Claudia ha un tumore, di quelli tosti, ma lei è più tosta del tumore, tre interventi da gennaio, tre operazioni di quelle che lasciano il segno sul corpo ma per quel che riguarda cuore e anima lasciano altro, lasciano quella forza che nemmeno uno sa di avere, ma che c’è. Forte e intensa. E si trasforma in aiuto. Domenica pomeriggio piovosa di inizio autunno, Claudia è a casa a confezionare Babbi Natale: “Tutto è cominciato a gennaio, un nodulo al seno, accertamenti, l’urgenza, l’ago aspirato, il responso, tumore maligno, intervento d’urgenza, 16 febbraio, e durante l’intervento al seno hanno scoperto che anche i linfonodi erano intaccati e così mi hanno dovuto anche fare uno scavo ascellare radicale che mi ha causato la compromissione del braccio sinistro e un’invalidità dell’80%. Sono stata dimessa con un drenaggio per lo svuotamento del seno”. Claudia racconta, la sua voce è un misto di dolcezza e forza, che la differenza è tutta lì, è sempre tutta lì: “Poi la radioterapia a Brescia, un mese e mezzo, una radioterapia particolare, c’era il problema del rischio di danneggiare cuore e polmone”. Una botta di quelle che mandano ko, ma dal ko c’è chi si rialza, come Claudia: “Il mio è un tumore ormonale, un tumore particolare e a metà percorso della radioterapia sono finita in Pronto Soccorso per dolori fortissimi allo stomaco, non riuscivo a respirare, pensavano fosse infarto e invece era la tipologia di radioterapia che era troppo forte. Ho dovuto sospendere due volte la radioterapia e a metà giugno l’ho conclusa, ho cominciato fisioterapia a domicilio, parecchie sedute, non riuscivo a muovere il braccio, non posso sollevare nulla, nemmeno poco peso”. Eppure Claudia quando racconta trasmette energia, quell’energia che va oltre tutto e tutti: “E poi durante i controlli di routine hanno scoperto un altro problema all’utero, terzo intervento chirurgico, il 26 agosto, insomma, non mi sono fatta mancare niente. Un tumore velocissimo, strano da spiegare, forse perché gli ormoni hanno lavorato troppo”. E ora? “Ora sono sotto controllo”. Quello che non è sotto controllo è la voglia di darsi da fare per gli altri, quella non passa mai, anzi: “Chi mi conosce mi chiama la piccola guerriera, è dura, lo so, lo sto provando sulla mia pelle, ho avuto dolori fortissimi, intensi, troppo, giorni duri, pesanti, le cicatrici ci sono e lasciano il segno ma ho una famiglia forte alle spalle e tanta grinta. Mia mamma ha 81 anni, io sono figlia unica, viviamo insieme, lei al piano di sopra e io di sotto, insomma, un legame molto forte e vederla soffrire per me voleva dire soffrire il doppio. Le mie figlie invece sono forti, hanno preso un po’ da me in questo, anche se io all’inizio non ho accettato la cosa, ma mi sono sforzata di sorridere e mantenere la calma, non mi sono mai lasciata andare, ho avuto momenti di sconforto da sola, pianti notturni, mi sono preoccupata e lo sono ancora ma non ho mai mollato. Non posso muovermi fisicamente ma posso disegnare e fare quello che mi piace, e così ho fatto, ho anche pensato che forse è il destino che mi ha fatto fermare da una vita molto frenetica, lavoro, casa e hobby. E così parlando con Walter (Negrinotti ndr) ho capito che forse era il momento di dedicarsi ad altro, ai miei sogni, ai miei disegni, io sono una ritrattista, amo creare e disegnare. Con Walter c’è un rapporto profondo, mi è stato vicino in questo periodo difficile, lo conosco da più di 15 anni, collaboravamo insieme per il Cre, per vari lavoretti insieme. E Walter (che vive in Costa d’Avorio e si occupa di tantissimi bambini malati) mi racconta spesso dei bimbi che segue, della fatica, della sofferenza, della gioia, della povertà di questa terra, vorrebbe fare mille cose ma non si può arrivare ovunque, nonostante i tanti aiuti che arrivano dalla comunità di Sovere, molto sensibile a questo tipo di iniziative, e così abbiamo pensato di fare qualcosa, ho deciso di aiutare due bimbi di cui mi parla spesso, due bimbi malati…

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