ROVETTA – Sophia, il primo vagito a 4 gradi, nel prato. Il racconto del papà. Il sindaco: “Non succedeva dal 1972”

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Che un bimbo nascesse a casa (anzi, in questo caso, sul portone di casa) non accadeva a Rovetta dal 1972. L’informazione viene dal sindaco del paese, Mauro Marinoni. Sara Baitelli e Alessio Romano avrebbero dovuto percorrere in auto 39 km per raggiungere l’ospedale di Seriate dalla loro casa di San Lorenzo di Rovetta. Non sono riusciti a fare nemmeno i 5 metri che separavano la porta di casa dall’automobile. “Anche se ci fosse stato ancora il punto nascite all’ospedale di Piario non ci saremmo arrivati”, commenta il papà.

….Nel cuore della notte. Un’esplosione di vita. Inarrestabile. Sophia è venuta al mondo di corsa. Mamma Sara e papà Alessio non hanno fatto in tempo nemmeno a salire in auto. Nel cortile della propria casa a San Lorenzo di Rovetta si sono trovati la loro terza figlia tra le braccia. È successo alle 3.40 di mercoledì 27 ottobre.

Sara era a termine il 4 novembre – inizia a raccontare Alessio Romano, con la voce ancora segnata dall’agitazione, poche ore dopo il parto -. Dopo il primo figlio di quattro anni e il secondo di un anno e mezzo, aspettavamo una femminuccia. Alle 3.30 di mercoledì Sara mi sveglia, io guardo subito l’orario sul telefono. Mi dice che ha le contrazioni a manetta e dobbiamo andare al volo in ospedale. Io le dico: fatti almeno una doccia veloce, di solito lo consigliano, poi partiamo. Passano pochi minuti e mi richiama: Ale, mi si sono rotte le acque. Io pensavo non fosse vero, le ho chiesto se era sicura e se non si trattava invece dell’acqua della vasca del bagno”.

Alessio entra in bagno. “Apro la porta, la vedo che spinge, e sono andato in panico. Chiamo il 118, al telefono mi dicono di stare calmo e che sarebbero arrivati presto. Ci precipitiamo sulle scale, noi abbiamo 20 gradini per arrivare al piano terra, non li avevamo ancora fatti tutti e mi dice: sento la testa in mezzo alle gambe”. Ed è panico per entrambi. “Vedevo anche io una protuberanza in mezzo ai pantaloni. Lei mi dice: Ale, non voglio partorire qui. Ma non poteva restare lì così. Le ho strappato i pantaloni, l’ambulanza non c’era ancora…

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