Lontani dal turismo di massa, in cerca di avventura, di “luoghi esclusivi, unici”. Quattro “cavalieri” che nell’immagine danno riferimenti biblici (anche inquietanti) ai 4 cavalieri dell’Apocalisse. E sono arrivati sul confine di una moderna Apocalisse, popoli spinti alle spalle e respinti al petto e quelli che riescono a passare il confine, i fili spinati, i nuovi muri tra Bielorussia e Polonia, “finiscono nelle paludi, gli sequestrano cellulari e documenti, muoiono di fame e di freddo”.
I quattro cercano l’avventura, “capitani di (av)ventura”, sui nuovi “cavalli” che sono le moto. Ogni anno un percorso inedito, sempre in cerca di qualcosa su strade e sentieri poco frequentati, addirittura evitati. Hanno un blog, un diario chiamato “Badantour”. Un nome curioso perché amano andare verso il vento dell’est “nei paesi da cui provengono le badanti”.
Federico Bianchi ha 67 anni, è di Sovere e sembra il protagonista di “Solo sotto le stelle” (Kirk Douglas – 1962) che col suo cavallo insiste a restare nel suo sogno mentre intorno sfrecciano i Tir e le auto su strade che non sono più i “suoi” sentieri.
Vanno cercando l’uomo, come il vecchio filosofo Diogene col suo lanternino. E lo cercano in posti che non si trovano sulle guide turistiche. Così nel 2009 in Romania sulle rive del Danubio a far conoscenza con la miseria, “gente che sembrava ferma al medioevo, ci è rimasta impressa la scena di una donna vecchia che tirava un cavallo magro con l’aratro di legno. Da allora le cose sono cambiate, ma pensate che quelle scene sono solo di dieci anni fa”. L’anno dopo ancora in Romania ma sui Monti Cindrel su strade che si ripiegano su se stesse in tornanti e paesaggi solitari. Nel 2011 in Crimea sul mar D’Azov, spiagge rossastre, tratturi sterrati che sembrano deserti, nel 2012 la Turchia e la Cappadocia, nel 2013 la Georgia e il Caucaso con i suoi ghiacciai, nel 2014 la Grecia rincorrendo la storia su stradine del Peloponneso e poi Kosovo e Serbia dove all’ennesima frontiera furono fermati, gli furono ritirati i passaporti, passarono ore di paura, militari con le mitragliatrici puntate su di loto. Qualche parola in inglese e poi grandi gesti per far capire di non essere terroristi, con i soldati che riescono a capire perché 4 italiani su delle moto non vadano a vedere i monumenti, non seguano i percorsi turistici come tutti.
Nel 2016 il Montenegro con le sue scogliere e strade a picco e sempre cercando le linee di confine (con la Bulgaria), nel 2017 i Carpazi e l’Ucraina dove si trovarono in una bettola un menù scritto in cirillico e indicavano col dito qualcosa che gli sembrava accettabile da mettere sotto i denti.
Poi un’eccezione: nel 2018 ecco il Marocco con davvero sentieri sterrati che si inerpicano su montagne innevate e l’anno dopo ancora a ovest, in Spagna ma anche qui su percorsi insoliti.
Poi i quattro capitani di (av)ventura sono stati fermati, avrebbero voluto cercare sulla “Via del Sale” (Ventimiglia-Cuneo) qualche spera di sole e di speranza ma nel 2020 non c’erano sentieri alternativi che li potessero far aggirare la nuova barriera, quella del Covid che rende uniforme la terra.
Eppure su questa terra i confini e le frontiere che non fermano la pandemia, si ostinano a fermare gli esodo di popoli di disperati in fuga dalla fame e dalla miseria che cercano di varcare reticolati e nuovi muri alla ricerca se non della felicità, almeno di qualcosa che gli possa assomigliare.
Gli altri tre cavalieri sono Eraldo Carrara (64 anni), Angelo Lumina (64 anni) e Gianluca Bianchi (43 anni) figlio di Federico. Ognuno ha il suo “cavallo” come nel vecchio West e lo cura con affetto. Federico cavalca un’Africa Twin 1100, Eraldo un BMW 800, Angelo un’Africa Twin 1000 e Gianluca, il “cucciolo” dei quattro, un BMW 1200 Adventure.
“Evitiamo, per quanto possibile, le città, gli itinerari turistici classici. Noi cerchiamo posti per capire come vive la gente da quelle parti. Siamo fatti così. Partiamo con un programma diciamo ‘spannometrico’, poi seguiamo percorsi sterrati per vedere dove vanno a finire
LA FRONTIERA Spinti e respinti
Aveva solo un anno e da un mese e mezzo era bloccato con i genitori al confine tra Polonia e Bielorussia. Quando la notte i soccorritori del Centro polacco per gli aiuti internazionali lo hanno trovato nei boschi vicini alla frontiera, hanno potuto solo verificarne la morte. Ucciso dal freddo in una zona in cui tutte le sere le temperature vanno sotto lo zero. Feriti anche i genitori, una coppia di siriani. L’uomo aveva una ferita al braccio e la donna una coltellata alla gamba. Un bambino morto di freddo nel 2021 in Europa. Migranti ammassati alla frontiera con la Polonia. Un braccio di ferro tra Minsk (capitale della Bielorussia) e l’Unione europea.
Nei giorni scorsi le autorità bielorusse hanno sgomberato la tendopoli improvvisata al valico di Bruzgi, trasferendo uomini, donne e bambini in un centro nelle vicinanze dove però migliaia di persone avrebbero dormito per terra. La notizia dello sgombero del campo è stata confermata anche da fonti polacche. Inoltre dall’aeroporto di Minsk è decollato il primo volo della Iraqi Airlines con 431 iracheni che hanno scelto volontariamente di essere rimpatriati.
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