FINO DEL MONTE – LA STORIA – Giancarlo e Carla, quella cascina in località Aprico e l’azienda che produce lo zafferano di Fino

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Località Aprico. Un’oasi di pace. Sopra Fino del Monte. Un anfiteatro con la Presolana come sfondo. A pochi minuti di auto dal paese ma immersi nella natura. Giancarlo e Carla. Una coppia che qui ha scelto prima di prendere casa, poi di trasferirsi, poi di aprire un’azienda agricola. E in tutto questo ci ha messo anima e cuore.

Giancarlo esordisce facendo gli onori di casa e descrivendo alcuni tratti della storia di questa struttura esteticamente pregevole. “Si tratta di un vecchio fienile, sotto la stalla – spiega muovendosi in quella che adesso è la sala della loro casa -. Qui c’era il buco dove si buttava il fieno e in fondo il locale per fare il latte. La struttura era divisa in due, la metà rivolta a Est e la metà a Ovest: da qui i nomi ‘a mattina e a sera’ che abbiamo conservato anche nella denominazione dell’azienda agricola”.

Le origini della struttura affondano nei secoli precedenti. “La struttura è del 1796, ma in un libro si parla di Aprico già nel ‘400. Dato che le monache sono state mandate via da qui da Carlo Borromeo, che le aveva trasferite a Clusone e poi Lovere, era con ogni probabilità molto più vecchia del ‘700”.

Il nome Aprico, aperta al Sole, rispecchia la conformazione naturale del luogo, baciato dal Sole da mattina a sera. La proprietà della struttura appartiene tuttora all’Opera della misericordia: sia la cascina sia il terreno antistante. “Sono circa 30 ettari di terreno: li abbiamo presi in affitto noi e Giacomino Bellini, lui si occupa del terreno, noi della struttura. Noi siamo arrivati qui una quindicina di anni fa: nel 2007 la proprietà ha rifatto il tetto, poi noi abbiamo sistemato tutto”.

Giancarlo Poloni e Carla Gasperi vivevano a Fino del Monte, in paese. Lui è originario di qui, lei della Valtellina “All’inizio venivamo qui solo l’estate, era la classica baita dove passi i giorni di festa o di vacanza”. Un posto di cui si innamorano sempre di più. “Abbiamo sempre amato stare all’aria aperta, anche per i nostri tre figli: è stato all’inizio un po’ per necessità, per esempio per gli allenamenti di sci dei ragazzi, poi l’abbiamo fatto sempre di più per passione”.

L’opportunità della cascina viene colta al volo. “All’inizio venivamo qui solo alcuni giorni, poi una volta, dopo il ponte dell’8 dicembre, uno dei nostri figli ci fa: Perché dobbiamo tornare giù in paese? Ecco, da lì abbiamo pensato di stabilirci davvero qui. Scendiamo ancora in paese, ma solo per esigenze particolari. Abbiamo sempre portato i figli a tutti i loro impegni: li dovevamo accompagnare noi alla fermata del pullman per andare a scuola, così come noi ogni giorno ci spostavamo per andare al lavoro”.

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