Chiari, CGIL: “3.331 le denunce di chi ha contratto il virus mentre lavorava,
circa l’80% nel corso del 2020. Nel 2021 si è osservato l’effetto vaccino” Sono 51 i lavoratori contagiati e morti per Covid-19 sul luogo di lavoro in provincia di Bergamo da inizio pandemia. Lo riferisce il nuovo report appena diffuso dall’INAIL nazionale sull’andamento infortunistico da Coronavirus. L’ultima vittima è stata segnalata all’Istituto a novembre. Dal gennaio 2020 al dicembre 2021 sono state 3.331 le denunce di infortunio Covid complessivamente presentate in provincia, circa l’80% delle quali nel corso del 2020 (2.663), il resto nel 2021 (668). “Questa ripartizione percentuale racconta di come, da principio, i lavoratori fossero indifesi di fronte al virus e di come, poi, la campagna vaccinale accompagnata dalle misure anti-Covid anche nei luoghi di lavoro abbia invertito la tendenza, soprattutto nei settori più esposti come quelli sanitari” ha dichiarato Angelo Chiari, per la segreteria provinciale della CGIL responsabile delle Politiche per la sicurezza sul lavoro. “Per quanto riguarda i decessi, registriamo tre morti in più rispetto al giugno 2021, 10 in più rispetto al novembre 2020” prosegue Chiari. “Le province che hanno contato il maggior numero di morti da inizio pandemia e fino al 31 dicembre 2021 sono quelle di Napoli (8,0%), Roma (7,8%), Milano (6,5%), Bergamo (6,3%). Secondo le rilevazioni INAIL l’assenza media dal posto di lavoro di un contagiato da Covid è di 30 giorni, dunque un infortunio abbastanza rilevante. Per i casi di Long Covid, infine, occorrerà tenere monitorata anche la situazione infortunistica e garantire ai lavoratori colpiti i giusti indennizzi e la corretta collocazione al rientro sul posto di lavoro”.