“Venivo derisa e insultata, subivo calci e spintoni. È stata una odissea. Ogni giorno capitava sempre qualcosa, non c’era mai una fine. E tutto questo ti faceva paura, ti rendeva ancor più insicura. Ma poi sono arrivate le Superiori…”
Evelin Sozzi è una donna che si mostra sicura di se, è titolare di un’agenzia immobiliare a Clusone, dove abita, ed è consigliere comunale a Castione della Presolana, di cui è originaria. La mascherina che indossa nasconde il suo volto, ma gli occhi sono decisi, eloquenti.
È quindi strano sentirla parlare di quel lungo capitolo della sua vita che va dai tre ai quattordici anni, cioè dai tempi della scuola Materna fino alla terza Media. Un decennio che lei ha definito “la mia personale odissea”. Sì, un’odissea all’insegna del bullismo.
“È la prima volta che parlo apertamente di ciò che mi è successo quand’ero bambina. Ne ho parlato ovviamente con i miei cari, i familiari, gli amici, ma mai pubblicamente. Lo faccio perché spero che la mia storia possa sensibilizzare le persone su un tema così importante ma che, purtroppo, viene spesso sottovalutato”.
Evelin riavvolge i nastri della memoria e torna indietro nel tempo. Torna alla sua odissea.
“L’ho chiamata così, la mia odissea, perché si è trattato di un periodo piuttosto lungo, cioè del decennio che va dalla scuola dell’Infanzia alle scuole Medie, passando per le Elementari. Un periodo – sottolinea Evelin – che è stato particolarmente duro per me. Ho vissuto male quello che mi era capitato a scuola, mi riferisco al bullismo, anche se allora non si chiamava ancora così. In quegli anni non era ancora nata la Giornata mondiale contro il bullismo e il cyberbullismo”.
Ci puoi raccontare cosa hai dovuto subire in quel periodo, durante la tua infanzia, quindi in una tappa fondamentale della tua crescita? “Ho vissuto due tipi di bullizzazione. La prima era per una questione prettamente fisica, estetica, essendo io giudicata una bambina di aspetto non gradevole. Ero magrolina, gracilina, avevo anche problemi di ortodonzia. Venivo quindi presa in giro per queste mie caratteristiche fisiche”.
Questo capitava già all’asilo? “Sì, è capitato fin da subito. C’è poi stato il passaggio verso una violenza psicologica che prendeva di mira le mie caratteristiche caratteriali. Io ero infatti una bambina molto introversa, mi piaceva leggere, mi piaceva studiare, mi piaceva scrivere… ero quindi considerata una secchiona. Questo, a partire dalle Elementari, è stato motivo di prese in giro da parte di qualcuno. Poi, secondo me, si è creato una sorta di vortice, nel senso che c’erano dei meccanismi per cui i ruoli erano ormai ben definiti: c’erano i bulli, cioè bambini che facevano pressioni su altri bambini, e poi c’erano le vittime di questo fenomeno, cioè chi subiva questi dispetti, questi atti di violenza fisica o psicologica senza reagire”.
Non eri l’ultima vittima dei bulli? “No, dividevo questa triste esperienza con altri bambini e bambine. Ad esempio, alle Elementari c’era un gruppetto di bimbi, quattro o cinque su una classe di dodici, che venivano isolati e bullizzati”…
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