Ucraina, la nostra guerra. È una terra strana quella ucraina. L’abbiamo imparato a nostre spese negli ultimi 25 anni. Da quando iniziammo, prima con la Caritas di Darfo e poi con l’associazione DomaniZavtra, la nostra collaborazione con il mondo degli internat. Gli orfanotrofi che, come una galassia, punteggiavano ogni provincia di quello che era il vecchio impero sovietico. Da allora le nostre attività e il nostro coinvolgimento in quel paese sono cresciuti esponenzialmente anno per anno e adesso sarebbe persino difficile elencarle tutte. Proprio per questo all’alba di giovedì mattina i primi squilli di telefono sono stati l’inizio di un incubo che non è ancora terminato. Prima di aprire del tutto gli occhi e di premere il pulsante dello smartphone sapevamo già cosa quegli squilli stavano a significare. Quella che sembrava solo una minaccia ed una partita su una scacchiera psicologica tra i grandi della terra si è improvvisamente trasformata nella cruda realtà di bombe che cominciavano a battere cadenzate su tutte le città ucraine. Luoghi che conoscevamo molto bene. Che avevamo attraversato durante i nostri viaggi lassù, villaggi che ci avevano dato ospitalità, istituti dove decine e decine di volontari della Vallecamonica e non solo avevano passato i mesi estivi a fare lavori per permettere una vita migliore a quei piccoli orfani. Ma soprattutto per noi significavano volti. …
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