UCRAINA – REPORTAGE – Svieta, l’orfanotrofio di Gorodnia, l’amore e ora la guerra: “Mia sorella e i suoi figli mangiano patate da giorni, nascosti in cantina…”

1313

Giorgio e Svieta si sono conosciuti a Gorodnia, nel nord dell’Ucraina, si sono visti lì la prima volta, Giorgio arrivava da Castro, sul lago d’Iseo, volontario dell’Associazione Domani Zavtra, che si occupa dal 1997 dell’aiuto concreto agli orfanotrofi ucraini, un ponte umanitario che va avanti da anni. Svieta era una bambina che viveva in questo orfanotrofio. Ora Giorgio e Svieta sono marito e moglie, vivono a Castro e hanno due bimbi, ma in Ucraina, a 20 km da Kiev vive la sorella di Svieta, con quattro figli piccoli, da giorni sono in cantina, sentono passare i russi, si cibano prevalentemente di patate e aspettano, aspettano, aspettano. Domenica pomeriggio, Svieta Gorbenko è a casa, ha appena sentito sua sorella e ha paura, Giorgio è con lei: “Ci siamo conosciuti in orfanotrofio, lei era piccola, poi ci siamo rivisti nel 2008 e 2009, lei aveva 19 anni e faceva l’interprete per Domani Zavtra, colpo di fulmine, ci siamo innamorati e sposati”. Giorgio racconta: “La prima volta che sono andato a Gorodnia è stato angosciante, una realtà completamente diversa da ogni cosa che ero abituato a vivere, mancava tutto, estrema povertà ma i bambini erano felici, si tenevano per mano, bastava un niente per farli sorridere. C’era una piccola tv in bianco e nero che trasmetteva un solo canale, mi sedevo con loro, non capivo niente di quello che dicevano ma loro erano felici, bastava sedersi con loro a vedere la tv”. Quell’orfanotrofio è in mezzo al conflitto, da giorni piovono bombe “Per noi è un angoscia – continua Svieta – sento sempre mia sorella, abbiamo paura, qui da noi veniva spesso la nipotina più grande, in inverno, a passare qualche giorno, ha 14 anni, l’ultima ha sei anni ed è spesso malata e sono molto preoccupata perché ha 39 di febbre e sta in cantina senza luce e con una bombola del gas che condividono con altre famiglie, non hanno niente, tanta paura”. La zona è quella a 20 km da Kiev, terreno di russi e di guerra: “Per giorni sono passati i carri armati, non uscivano dalla cantina se non per pochi minuti, dalla cantina sentivano sparare di continuo, sentivano la terra tremare. La figlia più grande è spaventata, i piccoli capiscono meno e quindi hanno meno paura, lo vivono quasi come un gioco, sono meno traumatizzati”. Il paese dove vie la sorella di Svieta è piccolo, un villaggio: “E’ una zona con tanti piccoli villaggi, il marito di mia sorella è con loro, non escono da lì, sentono continuamente esplosioni, per ora grazie a Dio le comunicazioni sono ancora attive”….

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 4 MARZO

pubblicità