Benedetta Gente

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    Hannibal ad portas. Gli antichi romani nel panico, il nemico era alle porte, Annibale aveva varcato le Alpi con un lungo corteo di elefanti. Putin ha messo in scena il chilometrico corteo di elefantiaci carri armati. “La guerra è un esproprio dei sentimenti”. Mi sorprese la definizione inconsueta e perfino dotta della donna che mi raccontava l’ultima grande guerra negli anni in cui si avevano ancora ferite sanguinanti e c’era una che teneva acceso il lume sul portico di casa aspettando il ritorno del marito “perché se torna non pensi che l’abbiamo dimenticato”. Erano passati già due decenni, il marito non sarebbe più tornato. “Grande guerra” come minaccia di diventare questa. Il pianeta che abbiamo è questo, non ci facciamo illusioni di andare oltre, qualcuno ha calpestato la sabbia della Luna, le sonde su Marte hanno trovato qualche traccia di vita, ma non c’è rifugio se non sottoterra. E spesso ci si viene sepolti.

    E come in ogni guerra ci sono eroi e bastardi che non aspettavano altro che menare le mani, meglio sugli inermi che non si rischia niente. La guerra tira fuori il peggio. Ma anche il meglio. Ricordate “Il Generale Della Rovere” (film di Rossellini del 1959 su una storia scritta da Indro Montanelli)? Un balordo viene mandato in carcere dai tedeschi impersonando un generale, in realtà ucciso, per estorcere informazioni ai partigiani. In un sussulto di dignità finirà per identificarsi nel ruolo e si farà fucilare come il personaggio che interpreta, piuttosto che fare la spia. Me lo ha ricordato il Presidente ucraino, attore comico, entrato nella parte che interpretava nella serie televisiva (appunto un Presidente ucraino) al punto da impersonarlo, con dignità, mettendo in conto di morire, fino in fondo.

    “Vinceva ma gli ha dichiarato pace, il re nemico per farlo felice” (Vecchioni). Chi mai dichiara pace a qualcuno, la si grida nelle piazze, i giovani non hanno memoria ma hanno paura. Come l’avevamo noi decenni fa dell’atomica, la crisi di Cuba del ‘62, quel blocco navale ordinato da Kennedy che disse: “Non rischieremo prematuramente e senza necessità una guerra nucleare mondiale dopo di cui anche i frutti della vittoria sarebbero cenere sparsa sui nostri cadaveri”.  Adesso è Putin che minaccia, non ha alternative (personali) al fatto di annettersi l’Ucraina, anche dovesse scatenare la terza guerra mondiale, che sarebbe appunto una guerra nucleare. Cenere alla cenere, come ricorda la Chiesa nel mercoledì di Quaresima.

    “Noi con gli sguardi alti verso il cielo / aspettiamo un giorno nuovo / che oscuri il passato” (I Giganti) e sembrava tutto finito con quel “Noi non abbiamo paura della bomba / atomica”. Sono solo favole, la guerra espropria i sentimenti, svuota le case semidiroccate e si avvicina paurosamente, il nuovo Annibale è alle porte. “Chi sta in alto dice: / si va verso la gloria. / Chi sta in basso dice: / si va verso la fossa” (Brecht).

    Piero Bonicelli