Ti cerco
nel fogliame scomposto,
nel rivo prosciugato
dall’arsura del tempo,
nell’amorevole cura
dei sogni assopiti che diventano realtà.
Sfuggono gli aquiloni
verso aridi cieli
dalle dita inermi
nel trattenere il destino
nel mio peregrinare assorto,
accartocciando
sussurri d’Eternità.
Ti cerco
nel buio di una sera
lasciata a se stessa,
tra le righe
di un foglio abbandonato
nel bolero del vento.
Parlerà il silenzio
delle mie mani
sul mio volto smarrito
E poi all’improvviso un’alba
Un arcobaleno
Un raggio di sole dopo un temporale
Il caldo dentro
La consapevolezza che sei nell’infinito
Tu che infinito lo sei sempre stata
Anche qui, dove il finito sembra ovvio, ma non lo è
Dove rubiamo giorni al sogno
Dove rubiamo ancora un domani
Un attimo, un sorriso, un abbraccio, un ricordo
prima di quell’istante che sembra nulla
e diventa tutto.
Senza tempo, come il Paradiso
Come l’infinito. Come te
La vita nuova irrompe
come un pensiero
davanti a un muro.
Non ci sono feriti
né annunci di sciagura
solo noi da convincere
a lasciar perdere il miraggio
di una via rettilinea, di un
orizzonte, lasciarsi curvare,
piegare alla tenerezza
delle anse del destino.
La vita nuova
è come un grande tuono
sbriciolato
poi a poco a poco
l’erba si china
sotto la pioggia
la prende
la beve. E rinasce.
Si fa Paradiso.
SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 18 MARZO