Elia passava spesso in redazione, soprattutto negli ultimi tempi, quando tornava dall’ospedale di Piario dove stava facendo le cure per tentare di arginare un tumore che lo attanagliava da qualche tempo. Si sedeva, prendeva un caffè e raccontava, raccontava, raccontava, le moto, una delle sue passioni più grandi, l’olio che produceva a Riva di Solto, la Cementifera di Tavernola, suo padre, la sua famiglia, storie di tempi passati ma anche e soprattutto di futuro, perché Elia guardava sempre avanti, anche adesso che era malato: “Vorrei andare a una fiera di robotica, ci sono alcune cose interessanti che stanno venendo avanti e che non conosco”, poi non era riuscito ad andarci perché stava male ma si era informato, sempre avanti, con lo sguardo, qualsiasi cosa succedesse. Perché ci sono ‘avanti’ che non si fermano mai. Nonostante tutto. E proseguono in altri posti, dopo le moto vanno senza benzina ma con il vento tiepido, dove l’olio diventa rosolio di cielo, dove i camion trasportano sogni.
Chiami facili
i giorni con il sole.
Li ritagli
come foglie
appena spuntate
e inventi
alberi e giardini.
Chiami facili
le ombre della sera
attaccate ai muri.
Come edera.
Che sembra senza cuore,
senza meta diversa
dagli estremi delle cose.
E chiami facili
i ritratti dei ricordi,
che non saranno mai specchi
dove concludere sé stessi,
senza rimpianto
per ripartire,
dietro una manciata di nuvole.
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